Re: ...dal Delta Danubio - 2010/2011
Re: ...dal Delta Danubio - 2010/2011
[attachment=1:1gr9pqdz]IMG_0986.JPG[/attachment:1gr9pqdz]Buonasera a voi amici cacciatori acquaioli e non.
Sabato scorso si è conclusa la 5 cacciata di questa stagione qui in Delta Danubio Romania fatta anche con Vittorio e Mauro.
Loro eran già stati qui per l’apertura del 22 di ottobre, vanificata da una mattinata di pioggia intensa, e ci son voluti ritornare impressionati e colpiti dalla naturale bellezza del posto oltre che dalle diverse specie di anatre viste.
Anche questa volta però siam stati sfortunati, perché colpiti da pioggia nel bel mezzo della seconda cacciata, ma recuperando con l’adrenalina di un serale rientro fatto di migliaia di colombacci nel pomeriggio e di diversi svolazzii e relative fucilate a cattivissimi germani e canapiglie.
Il tempo è stato ancora inclemente con una temperatura che certamente si è abbassata, rimanendo pur sempre intorno ai 5° di prima alba per alzarsi anche a 14° in tarda mattinata , ancora noiosissimo vento da Sud moderato ed a volte inesistente.
Il carniere, nel complesso, non è stato nulla di eccezionale ma nella normalità, con varietà fatta da germani – i cosidetti russi “grossi” a cui vi accennavo – morette, canapiglie, alzavole, moriglione e oche selvatiche.
Di Vittorio e Mauro – padre e figlio – e della commozione che mi hanno dato nell’osservarli ricordando le ora non più possibili cacciate tra me ed il mio “vecchio”, ve ne ho già parlato nel racconto della loro prima gita, ma il sottolineare la loro educazione e squisitezza venatoria è cosa che solo ora posso fare perché veduta e vissuta in prima persona.
L’ultima mattina si era deciso di andare nella zona bassa con Vittorio e Mauro nelle botti orbe poste nel 4 consecutivo chiaretto, mentre io in barchino nel primo ad una distanza, uno dall’atro di oltre 2 km.
Siam partiti intorno alle 5, poiché a breve distanza dal pontone, con un’unica barca carica del necessario per la cacciata oltre 4 vivi di oca selvatica. Siam giunti per primo alla mia postazione ove, lasciatomi con i miei averi ma senza metter gli stampi ne i vivi, son ripartiti per la loro destinazione.
Mi son messo a trafficare, con le mie cose ed i preparativi che era ancora buio, alla luce di quella spudorata cineseria che ci propinano come MADE IN ITALY che è la lampada frontale da minatore, quando uno dei tre maledetti elastici è partito schiaffeggiandomi una guancia e finendo in acqua.
Quello che ho detto in favore della Repubblica Popolare Cinese lo potete certamente immaginare, non tanto per il dolore dello schiaffo ma quanto nell’esser rimasto praticamente al tenue riflesso della lampadina bastardamente accesa tra le canne lontane.
Mentre tentavo di riprenderla senza finire in acqua, sento cantare e richiamarsi – classicissimo e precisissimo accadimento – intorno a me delle simpatiche femminucce di germano. Incavolato ancor di più e senza riuscire a tirar su la lucetta, decido di seppellirla definitivamente con una piombo 5, anche per evitare “fantozziane” risate da parte delle beneamate alla vista di quel segnalatore ottico.
Terminata questa operazione, ancora al buio, mi siedo sul mio bidone porta tutto – una mia trovata: trattasi di bidone ermetico in plastica, rigorosamente verniciato CAMO, da litri 30 a bocca larga, che noi in “terronia” usiamo per conservarci le olive in salamoia, contenente di tutto e che uso, una volta chiuso, anche come sedile – per il solito caffè con sigaretta che, in lontananza, sento arrivare la barca con Lucikà per il posizionare gli stampi ed i vivi nel mio chiaro.
Mentre si avvicina, una voce in perfetto italiano – non poteva essere Lucikà – mi chiede: cosa hai tirato a quest’ora ? Rispondo: ad un’oca COLLO LUCENTE.
Scoppio a ridere e mi rassereno salutando l’arrivo di papà Vittorio e raccontandogli, poi, il fatto strambo.
Cosa era successo? Lucikà, molto solertemente, prima di farlo accomodare in botte, l’aveva verificata personalmente e non trovandola molto sicura e stabile, a causa dell’innalzamento notturno dell’acqua di oltre 50 cm., aveva consigliato lo stesso Vittorio di lasciar perdere e venire in postazione con me.
Il buon Vittorio, con saggia e collaudata esperienza, aveva accettato la soluzione a patto che non disturbasse me. ?!?!?!
Imbarazzato per l’accaduto e confuso da tanta educazione, lo ricevo in barchino facendogli posto e riprendendo a sistemare le cose per l’inizio, in fine, dell’alba.
Intanto che Lucikà si apprestava al posizionamento degli stampi di anatre, oche, del mojo e delle oche vive si sentivano di nuovo il richiamarsi dei germani, il “quek” in lontananza delle alzavole e qualche primo lontano “raglio” delle selvatiche in acqua ed in procinto di alzarsi.
Rimasti da soli ed ancora con fiochissima luce, chiamo al telefono sui figlio Mauro per assicurarmi che la sua di botte fosse stabilmente sicura, scusandomi con entrambi per l’inconveniente, quando loro, all’unisono, mi rasserenano dicendomi che fa parte di questa caccia un “fatto” del genere.
Attenzione: non un incidente o inconveniente o stron zata o peggio caz zata ma semplicemente…. un“fatto”, come dire: sta tranquillo non è grave !!!
Inizia il primo chiarore che controvento arriva, dalla sinistra di Vittorio, un germano.
Lo vedo, lo avviso e lui, abbassandosi con la testa e guardandolo tra le canne e la rete mimetica, mi segnala che si è messo in acqua appena fuori degli stampi.
Attendo che Vittorio si sollevi per fucilarlo che lui, premendomi sulla gamba per farmi star giù, mi indica con l’indice sinistro l’orizzonte. Guardo e vedo ancora 3 germani in volo bassi radenti sull’acqua a meno di 15 metri dinanzi a noi.
A quel punto ci solleviamo entrambi: lui fucila quello in acqua lasciandolo li, passa subito a quello sulla sua estrema sinistra tirandolo giù mentre io ero partito con quello alla mia estrema destra passando poi a quello di mezzo lasciandoli entrambi galleggiare tra le ninfee.
Come “buongiorno” non è stato niente male !!!
Abbiam continuato sino alle 9, divertendoci a richiamare di lontano e parcheggiare sulle limpide nostre acque altri germani e canapiglie, tra un racconto e l’altro di vita vissuta, di caccia vissuta specialmente da Vittorio il quale è stato, per parecchi anni, un inanellatore di migratoria e non solo di anatre.
Intanto Mauro, solitario nel suo chiaro, si faceva sentire di tanto in tanto con qualche schioppo che, alle 9 lo mando a rilevare per cedergli il mio posto con il suo papà.
Anche qui ho dovuto piacevolmente faticare per farlo venire da me e lasciargli il mio di posto perché lui era già ben soddisfatto di quello che aveva visto, fucilato ma, principalmente, l’esser stato a caccia liberamente in un “posto di caccia vera”, come quelli raccontatigli da suo padre e dai di lui vecchi amici e non come dalle sue parti, in Italia, dove devi tribolare per esser e stare tranquillo e sereno.
Son tornati in Italia la mattina successiva, domenica 28 novembre, visibilmente soddisfatti della gita, ringraziandomi e felici di questa ulteriore esperienza.
Vittorio e Mauro: sono io che devo ringraziare voi per la vostra educazione, la vostra signorilità, l’avermi onorato della vostra amicizia e presenza, per aver insegnato e ricordato, a me ed a molti altri miei colleghi, cosa sia veramente la Caccia, il Cacciare.
Ciao a tutti
Mimmo Tursi
Re: ...dal Delta Danubio - 2010/2011
[attachment=1:1gr9pqdz]IMG_0986.JPG[/attachment:1gr9pqdz]Buonasera a voi amici cacciatori acquaioli e non.
Sabato scorso si è conclusa la 5 cacciata di questa stagione qui in Delta Danubio Romania fatta anche con Vittorio e Mauro.
Loro eran già stati qui per l’apertura del 22 di ottobre, vanificata da una mattinata di pioggia intensa, e ci son voluti ritornare impressionati e colpiti dalla naturale bellezza del posto oltre che dalle diverse specie di anatre viste.
Anche questa volta però siam stati sfortunati, perché colpiti da pioggia nel bel mezzo della seconda cacciata, ma recuperando con l’adrenalina di un serale rientro fatto di migliaia di colombacci nel pomeriggio e di diversi svolazzii e relative fucilate a cattivissimi germani e canapiglie.
Il tempo è stato ancora inclemente con una temperatura che certamente si è abbassata, rimanendo pur sempre intorno ai 5° di prima alba per alzarsi anche a 14° in tarda mattinata , ancora noiosissimo vento da Sud moderato ed a volte inesistente.
Il carniere, nel complesso, non è stato nulla di eccezionale ma nella normalità, con varietà fatta da germani – i cosidetti russi “grossi” a cui vi accennavo – morette, canapiglie, alzavole, moriglione e oche selvatiche.
Di Vittorio e Mauro – padre e figlio – e della commozione che mi hanno dato nell’osservarli ricordando le ora non più possibili cacciate tra me ed il mio “vecchio”, ve ne ho già parlato nel racconto della loro prima gita, ma il sottolineare la loro educazione e squisitezza venatoria è cosa che solo ora posso fare perché veduta e vissuta in prima persona.
L’ultima mattina si era deciso di andare nella zona bassa con Vittorio e Mauro nelle botti orbe poste nel 4 consecutivo chiaretto, mentre io in barchino nel primo ad una distanza, uno dall’atro di oltre 2 km.
Siam partiti intorno alle 5, poiché a breve distanza dal pontone, con un’unica barca carica del necessario per la cacciata oltre 4 vivi di oca selvatica. Siam giunti per primo alla mia postazione ove, lasciatomi con i miei averi ma senza metter gli stampi ne i vivi, son ripartiti per la loro destinazione.
Mi son messo a trafficare, con le mie cose ed i preparativi che era ancora buio, alla luce di quella spudorata cineseria che ci propinano come MADE IN ITALY che è la lampada frontale da minatore, quando uno dei tre maledetti elastici è partito schiaffeggiandomi una guancia e finendo in acqua.
Quello che ho detto in favore della Repubblica Popolare Cinese lo potete certamente immaginare, non tanto per il dolore dello schiaffo ma quanto nell’esser rimasto praticamente al tenue riflesso della lampadina bastardamente accesa tra le canne lontane.
Mentre tentavo di riprenderla senza finire in acqua, sento cantare e richiamarsi – classicissimo e precisissimo accadimento – intorno a me delle simpatiche femminucce di germano. Incavolato ancor di più e senza riuscire a tirar su la lucetta, decido di seppellirla definitivamente con una piombo 5, anche per evitare “fantozziane” risate da parte delle beneamate alla vista di quel segnalatore ottico.
Terminata questa operazione, ancora al buio, mi siedo sul mio bidone porta tutto – una mia trovata: trattasi di bidone ermetico in plastica, rigorosamente verniciato CAMO, da litri 30 a bocca larga, che noi in “terronia” usiamo per conservarci le olive in salamoia, contenente di tutto e che uso, una volta chiuso, anche come sedile – per il solito caffè con sigaretta che, in lontananza, sento arrivare la barca con Lucikà per il posizionare gli stampi ed i vivi nel mio chiaro.
Mentre si avvicina, una voce in perfetto italiano – non poteva essere Lucikà – mi chiede: cosa hai tirato a quest’ora ? Rispondo: ad un’oca COLLO LUCENTE.
Scoppio a ridere e mi rassereno salutando l’arrivo di papà Vittorio e raccontandogli, poi, il fatto strambo.
Cosa era successo? Lucikà, molto solertemente, prima di farlo accomodare in botte, l’aveva verificata personalmente e non trovandola molto sicura e stabile, a causa dell’innalzamento notturno dell’acqua di oltre 50 cm., aveva consigliato lo stesso Vittorio di lasciar perdere e venire in postazione con me.
Il buon Vittorio, con saggia e collaudata esperienza, aveva accettato la soluzione a patto che non disturbasse me. ?!?!?!
Imbarazzato per l’accaduto e confuso da tanta educazione, lo ricevo in barchino facendogli posto e riprendendo a sistemare le cose per l’inizio, in fine, dell’alba.
Intanto che Lucikà si apprestava al posizionamento degli stampi di anatre, oche, del mojo e delle oche vive si sentivano di nuovo il richiamarsi dei germani, il “quek” in lontananza delle alzavole e qualche primo lontano “raglio” delle selvatiche in acqua ed in procinto di alzarsi.
Rimasti da soli ed ancora con fiochissima luce, chiamo al telefono sui figlio Mauro per assicurarmi che la sua di botte fosse stabilmente sicura, scusandomi con entrambi per l’inconveniente, quando loro, all’unisono, mi rasserenano dicendomi che fa parte di questa caccia un “fatto” del genere.
Attenzione: non un incidente o inconveniente o stron zata o peggio caz zata ma semplicemente…. un“fatto”, come dire: sta tranquillo non è grave !!!
Inizia il primo chiarore che controvento arriva, dalla sinistra di Vittorio, un germano.
Lo vedo, lo avviso e lui, abbassandosi con la testa e guardandolo tra le canne e la rete mimetica, mi segnala che si è messo in acqua appena fuori degli stampi.
Attendo che Vittorio si sollevi per fucilarlo che lui, premendomi sulla gamba per farmi star giù, mi indica con l’indice sinistro l’orizzonte. Guardo e vedo ancora 3 germani in volo bassi radenti sull’acqua a meno di 15 metri dinanzi a noi.
A quel punto ci solleviamo entrambi: lui fucila quello in acqua lasciandolo li, passa subito a quello sulla sua estrema sinistra tirandolo giù mentre io ero partito con quello alla mia estrema destra passando poi a quello di mezzo lasciandoli entrambi galleggiare tra le ninfee.
Come “buongiorno” non è stato niente male !!!
Abbiam continuato sino alle 9, divertendoci a richiamare di lontano e parcheggiare sulle limpide nostre acque altri germani e canapiglie, tra un racconto e l’altro di vita vissuta, di caccia vissuta specialmente da Vittorio il quale è stato, per parecchi anni, un inanellatore di migratoria e non solo di anatre.
Intanto Mauro, solitario nel suo chiaro, si faceva sentire di tanto in tanto con qualche schioppo che, alle 9 lo mando a rilevare per cedergli il mio posto con il suo papà.
Anche qui ho dovuto piacevolmente faticare per farlo venire da me e lasciargli il mio di posto perché lui era già ben soddisfatto di quello che aveva visto, fucilato ma, principalmente, l’esser stato a caccia liberamente in un “posto di caccia vera”, come quelli raccontatigli da suo padre e dai di lui vecchi amici e non come dalle sue parti, in Italia, dove devi tribolare per esser e stare tranquillo e sereno.
Son tornati in Italia la mattina successiva, domenica 28 novembre, visibilmente soddisfatti della gita, ringraziandomi e felici di questa ulteriore esperienza.
Vittorio e Mauro: sono io che devo ringraziare voi per la vostra educazione, la vostra signorilità, l’avermi onorato della vostra amicizia e presenza, per aver insegnato e ricordato, a me ed a molti altri miei colleghi, cosa sia veramente la Caccia, il Cacciare.
Ciao a tutti
Mimmo Tursi