è di parte no??
" Cani da Beccacce: Il Drahthaar
di Alessandro Melchionda
Nel mondo venatorio italiano, il cane da ferma più frequentemente utilizzato nella caccia alla beccaccia è certamente il setter inglese. Si tratta di scelta sicuramente avallata da una costante positività di risultati che, anche grazie alla vastissima diffusione nazionale della razza, hanno portato la maggior parte dei cacciatori italiani ad identificare in questo pregevole ed affermato cane da ferma l’ausiliare ideale nella caccia ad un selvatico con prerogative del tutto peculiari, sia per caratteristiche comportamentali, che per habitat di frequentazione e connesse modalità di cerca.
Come è naturale, non mancano ovviamente passioni e predilezioni individuali verso altri eccellenti fermatori, quali principalmente il pointer e, sul versante delle razze continentali, l’epagneul breton, il kurzhaar, il griffone korthals, lo spinone, ed altri ancora. Questa molteplice possibilità di utilizzazione di più razze si spiega, d’altronde, anche per il fatto che, in linea di massima, non credo possa affermarsi l’esistenza di una razza in assoluto più adatta alla caccia alla beccaccia, risultando al contrario più plausibile conoscere singoli cani, anche di razze diverse, a ciò più portati di altri.
Ferma tale necessaria premessa, credo altresì che, per quanto raramente ricordato, un ruolo di analogo pregio e valore nella caccia alla regina del bosco meriti di essere attribuito anche al cane da ferma tedesco a pelo duro, più comunemente e semplicemente conosciuto come "drahthaar" (letteralmente, dal tedesco: "pelo di filo metallico"). Il punto è stato del resto anche recentemente confermato da un interessante articolo pubblicato su di una nuova rivista francese espressamente dedicata a tematiche relative alla beccaccia, che non a caso ha presentato proprio il drahthaar quale prima razza presa in esame nell’ambito di una più ampia rassegna sui cani da beccaccia (l’articolo, firmato da Gérard Woog, è apparso sulla rivista "Bécasse passion", n. 3, 1996, pag. 44 ss.). Stante la limitata presenza di scritti italiani sull’argomento, mi è parso opportuno integrare la lacuna con qualche sintetica precisazione generale.
Le caratteristiche essenziali del drahthaar sono strettamente collegate alle sue origini. Si tratta infatti di un cane da ferma nato, per così dire, "a tavolino", quale frutto di un ben preciso obiettivo allevatoriale: quello cioè di giungere, attraverso incroci fra altre razze, alla creazione di un nuovo standard di razza, che, più che da fattori prettamente estetici, fosse caratterizzato soprattutto da requisiti di tipo funzionale. Promotore di questo progetto fu in particolare un gruppo di appassionati cinofili e cacciatori tedeschi, fra i quali spiccava soprattutto il nome del barone Sigismund von Zedlitz und Neukirch, meglio noto con lo pseudonimo di Hegewald. All’incirca verso la metà del secolo scorso si cominciò così a selezionare in forma incrociata cani scelti fra le razze a pelo ruvido più diffuse nella Germania dell’epoca, e fra queste quelle soprattutto dello stickelhaar, del pudelpointer, e del griffone. Dopo vari tentativi ed insuccessi, ed una parziale immissione di linee kurzhaar, si è gradatamente giunti a fissare con stabilità quelle note caratterizzanti che, secondo quanto attualmente precisato nel corrispondente standard internazionale di razza, identificano oggi il drahthaar quale "cane da ferma di aspetto nobile, con un manto peloso duro che fornisce alla pelle una protezione perfetta, dotato di espressione attenta ed energica, ed i cui movimenti devono essere potenti, ampi, sciolti ed armoniosi". L’altezza al garrese deve rientrare, per i maschi, fra i cm. 61 ed i cm. 68, e per le femmine, fra i cm. 57 ed i cm. 64, e non deve risultare inferiore di oltre tre centimetri rispetto alla lunghezza del tronco. Il pelo deve essere di colore roano marrone, roano nero, entrambi con o senza chiazze, oppure bruno con o senza macchia sul petto.
A queste colorazioni, non sempre perfettamente individuabili nel bosco, viene spesso attribuito il principale limite all’utilizzazione del drahthaar nella caccia alla beccaccia. Per quanto comune anche ad altre affermate razze canine (come ad esempio kurzhaar e griffone), se di limite si può parlare, questo appare comunque largamente compensato e superato dai molteplici pregi ulteriori. Come detto, il processo di creazione di questa razza, in origine guidato solo dal motto "alleva come vuoi, ma con successo", è stato infatti improntato ad una costante ricerca di quei precisi requisiti di tipo prettamente funzionale, che possono oggi essere considerati quali principali caratteristiche identificative del drahthaar: robustezza, affidabilità, e soprattutto versatilità.
Le doti di robustezza sono principalmente legate alle caratteristiche morfologiche e strutturali di questi cani, dotati di insuperabile resistenza e capaci di cacciare senza soste per intere giornate, ed alle prerogative di quel pelo ruvido e duro come "il filo di ferro", che ne ha costituito l’aspetto sicuramente più rappresentativo, al punto da essere assunto quale elemento determinante per la stessa denominazione ufficiale della razza. Grazie a questi requisiti di struttura e di pelo, il drahthaar si presenta perciò cane in grado di essere ottimalmente utilizzato nella caccia alla beccaccia, in quanto insensibile alla fatica, alle asperità del bosco e della macchia, e soprattutto ai rigori di qualunque possibile condizione di tempo.
In generale, il drahthaar è comunque anche un cane estremamente affidabile. Dove affidabilità significa soprattutto fortissimo legame al cacciatore. Questa caratteristica fa sì che il drahthaar si riveli cane naturalmente predisposto a compiacere il proprio padrone, evidenziando così una notevole facilità di addestramento, ed un forte collegamento nell’azione venatoria, alla quale è spinto da una passione innata. La cerca di questo cane si contraddistingue inoltre per una notevole capacità di adattamento al terreno di caccia, riuscendo in questo modo a coniugare esigenze di velocità e di ampiezza della zona battuta, con quelle di vicinanza e di collegamento con il cacciatore. Da questo punto di vista il drahthaar è perciò cane ausiliario nel più stretto senso del termine, e ciò, invero, anche, e forse soprattutto, per quanto riguarda le sue formidabili doti di riporto e di recupero.
La terza nota essenziale, quella della versatilità, è infine prerogativa che, a mio modesto avviso, più di ogni altra attesta la notevole "modernità" di questa razza. Il drahthaar è infatti cane che, ferme determinate caratteristiche di fondo (fra le quali va ovviamente considerata la radicata predisposizione alla "ferma" del selvatico), è in grado di specializzarsi quale ausiliare di eccellenza nella caccia a vari tipi di selvatico, dal fagiano, alla lepre, dalla quaglia, al beccaccino, dalla starna, all’anatra, ma che nello stesso tempo riesce altresì a dare infinite soddisfazioni anche a chi, come il sottoscritto, si trovi nella necessità di utilizzare un solo cane per diverse esigenze venatorie. Ecco allora che, oltre alla "normale" utilizzazione nella cerca di selvaggina stanziale, la mia drahthaar mi è fedele e fondamentale compagna nelle più frequenti giornate di caccia alla beccaccia, nelle eventuali occasioni di caccia lungo corsi d’acqua ad anatre ed ad altri selvatici tipici di questo habitat, ma così anche nella caccia di selezione agli ungulati, in questo caso limitandosi tuttavia ad operare quale "cane da traccia" per la cerca dell’animale maldestramente solo ferito dal suo padrone.
Per quanto apparentemente esagerata, questa notevole poliedricità di utilizzazioni venatorie risponde alle comuni esigenze del cacciatore tedesco, ed è in realtà proprio una delle caratteristiche essenziali del drahthaar. In Germania, patria di origine della razza, ogni drahthaar viene infatti normalmente assoggettato a varie prove di lavoro: una prima, la c.d. "prova giovanile", è finalizzata solo ad una verifica delle attitudini venatorie del cane, ma già consente di apprezzarne appieno le future potenzialità; la seconda, c.d. "prova autunnale", è prova nella quale il cane deve già evidenziare un notevole livello di addestramento, soprattutto per quanto riguarda l’attività di cerca e di riporto e recupero di selvaggina di pelo (lepre) e di penna (fagiano e/o pernice, e anatra). Oltre ad altre prove più specialistiche (quale, ad esempio, quella di affidabilità nel recupero, incentrata sulla ricerca ed il recupero, senza l’ausilio della traccia, di una volpe morta) esiste inoltre una terza prova finale, c.d. "prova di lavoro completo", nel corso della quale, oltre a quanto già richiesto per la prova autunnale e ad altri esercizi ulteriori, il cane deve essere in grado di eseguire correttamente anche una cerca lungo una "pista di sangue".
In vetta alle classifiche di diffusione nazionale tedesca, ampiamente sopravanzando lo stesso kurzhaar, il drahthaar presenta attualmente una apprezzabile diffusione anche in Italia, da tempo superando quasi ogni anno il tetto delle millecinquecento nuove iscrizioni al L.O.I. In Italia si sono in effetti affermati alcuni attenti e preparati allevatori, che oltre a continuare in un’opera di accurata selezione delle migliori genealogie tedesche, hanno saputo valorizzare ed accentuare quelle precipue doti venatorie, che più possono rivelarsi utili al cacciatore italiano.
Nei limiti delle competenze che i regolamenti cinofili nazionali attribuiscono alle società specializzate, la tutela della razza è curata in Italia dal Club Italiano Drahthaar (attualmente con segreteria presso Cappelletti, Via Ferragni 3, 26100 Cremona, tel. e fax 0372/462823), del cui direttivo ho l’onore di far parte quale vicepresidente. Il forte e radicato interesse internazionale per la razza ha inoltre portato qualche anno fa alla costituzione di una Associazione Mondiale del Deutsch-Drahthaar (nota anche con la sigla DDWV), presieduta dall’attuale presidente del club nazionale tedesco, e della quale fanno parte varie società specializzate nazionali, fra le quali, oltre a quella italiana ed a quella francese (alle quali è altresì assegnata la vicepresidenza), quelle dell’Austria, della Spagna, dell’Olanda, del Sudafrica, della Svezia, della Norvegia, della Finlandia, della Croazia, della Russia e della Slovenia.
Grazie alle segnalate caratteristiche di tipicità morfologica e funzionale, il drahthaar si conferma pertanto cane suscettibile di divenire un ottimo ausiliare nella caccia alla regina del bosco. Oltre alle positive impressioni ricavate dalla mia personale esperienza, mi sono convinto di ciò anche in ragione di quanto ho potuto apprezzare dall’analoga positiva esperienza maturata da altri cacciatori. Naturalmente, non ho modo di conoscere e contattare tutti i proprietari italiani di drahthaar; posso tuttavia affermare con sicurezza che pressoché tutti quelli di mia conoscenza si sono rivelati appassionati cacciatori di beccacce, alla cerca delle quali si dedicano con costanza e successo grazie anche all’ottimo affiatamento con i loro drahthaar, ed alla conseguente possibilità di sfruttare al massimo le molte doti a tal fine offerte da questa splendida razza di cani da caccia.
Alessandro Melchionda "