Ciao Stefano. Intanto come stai?? Scrivo poco e trascuro amici/conoscenti … una colpa grave ma il tempo è proprio minimo, non basta mai.
Prima di risponderti con più merito due cose vorrei chiederti:
- sto preparando una serie di articoli sia sulle spingarde che sulla caccia nei grandi laghi del nord (tra l’altro vi saranno alcune puntate su sky) e se hai notizie in merito ne sarei interessato, ovviamente se posso contraccambiare a disposizione.
- appostamenti fissi x acquatici in varese lago e limitrofi. Una volta ce n’erano un mare … ora? Riesci ad aggiornarmi? poi ti spiego cosa stiamo combinando come Acma.
Ritorniamo in tema. Il mio intervento, qui ed altrove, non scaturisce a caso. Io constato
che l’ambiente ove noi cacciamo, per una serie di motivi che in parte sono evidenti, è molto cambiato sia come habitat che come “atmosfera” e le variazioni determinanti si sono verificate negli ultimi 10/15 anni, casualmente o meno , con la paritetica metamorfosi delle presenze avifaunistiche acquatiche. Una rapida sintesi… culture poco variate (mais, soia, riso, cereali/ortaggi, vivai di piante da frutto), vengono raccolte il prima possibile e il giorno successivo fresate e arate (senza neanche una preventiva concimazione, come era in passato, con stallatico), livellamento del terreno, bonifica di ogni zona “insalubre” o marginale, eradicazione delle piante (in particolare pioppi, platani e gelsi base delle aree frangivento tipiche della pianura) persino dei ceppi che una volta almeno erano lasciati in loco e, tra l’altro, fornivano ottimi funghi, sparizione dei prati naturali e dei medicai o di culture secondarie come il sorgo, fresatura dei fossi (diventano campi da golf) sia sui bordi che all’interno, eliminazione di ogni scolo e ristagno d’acqua, dragaggio dei fossi/canali con estirpazione di tutta la vegetazione e lasciati essiccare al sole ecc. ecc. potrei continuare con tutta una serie di interventi che almeno qui nella grassa padana rendono il paesaggio omogeneo e inospitale. Le pavoncelle? Le gallinelle? I beccaccini? Che fine hanno fatto? ( ma andrebbe aggiunto i migliarini, i passeri ecc.) ma anche vegetali come la tifa, la carice, la stessa cannucia di palude sono diventati rari e sempre più localizzati.
Emergono solo alcune specie che si avvantaggiano di questa situazione e della palese incongruenza nel non limitare la loro presenza: cornacchie, gazze, nutrie, ardeidi (micidiali i cenerini e i bianchi maggiori) ecc.
Inoltre la presenza e il disturbo umano in particolare nei fine settimana (anche in pieno inverno o con condizioni meteo non ideali) sta diventando pesante e insopportabile (mia precisa sensazione): tra chi corre a piedi o con la moutain bike (la pioggia o il gelo non li ferma), chi va a funghi o a erbe, chi foto, chi pesca, chi porta a spasso cani e bambini ecc. il disturbo e relative conseguenze (levata degli uccelli, impossibilità di pastura nelle poche ore diurne in cui il gelo lo permette ecc. ecc.) è notevole e seriamente preoccupante.
Aggiungi gli agriturismi, quelli con i cavalli, l’abbandono e crollo dei grandi vecchi cascinali o peggio il loro ripristino edile con concetti decisamente poco rispettosi della ruralità (diventano ville per abbienti cittadini che le trasformano in oasi personali con piscine, golf ecc.).
Per il clima non posso certo dire io le variazioni ma da registri personali e di amici rilevo che la migrazione locale (il cosiddetto passo) ha variazioni e tempi non più relativi all’annualità o a cicli periodici (cosa sempre successa) ma continuativi. Mi sai dire a quante “calate” di uccelli dal freddo hai assistito negli ultimi anni?? Eppure lo stesso inverno 2008/2009 non è stato proprio mite. Quante notti ho passato ad attendere il passo delle folaghe …. a parte qualche soggetto solo una notte a fine ottobre la scorsa stagione vi è stato del vero passo ed erano due autunni che non ne rilevavo … e così di seguito.
I padani sono certamente una componente negativa, dove ci son loro la fan da padroni e quando, ben prima dell’alba, saltano tirano via tutto. Vero che la loro numerosa presenza nelle valli non impedisce che vi siano altri uccelli (in ambienti BEN distinti però, dove ci sono le alzavole o i ciossi/fischioni non vi sono padani, badate bene padani, perchè i veri reali non erano così prepotenti) ma la vastita ambientale, la notevole presenza e pluralità di punti d'alimentazione e di apposite zone di riposo(sponsaure) attenua la competizione e l'irritazione. Comunque stanno arrivando tempi duri anche per loro e almeno dalle mie parti stanno subendo un prelievo e una falcidia che non so fino a quando saranno in grado di ammortizzare.
Moriglioni. Io avevo (ancora ho ma non è + lo stesso) credo uno dei più bei appostamenti per magassi d’Italia. In ottobre ci stancavamo di tirarci, ne ho fatti anche più di 100 da solo, nel corso del mese, e non tanti anni fa, tirare ai padani era ed è molto occasionale invece. Ora, dal 2004, non arriviamo a 30/40 magassi in un anno e, quest’anno, al momento siamo a 5!! E ottobre è il mese di questo stupendo anatide. Per questa specie ci dobbiamo ragionare su.
Le mie note, comunque, vogliono essere un sasso nello stagno e servono soprattutto a destare le intelligenze, spero sia un input interessante e amplificabile.
Anche il problema riserve (di caccia) credo sia da valutare. Certamente la concentrazione degli stessi in questi ambienti influisce non solo sulle presenze (erratismo giornaliero x alimentazione) ma anche, probabilmente, sulla migrazione (è indubbio, a mio avviso, che le anatre e c. hanno una memoria d'itinerario che adattano alle condizioni meteo ma, con una precisa stazione di partenza e una particolarmente ricettiva d'arrivo, le deviazioni diventano piuttosto minime .... presumo). E le oasi? anche se non vi trovano abbondanza di alimenti resta il fatto che sono poche le regioni in cui le zone umide non siano protette quasi totalmente e visto l'ambiente esterno (vedasi mie note precedenti) come sperare in passeggiate turistiche extra tabelle???
Ciao.
Gabriele