[h=1]Voto, Bersani chiude la porta a governo larghe intese[/h]

Reuters/Reuters - Il candidato premier del Pd Pier Luigi Bersani. REUTERS/Tony Gentile
MILANO (Reuters) - Mettersi alla guida di un esecutivo "di minoranza o di scopo" con un programma in otto punti sui quali chiedere la fiducia delle Camere ai partiti che vorranno accordarla, ma nessun governissimo di larghe intese.
E' la linea di Pier Luigi Bersani, arrivato primo alle elezioni ma senza la vittoria in tasca, che il segretario del Pd proporrà mercoledì prossimo alla Direzione e poi al Capo dello Stato.
"Chiamatelo come volete: governo di minoranza, governo di scopo, non mi interessa. Mercoledì prossimo lo proporrò alla direzione, poi al Capo dello Stato. Io lo chiamo un governo del cambiamento che mi assumo la responsabilità di guidare, che propone sette o otto punti qualificanti e chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta", spiega stamani Bersani in una intervista a Repubblica.
Bersani, che ha una larga maggioranza a Montecitorio grazie al premio assegnato dal 'porcellum' ma non è autosufficiente in Senato, apre a una discussione sulla presidenza delle Camere a Pdl e Movimento 5 Stelle ma pone un veto fermo a ipotesi di governissimo che possano coinvolgere il Pdl di Silvio Berlusconi. "La responsabilità lui non la concepisce al di fuori degli interessi suoi e dei suoi. Dunque, lo voglio dire con assoluta chiarezza: l'ipotesi delle larghe intese non esiste e non esisterà mai".
"Proposte di governissimo finora non ne ho sentite. Sarebbero la **** del Pd... Io ho un'altra idea: come ho detto sempre in campagna elettorale serve un governo di combattimento e io sono pronto a guidarlo".
"Per noi responsabilità significa cambiamento. Il cambiamento non è un'esclusiva del Movimento 5 Stelle", dice ancora riferendosi al movimento di Beppe Grillo, prima forza alla Camera e ago della bilancia in Senato con 54 eletti.
Le priorità sono: lavoro che deve essere messo al centro dell'agenda europea, sportelli di sostegno presso i comuni, sblocco dei pagamenti della pubblica ammnistrazione, dimezzamento del numero dei parlamentari eletti e taglio ai costi della politica, norme anti-corruzione e conflitto di interessi, green economy.
Sulle sue dimissioni dalla guida del partito, invocate da alcuni dopo il deludente esito del voto del 24 e 25 febbraio, Bersani spiega: "Sono due anni che dico che questo 2013 per me è l'ultimo giro. Lo so e l'ho sempre saputo. Ma da mozzo o da comandante io non lascio la nave".
(Francesca Piscioneri) Sul sito
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