Re: WILD DUCK CLUB /CACCIANDO
Re: WILD DUCK CLUB /CACCIANDO


....continua
Di questi Massimo era quello più esperto di becchipiatti, avendo la passione di cacciarli a ed in mare, ma tutti quanti molto ben disposti ai consigli e alle accortezze per una miglior riuscita del viaggio.
In tutti quanti loro ho notato un ottimo spirito di adattamento, mai una lamentela o insoddisfazione e moltissima “english eleganza” anche nelle padelle senza mai dar la colpa a fattori esterni ma esser onesti e dire: ho sbagliato io.
I due fratelli han cacciato il primo giorno in una cuveggia fatta su uno dei barchini di mia invenzione, tra le canne ed i falaschi, tirando ai tantissimi germani, alzavole e oche che di li passavano, finendo le cartucce intorno alle 11 e soccorsi con la mia scorta.
Massimo e suo figlio erano in un capanno, distante da questi circa 1,5 km, e son stati visitati da anatre ed oche ma non nello stesso numero dei due colleghi perché queste han reputato opportuno continuare il loro volo verso l’entroterra, nei campi di pastura.
Io e Franco invece eravamo esattamente dalla parte opposta a circa 2 km, di anatre praticamente solo un centinaio e di queste qualche decina venute a tiro e parte a bagno, mentre parecchie oche tanto che, intorno alle 10 ho fatto “smontare” il Massimo con il figlio per ceder loro il mio posto in cuveggia.
Alle 17 quando son andato per riprenderli tutti, erano infreddoliti certamente, ma molto contenti della giornata.
Fatte le foto di rito, consegnati fucili e cartucce in custodia al guardiacaccia, tornati in hotel e cenato, siam andati a letto dandoci appuntamento per le 4 successive a colazione.
Era la notte tra il 24 ed il 25 novembre (Luna Nuova) e non riuscivo a dormire.
Non riuscendo a prender sonno nonostante la stanchezza accumulata, verso le 23 mi son alzato ed, uscito sul balcone per fumare una sigaretta, son rimasto bloccato nel sentire su in cielo canti e richiami di lombardelle e selvatiche in modo numerosissimo e fragoroso.
Solo il freddo della notte mi ha scosso e costretto a rientrare.
L’indomani a colazione non ho detto nulla agli amici e ci siam diretti a caccia con i Liguri in nuove postazioni costruite sul laghetto che riposava da 7 giorni, mentre io e Franco siam ritornati nella stessa postazione del giorno precedente.
I due laghi distano l’uno dall’altro di oltre 4 km.
Lasciati gli amici nei loro ricoveri e ripartiti alla volta del nostro, giunti mi aspettavo una qualche domanda da parte di Franco circa la vecchia ubicazione ma lui…niente.
Posizionati gli stampi e caricati i fucili – lo predico sempre e tutte le volte – al primo minuto primo di “musica” si son presentate, al buio, 6 oche sui nostri capi vogliose di far un bagno: accontentate tutte !!!
E’ iniziata la giornata.
Non immaginate le decine e decine di migliaia di lombardelle che si son viste in entrata nei cieli;
non immaginate le migliaia di germani ed alzavole di entrata volare sul chiaro, rincorrendosi e giocando gioiose.
Vi racconto solo questo aneddoto: a molti cacciatori, come anche a Franco, piace tanto andar a recuperare la selvaggina abbattuta.
Tiriamo ad un gruppetto di 26 oche ed una cade lontano di una 50ina di metri da noi.
Franco mi dice che va a prenderla altrimenti la corrente l’avrebbe portata via facendocela perdere.
Gli dico di stare attento al fondo e di non bagnarsi a -2° perché non l’avrei portato in Hotel, con tutto sto ben di Dio.
Mi sorride e parte.
Dovete sapere che un’altra raccomandazione che faccio sempre, mi viene dall’esperienza sul campo e che puntualmente non si ascolta è, dopo lo sparo alle oche, il ricaricare subito senza rimanere incantati o innervositi per l’esito del tiro, perché le “vedove” tornano subito in cerca dei compagni.
Mentre Franco era fuori per il recupero ed io stavo ricaricando, sento il richiamo di una solitaria seguito da un altro richiamo ed un altro ancora.
Alzo la testa e ne distinguo una prima a 90 metri che si avvicina, ad altezza limite del tiro, vedo un’altra che è a 15 metri sull’acqua e viene tirata verso gli stampi a meno di 50 metri da me e sento la terza alle mie spalle.
D’istinto mi abbasso appena (ma non ce ne era bisogno) sparo alla prima, seconda botta a quella più distante e, facendo una giravolta su me stesso seguendo il suono, tiro anche alla terza.
Applausi da Franco e parolacce di sfottò barese che non sto a … tradurre, per il lavoro in più che avrebbe dovuto fare nel recupero anche di queste 3.
Alle 10 ho chiamato gli amici Liguri per saper notizie sull’andamento e, velocemente perché li disturbavo, mi han detto tutto ottimamente ma ci vediamo alle 12 per il recupero ed il ritorno a pomeriggio verso le 15.
Della terza giornata non ve ne parlo perché questo scritto è già troppo lungo, rischiando di divenire noioso, ma vi cito la risposta data dal rumeno guardiacaccia alal domanda se vi fossero oche: MILIUONI !!!
Anche con questi ultimi amici ci siam lasciati con tanta soddisfazione per il divertimento provato e con l’impegno di rivederci entro fine stagione.
Franco… son certo che prima di Natale ritorna per la terza volta (se Titty non divorzia prima) !!!
Ci ho tenuto a scrivere questi racconti in un'unica soluzione e non come mio solito uno per volta perché, vivendo e ricordando ogni singolo momento venatorio, ogni viso ed espressione dei volti dei tantissimi amici con cui ho avuto la gioia e l’onore di cacciare in questi ultimi 5 anni, mi accorgo che la Caccia è solo una scusa, è l’elemento scatenante per liberare la voglia di libertà, di socializzazione e di umano che vi è in ognuno di noi, il sentirsi ed il voler esser libero nella Natura che ti circonda.
I carnieri, i voli, la selvaggina sono solo la parte del quadro, magari la cornice e lo sfondo, ma il cuore centrale rimane l’Uomo, l’Essere Umano nelle sue miserie e nel suo splendore.
Grazie a voi tutti che continuate ad arricchirmi con i vostri “bagagli personali”,
grazie a voi tutti che continuate a leggermi.
Mimmo Tursi