Passione surf casting (2 utenti stanno leggendo)

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Quando si poteva nel porto di Gioia Tauro, da Febbraio fino a tutto Settembre, o di mattina o di pomeriggio o di notte, ero sempre in pesca. Là dentro, cera e c'è di tutto e in taglia riguardevole.
Le orate grosse, che si prendevano, andavano dai 3 kg ai 3,800, non disdegnando qualcuna da 5 kg.
Visto che avevo molto tempo, mi sono messo a studiare le abitudini di questo ricercato pesce. Tutte le catture si verificavano a cambio marea o a cambio corrente, si parla della pesca all'inglese, prima di scoprire questa tecnica, pescavo a fondo, parando anche 7/8 canne con svariate esche, la più catturante e selettiva risultava il paguro, usavamo anche; bibbi, veneziano, napoletano, muriddu, cozze, (con le quali, vista l'abbondanza, ci pasturavamo anche). grazie a queste, capimmo che le orate, venivano a mangiare anche alla murata del molo, dove le cozze si attaccavano. Ci munimmo di canne da ledgering abbastanza corte, 1,80/2,20 e pescavamo dritti alla murata con lenze di fluorcarbon finissime e pasturatore da 10 gr di piombo, scorrevole sulle lenza madre, bracciolo di 1,50/2,00 mt e amo forgiato del 10 o 12, dove innescavamo bigattino.
Poi un campione del luogo, ma emigrato al nord, portò e ci insegnò la pesca all'inglese, col bigattino e da lì fu il massacro delle orate... e non solo! Col tempo ci siamo perfezionati, come succede a chi pratica costantemente una tecnica.

Una volta arrivato il divieto di pesca nel porto, delusi dalle lotte perse per poter essere autorizzati a pescare nel porto, partimmo alla ricerca di nuovi spot adatti a questa pesca e li trovammo! Ma mai si rivelarono pescosi come nel porto, prendevamo saraghi, occhiate e oratelle da 600/700 gr ma non ci fu mai costanza di catture. Incominciammo a sapere cosa sono i "cappotti". Solamente quando vedevamo il mare in scaduta eravamo sicuri che avremmo avuto catture importanti, in termini di spigole e saraghi, e occhiate, saraghi di quelli scostumati, che ti facevano ingrossare il braccio destro, (per chi era dx), prima di farsi vincere. Occhiate che ti spaccavano la canna!......

Tornando alla domanda. Le orate sono in frenesia alimentare, al cambio della marea (ogni 4 ore circa) e della corrente. Risulterà importante aver pasturato bene prima e alla giusta profondità. Naturalmente il terminale avrà un ruolo importante in tutto questo, con la piombatura giusta in base alla corrente, per poter così presentare l'esca il più naturale possibile............IBAL
 
E" bello leggerti, anche se il discorso marea non e" una regola certa e per tutte le localita", poi il porto e" un ambiente a se, ricco di vita con parecchio fondale ed e" completamente differente dalla costa, qui il pesce e" abbastanza abitudinario e spesso agisce sempre allo stesso modo. Anni fa assistetti ad una scena al porto di Terracina dove intorno alle 17,00 gli spinnaroli si radunavano in un determinato punto e tutti presi a lanciare e recuperare. Seppi da uno del posto che rientravano le paranze e le spigole le seguivano perché" sapevano che da queste veniva gettato pesce di scarto mentre rientravano ed infatti poco dopo vidi agganciare una bella spigola- Ogni localita" ha le sue regole(mai certe) ad esempio nella mia zona l"orata mangia generalmente in bassa marea sia di giorno che di notte con la luna, meglio se c"e" una scaduta, in altre localita" si prendono esclusivamente di giorno e con mare calmo ed acqua limpida (avuto conferma anche su video di surfcasting accademy) insomma nella pesca come anche nella caccia non abbiamo certezze assolute, altrimenti sarebbe anche tutto scontato- Saluti
 
Scusa la mia "ignurandita'," ma parli di maree. Io non sono mai riuscito a distinuere un'ata marea da una bassa sul litorale romano. Non m'e' mai parso che il mare avanzasse o retrocedesse. Sara' questione di pochi centimetri? Quando arrivai a Kodiak mi resi conto della grandezza e pericolosita' delle maree. Li' l'escursione fra alta e bassa marea e' incredibile. Naturalmente non e' sempre la stessa. A volte fra alta merea e bassa marea ci puo' essere una differenza di tre metri--ma metri verticali! Con una "minus tide" passi sulla strada che costeggia il mare e il mare neanche lo vedi. Dalla strada al mare ci sara' anche un km o piu' di distanza. Poi quando viene una marea particolarmente alta le onde arrivano a infrangersi sotto la strada, I fiumi, non riuscendo a vincere la forza della marea entrante, straripano alle foci e anche a buona distanza da esse, e chilometri e chilometri di piane costiere si allagano. Guai allo sprovveduto che s'era avventurato nelle piane senza consultare il libretto delle maree. Io a momenti persi qualche alluce da assideramento, quando, a caccia di anatre, fui sorpreso da ua delle maree piu' alte dell'anno. Faceva 20 sottozero. Io, con due amici, rimasi bloccato su una collinetta che era divenuta un'isola, e non volendo passare ore ed ore aspettando la bassa, cercai di tornare alla strada, distante soltanto un paio di centinalia di metri dall'isoletta temporanea. Ce l'avrei anche fatta, perche' l'acqua non era ancora troppo profonda, ma a una ventina di metri dall'isoletta c'era il letto di un torrentello, invisibile sotto l'acqua, ed io "imboccai." Avevo gli stivaloni soltanto fino a quasi tutta coscia, e mi si riempirono d'acqua gelida. Tornai all'isoletta. Sapevo che togliendomi gli stivali poi con mutandoni, pantaloni,, calzettoni e gambe bagnate non sarei mai riuscito a rimettermeli. Mi sdraiai in terra (sulla neve), e alzai le gambe in aria per svuotare gli stivaloni. La maggior parte dell'acqua usci, ma ovviamente rimasi bagnato. Inoltre l'acqua dagli stivali mi colo' anche sul didietro e sulla bassa schiena. Ero nei guai. A venti sottozero essere bagnato e' un disastro potenzialmente letale. Ma il mio numeretto ancora non era stato tirato fuori dal sacchetto. Fortuna volle che atri due cacciatori che tornavano con una barca ci mostrarono un passaggio, sull'argine del fiume, lungo il quale saremmo riusciti a tornare alla strada. Anche cosi', pero' camminammo con l'acqua fino sopra alle ginocchia, rompendo il ghiaccio che si stava formando in superficie (l'acqua era principalmente acqua dolce del fiume, forzata indietro dalla marea, e percio' si ghiacciava. Ci vuole una temperattura un po' piu' bassa per ghiacciare l'acqua salata). Come dio volle arrivammo alla strada. La macchina era a cento metri da noi, e arrivarci per me fu una via crucis. I piedi non me li sentivo piu' e mi sembrava di camminare su due zoccoli di cavallo. Avevo perso il senso dell'equilibrio e ogni tanto dovevo afferrare il braccio di uno dei miei amici. Appena arrivammo all'auto, col motore acceso ed il riscaldamento che cominciava a spargere un po' di tepore mi tolsi (aiutato dagli amici) stivaloni e calzettoni inzuppati e arrotolai a fatica fino a meta' polpaccio i mutandoni e pantaloni impregnati d'acqua. I miei piedi erano bianchi come la neve, ed i miei alluci erano viola. Quando il calore dei dotti inferiori del riscaldamento comincio' a sciogliere i cristalli di ghiaccio che si erano formati nella carne dei piedi il dolore fu incredibile--come se avessi immerso i piedi nell'acqua bollente. Non persi nessun alluce, per fortuna, ma imparai una lezione indimenticabile: con le maree non si scherza! Se fossi stato da solo sarei morto assiderato--a duecento metri dalla strada!
 
Si certo, il pesce è strano. Anche vero il discorso che i porti sono realtà a se, là dentro c'è di tutto, perchè come dici tu, seguono i pescherecci. Comunque lì dentro era una certezza, al cambio di marea, di lì a poco iniziavano le mangiate, stessa cosa al cambio di corrente.
 
Mormore poche e pure piccole, qualche bella orata sporadicamente esce, ma e" poca roba, da questa sera e per tutto il mese di Agosto si comincia esclusivamente la pesca al serra con trancio di cefalo- Almeno questi ci sono ed anche di bella pezzatura (2/3 kg )e se insidiati con attrezzatura leggera diventa una pesca mooolto divertente per la vivacità" e la tenacita" del pesce mai arrendevole- Avere un pesce anche di 4/5 kg agganciato ad una 120g e" pura goduria e la partita al 40/50% la vince lui- a me e" capitato non molti anni fa un pesce da 8kg in una notte buia e in solitaria e con luce ormai esaurita,ma dopo una quarantina di minuti di combattimento quella volta ho vinto io-
 
Tecnicamente sarebbe giusto quello che dici e parecchi usano due ami, ma io ne uso uno solo del 3/0 in quanto mi e" capitato più" volte (quando il serra non mangia in corsa) che sentendo la ferraglia nella masticazione, lascia il boccone, e non ci ritorna più"- Da un po" di anni uso un solo amo e mi trovo bene, tanto la fortuna per una buona riuscita e" dove si pianta l"amo avendo l"apparato boccale (specie il palato) molto duro, per questo avvengono spesso le slamature-
 
Report ultime due uscite/ giovedì scorso una mangiata ma slamata, peccato perché" doveva essere un bel pesce/ieri sera bella serata con 4 mangiate e tre pesci tornano con me, tutti intorno ai 2kg, solo uno un po" più" grande/ Esca trancio di cefalo/ Anche una sola mangiata in questa pesca ripaga le lunghe attese, adrenalina pura/
 
Ultime uscite senza sussulti, in giro è pieno di reti.. Accidenti a loro, che dio li fulmini seduta stante..

Mai mollare, ho capito che quest"anno devi indovinare la serata giusta, qualche serra continua ad uscire, due venerdì fa e venuto un amico a pesca, dovevamo pescare solo a serra, ma ha portato mezzo kg di cannolicchi, ci siamo ritrovati a pescare a mormore e sono usciti 3/4 esemplari di 500kg oltre ad altre, quello che ho notato che hanno ad agosto ancora le uova cosa che non mi era mai capitato e non capisco, questa sera si riprova, saluti
 
E' vero che i serra sono poco commestibili?

Comunque, serra a parte, voglio spartire con voi una storia e una foto risalente all'Agosto del 1987, a Kodiak. Uscii con la mia Mako da 19 piedi e Suzuki 4-cilindri da 140 cavallucci. A bordo avevo mia moglie e mia cognata, Mio cognato era andato con un mio amico, direttore generale della locale cooperativa elettrica, in aereo a vedere l'impianto idroelettrico di Terror Lake. Il giorno precedente avevamo preso 8 halbut (il limite era due a testa) ma tutte piccole, intorno ai 10 kg l'una, e mio cognato, che avtrebbe voluto prenderne una bella grossa, era rimasto deluso e aveva deciso di non venire. Andammo parecchio lontano dal porto, in mare aperto, vicino William's Reef, su un fondale di 16 fathoms (un fathom e' 6 piedi, un metro e 84) ma sull'orlo di uno strapiombo che scendeva fino a 40 fathoms. Passammo un'ora senza che l'esca (un pezzo di tentacolo di polpo gigante e mezza aringa sull'amo) neanche fosse leccata da nessun pesce, neanche un merluzzo o un Irish Lord, una spece di grosso ghiozzo o coda di rospo, che in genere ci rompevano sempre le palle rimanendo allamati o rubabdo l'esca. Poi mia moglie mi disse: "Mi sono incagliata sul fondo." Il fondo li' e' sabbioso e ghiaioso, ma attraversato da lingue di roccia, basse scogliere che emergono dalla sabbia. Se l'amo o il piombo si incastrano fra le fessure, l'unico modo di staccarsi dal fondo e' attorcigliare la lenza (filo Dacron intrecciato da 80 o 100 libbre) intorno ad un apposito paletto infilato in uno dei fori poggiacanna e coperto da un pezzo di camera d'aria da bici perche' il legno non abrada la lenza e tirare con la barca. O si riesce a disincagliare il tutto, o si perde piombo e amo. Prima di ricorrere ad estreme misre, prendo la lenza in mano e tiro su. Invece della resistenza secca, dura, di una roccia sento un po' di cedimento, ma poco. Il Dacron non si allunga come il Nylon, non cede. Sapevo bene che cosa stava succedendo. Dissi a mia moglie: "preparati ad una lunga battaglia. Hai un grosso halibut attaccato all'amo. Ferra!" Con la canna da traino da tonni, piu' un manico di scopa che una canna, poco flessibile e resistentissima, lei diede tre o quattro tirate poderose e brusche. E la lenza comincio' a muoversi parallela alla barca, verso la prua, mentre la canna sussultava nelle sue mani. Se avete mai visto un halbut o un rombo che nuota, saprete che la testa va su e giu'.Anche l'halbut nuota cosi' e il movimento della testa fa sussultare la canna. Non c'e' mai dubbio di che pesce si tratti quando hai un halibut, anche piccolo, all'estremita' della lenza. La lenza si allontano' dalla barca mentre la frizione del Penn 6/0 strideva. Dissi a mia moglie di stringerla un po'. Con quella lenza pesante non c'era possibilita' che la spezzasse, a meno che non arrivasse alla fine di essa e spezzasse il nodo intorno alla bobina. Meglio cercare di non cedere troppa lenza. Ma anche dopo un paio di giri orari della frizione a stella la lenza continuava ad uscire. "Stringi di piu'!" E lei obbedi'. Ma c'erano rimasti si e no cinquanta metri di lenza nel Penn. Ma con la frizione ormai stretta al massimo, l'halibut comincio' a vincere l'inerzia della barca e a trainarla. La mia Mako era una barca molto pesante. Fibra di vetro, doppio fondo ripieno di schiuma sintetica per galleggaiamento serbatoi che pieni portavano 54 galloni di benzina (un gallone e' quasi 4 litri), attrezzatura varia, un fuoribordo che per essere montato sulla barca aveva richiesto un grosso verricello elettrico attaccato ad una piccola gru, e tre persone pesanti a bordo. E quell'halibut ci stava trainando, e ci traino' per un bel pezzo. finche' stanco (o dovrei dire "stanca," perche' solo le femmine raggiungono grosse dimensioni) non si fermo' di botto. Io avviai il motore e mi avvicinai mentre mia moglie riavvolgeva la lenza sul mulinello il piu' velocemente possibile per mantenere tensione sulla lenzaA quel punto fu come tirare su un sacco di patate, che pero' ogni tanto, dopo essere venuto su una decina di metri poi si riabbassava fino al fondo, e non c'era verso di impedirglielo. Poi, piano piano cominciammo ad ottenere risultati. Mia moglie pero' era stanca, e cominciai ad aiutarla. Io tiravo su la canna con la mano, e lei girava il mulinello per guadagnare lenza. Poi finalmente io mi affacciai dal lato della barca e viidi questa sagoma scura sotto la superficie. Rimasi a bocca aperta. Mi girai e scherzando dissi a mia moglie, "Hey, una bestiaccia del genere non la voglio sulla mia barca. Dammi il coltello che taglio la lenza!" E mia moglie immediatamente rispose con l'equivalente americano di "col *****!" La feci sedere sul sedile di mezzo, quello davanti alla console, e dissi a mia cognata di darmi l'amo da pescecane, un amo veramente enorme, che tenevo legato a sei o sette metri di cima legata a sua volta alla bitta dell'ancora. Con una mano tirai la lenza su piano piano, fino a quando la testa del mostro non fosse bene fuori dall'acqua. La bocca, aperta era larga piu' di un secchiello da spiaggia. Infilai la curva dell'amo da pescecane quanto piu' profondamente in quella boccaccia, lo inclinai per dirigerne la punta verso la parte ossea in mezzo agli occhi (gli occhi dell'halibut sono sullo stesso lato della testa, quello superiore) e diedi una strapponata all'amo con tutta la mia forza. La punta trafisse il palato e punta ed ardiglione spuntarono ben fuori dal sommo della testa. Lasciai immediatamente andare l'amo, e la bestiaccia comincio' una sarabanda infernale che ci copri' di spruzzi. Adesso pero' con quell'amo piantato attraverso la testa e quello della lenza ancora infilato nell'angolo della bocca non sarebbe mai riuscita a slamarsi. Aspettai che si calmasse un po' ne tirai l'intera testa fuori dall'acqua fino alle branchie e con una Ruger Mark II cal. .22 LR sparai otto colpi nella zona dove supponevo fosse il minuscolo cervello dell'halibut. Perche' 8 colpi? Perche' volevo vuotare il caricatore per non avere una pistola col colpo in canna sul ponte quando ancora non s'era tirato su il pesce. Di certo non volevo perdere tempo a scaricarla. Il pesce adesso era ben rilassato, ma le pinne ancora si muovevano. Sono pesci primitivi, come le anguille, anche col cervello distrutto possono ancora muoversi e divincolarsi. Un pesce di tale taglia che comincia a dibattersi sul ponte puo' rompere cose e spezzare gambe. percio' bisogna "accaprettarli." Chiesi a mia cognata di prendere un pezzo di cima e passarla intorno alla coda del pesce mentre lo tiravo su con la cima dell'amo da pescecane. Tiro su che ti tiro su, e chiedo a mia cognata se fosse riuscita a buttarne un cappio intorno alla coda. Mi risponde, "Ma se nemmanco ancora la vedo, la coda!" Mia moglie ed io dovemmo issare il pesce quasi interamente fuori dall'acqua, con la testa in grembo a mia moglie per legarne la coda. Poi passai l'altra estremita della cima dentro una branchia e fuori dalla bocca, e in tre issammo il pesce sul ponte, dove io immediatamente tirai la cima di nuovo verso la coda piegando il pesce a ferro di cavallo, perche' non potesse sbattere la coda e dibattersi sul ponte. A questo punto tirammo tutti un sospiro di sollievo, tosi dalla bocca del pesce sia l'amo al quale aveva abboccato che l'amo da pescecane, e tornai al porto a tutta callara, a quasi 50 kmh. Arrivati alla rampa del porto e trainata col verricello barca e pesce sul carrello, lo issammo a fatica sull'apposita forca per le foto d'occasione, ed ecco, piu' giu', la foto. Vi faccio presente che mia moglie (a quell'epoca incinta di nostra figlia e con molti kg di troppo guadagnati durante la gravidanza e perduti a fatica dopo il parto e mesi di dieta) e' alta un fathom--sei piedi--un metro e 84. No, la foto non e' un fotomontaggio. E mia moglie non e' neanche dietro il pesce, in secono piano, per farlo apparire piu' grosso come fanno tanti. No, e' anzi un pochino piu' avanti della bestiaccia.
Quanto pesava? Non mia moglie eh? ma l'halibut! 350 libbre!
 
E' vero che i serra sono poco commestibili?

Comunque, serra a parte, voglio spartire con voi una storia e una foto risalente all'Agosto del 1987, a Kodiak. Uscii con la mia Mako da 19 piedi e Suzuki 4-cilindri da 140 cavallucci. A bordo avevo mia moglie e mia cognata, Mio cognato era andato con un mio amico, direttore generale della locale cooperativa elettrica, in aereo a vedere l'impianto idroelettrico di Terror Lake. Il giorno precedente avevamo preso 8 halbut (il limite era due a testa) ma tutte piccole, intorno ai 10 kg l'una, e mio cognato, che avtrebbe voluto prenderne una bella grossa, era rimasto deluso e aveva deciso di non venire. Andammo parecchio lontano dal porto, in mare aperto, vicino William's Reef, su un fondale di 16 fathoms (un fathom e' 6 piedi, un metro e 84) ma sull'orlo di uno strapiombo che scendeva fino a 40 fathoms. Passammo un'ora senza che l'esca (un pezzo di tentacolo di polpo gigante e mezza aringa sull'amo) neanche fosse leccata da nessun pesce, neanche un merluzzo o un Irish Lord, una spece di grosso ghiozzo o coda di rospo, che in genere ci rompevano sempre le palle rimanendo allamati o rubabdo l'esca. Poi mia moglie mi disse: "Mi sono incagliata sul fondo." Il fondo li' e' sabbioso e ghiaioso, ma attraversato da lingue di roccia, basse scogliere che emergono dalla sabbia. Se l'amo o il piombo si incastrano fra le fessure, l'unico modo di staccarsi dal fondo e' attorcigliare la lenza (filo Dacron intrecciato da 80 o 100 libbre) intorno ad un apposito paletto infilato in uno dei fori poggiacanna e coperto da un pezzo di camera d'aria da bici perche' il legno non abrada la lenza e tirare con la barca. O si riesce a disincagliare il tutto, o si perde piombo e amo. Prima di ricorrere ad estreme misre, prendo la lenza in mano e tiro su. Invece della resistenza secca, dura, di una roccia sento un po' di cedimento, ma poco. Il Dacron non si allunga come il Nylon, non cede. Sapevo bene che cosa stava succedendo. Dissi a mia moglie: "preparati ad una lunga battaglia. Hai un grosso halibut attaccato all'amo. Ferra!" Con la canna da traino da tonni, piu' un manico di scopa che una canna, poco flessibile e resistentissima, lei diede tre o quattro tirate poderose e brusche. E la lenza comincio' a muoversi parallela alla barca, verso la prua, mentre la canna sussultava nelle sue mani. Se avete mai visto un halbut o un rombo che nuota, saprete che la testa va su e giu'.Anche l'halbut nuota cosi' e il movimento della testa fa sussultare la canna. Non c'e' mai dubbio di che pesce si tratti quando hai un halibut, anche piccolo, all'estremita' della lenza. La lenza si allontano' dalla barca mentre la frizione del Penn 6/0 strideva. Dissi a mia moglie di stringerla un po'. Con quella lenza pesante non c'era possibilita' che la spezzasse, a meno che non arrivasse alla fine di essa e spezzasse il nodo intorno alla bobina. Meglio cercare di non cedere troppa lenza. Ma anche dopo un paio di giri orari della frizione a stella la lenza continuava ad uscire. "Stringi di piu'!" E lei obbedi'. Ma c'erano rimasti si e no cinquanta metri di lenza nel Penn. Ma con la frizione ormai stretta al massimo, l'halibut comincio' a vincere l'inerzia della barca e a trainarla. La mia Mako era una barca molto pesante. Fibra di vetro, doppio fondo ripieno di schiuma sintetica per galleggaiamento serbatoi che pieni portavano 54 galloni di benzina (un gallone e' quasi 4 litri), attrezzatura varia, un fuoribordo che per essere montato sulla barca aveva richiesto un grosso verricello elettrico attaccato ad una piccola gru, e tre persone pesanti a bordo. E quell'halibut ci stava trainando, e ci traino' per un bel pezzo. finche' stanco (o dovrei dire "stanca," perche' solo le femmine raggiungono grosse dimensioni) non si fermo' di botto. Io avviai il motore e mi avvicinai mentre mia moglie riavvolgeva la lenza sul mulinello il piu' velocemente possibile per mantenere tensione sulla lenzaA quel punto fu come tirare su un sacco di patate, che pero' ogni tanto, dopo essere venuto su una decina di metri poi si riabbassava fino al fondo, e non c'era verso di impedirglielo. Poi, piano piano cominciammo ad ottenere risultati. Mia moglie pero' era stanca, e cominciai ad aiutarla. Io tiravo su la canna con la mano, e lei girava il mulinello per guadagnare lenza. Poi finalmente io mi affacciai dal lato della barca e viidi questa sagoma scura sotto la superficie. Rimasi a bocca aperta. Mi girai e scherzando dissi a mia moglie, "Hey, una bestiaccia del genere non la voglio sulla mia barca. Dammi il coltello che taglio la lenza!" E mia moglie immediatamente rispose con l'equivalente americano di "col *****!" La feci sedere sul sedile di mezzo, quello davanti alla console, e dissi a mia cognata di darmi l'amo da pescecane, un amo veramente enorme, che tenevo legato a sei o sette metri di cima legata a sua volta alla bitta dell'ancora. Con una mano tirai la lenza su piano piano, fino a quando la testa del mostro non fosse bene fuori dall'acqua. La bocca, aperta era larga piu' di un secchiello da spiaggia. Infilai la curva dell'amo da pescecane quanto piu' profondamente in quella boccaccia, lo inclinai per dirigerne la punta verso la parte ossea in mezzo agli occhi (gli occhi dell'halibut sono sullo stesso lato della testa, quello superiore) e diedi una strapponata all'amo con tutta la mia forza. La punta trafisse il palato e punta ed ardiglione spuntarono ben fuori dal sommo della testa. Lasciai immediatamente andare l'amo, e la bestiaccia comincio' una sarabanda infernale che ci copri' di spruzzi. Adesso pero' con quell'amo piantato attraverso la testa e quello della lenza ancora infilato nell'angolo della bocca non sarebbe mai riuscita a slamarsi. Aspettai che si calmasse un po' ne tirai l'intera testa fuori dall'acqua fino alle branchie e con una Ruger Mark II cal. .22 LR sparai otto colpi nella zona dove supponevo fosse il minuscolo cervello dell'halibut. Perche' 8 colpi? Perche' volevo vuotare il caricatore per non avere una pistola col colpo in canna sul ponte quando ancora non s'era tirato su il pesce. Di certo non volevo perdere tempo a scaricarla. Il pesce adesso era ben rilassato, ma le pinne ancora si muovevano. Sono pesci primitivi, come le anguille, anche col cervello distrutto possono ancora muoversi e divincolarsi. Un pesce di tale taglia che comincia a dibattersi sul ponte puo' rompere cose e spezzare gambe. percio' bisogna "accaprettarli." Chiesi a mia cognata di prendere un pezzo di cima e passarla intorno alla coda del pesce mentre lo tiravo su con la cima dell'amo da pescecane. Tiro su che ti tiro su, e chiedo a mia cognata se fosse riuscita a buttarne un cappio intorno alla coda. Mi risponde, "Ma se nemmanco ancora la vedo, la coda!" Mia moglie ed io dovemmo issare il pesce quasi interamente fuori dall'acqua, con la testa in grembo a mia moglie per legarne la coda. Poi passai l'altra estremita della cima dentro una branchia e fuori dalla bocca, e in tre issammo il pesce sul ponte, dove io immediatamente tirai la cima di nuovo verso la coda piegando il pesce a ferro di cavallo, perche' non potesse sbattere la coda e dibattersi sul ponte. A questo punto tirammo tutti un sospiro di sollievo, tosi dalla bocca del pesce sia l'amo al quale aveva abboccato che l'amo da pescecane, e tornai al porto a tutta callara, a quasi 50 kmh. Arrivati alla rampa del porto e trainata col verricello barca e pesce sul carrello, lo issammo a fatica sull'apposita forca per le foto d'occasione, ed ecco, piu' giu', la foto. Vi faccio presente che mia moglie (a quell'epoca incinta di nostra figlia e con molti kg di troppo guadagnati durante la gravidanza e perduti a fatica dopo il parto e mesi di dieta) e' alta un fathom--sei piedi--un metro e 84. No, la foto non e' un fotomontaggio. E mia moglie non e' neanche dietro il pesce, in secono piano, per farlo apparire piu' grosso come fanno tanti. No, e' anzi un pochino piu' avanti della bestiaccia.
Quanto pesava? Non mia moglie eh? ma l'halibut! 350 libbre!

Tutto il pesce di mare e" commestibile devi solo saperlo cucinare a modo, e se lo hai assaggiato da chi lo sa veramente cucinare, spigole ed altro ti assicuro che possono passare in secondo piano, anche pesce di terza categoria come le sarde, se fatte freschissime alla brace e condite sono divine, come le ope marinate o la pasta con il gronco alla Ponzese, poi bisogna essere anche un po" intenditori
 
Che qualcuno che bazzica nelle zone di Taranto e d'intorni vorrei sapere se qualche serra sta uscendo visto che SN gia4 uscite senza vedere una tocca
 
Tutto il pesce di mare e" commestibile devi solo saperlo cucinare a modo, e se lo hai assaggiato da chi lo sa veramente cucinare, spigole ed altro ti assicuro che possono passare in secondo piano, anche pesce di terza categoria come le sarde, se fatte freschissime alla brace e condite sono divine, come le ope marinate o la pasta con il gronco alla Ponzese, poi bisogna essere anche un po" intenditori

Sono d'accordo. Le sarde freschissime alla brace sono la mia passione. Peccato che qui non si trovano. In Italia ho mangiato quasi tutti i tipi di pesce di mare (o comprati o pescati da me) e a parte i cefali e le triglie di porto che sapevano di nafta mi sono piaciuti tutti. Ma i serra non li ho mai mangiati. Ho solo letto su qualche forum che non sono un granche'. Il grongo ha carne eccellente, se sai come spinarlo. A me piaceva molto il palombo. E la "torta" di alici fresche che faceva mamma era di una bonta' insuperabile: alici pulite, aperte in due e spinate messe a strati in una teglia con aglio e prezzemolo e intervallate con pane grattugiato e ben oliate con olio evo. Poi al forno fino a quando il pangrattato sulla superficie non era ben dorato, e a tavola. Calda o fredda era una leccornia! A me poi le sardone (non so veramente che cosa siano--sono sardine lunghe e grosse il doppio delle sardine normali) piacevano anche crude: tirate fuori dalla sciabica, decapitate e sbudellate, e mangiate mentre praticamente ancora guizzavano! E la pasta con le sarde alla siciliana e' una sciccheria! Qui io compro ogni settimana un kg e mezzo di filetti freschissimi di cefalo, spinati e squamati. Sono da cefali grossi un kg o piu', catturati in mare aperto nel Golfo del Messico, che e' a poco piu' di un'ora d'auto da casa mia. Me li faccio ordinare specialmente per me da un grosso supermercato locale. Arrivano belli sodi che odorano di mare. Li mangio freschi, o fritti, o alla mugnaia, o li affumico. Ho il surgelatore sopra il frigo mezzo pieno di filetti affumicati impacchettati a vuoto. Me li porto come "snack" quando vado a caccia. L'unico pesce di mare che mi piace poco e' proprio l'halibut--forse perche' ne ho mangiato troppo a Kodiak.
Un pesce che ai tempi miei era poco apprezzato in Italia erano le tracine. Eppure sono ottime. Ma mangiavo anche volentieri pesce d'acqua dolce, se era d'acqua limpida e pulita. C'era un posto sulla Cassia, credo che fosse vicino Manziana, dove c'era un fiumicello con una bella cascata, dove girarono diversi films. Prendevo un cestino pieno di piccoli ciprinidi pescando "a frustare" con un amo piccolissimo e un solo bigattino, e anche qualche bel cavedano innescando cavallette acchiappate sul luogo. Ma i miei pesci d'acqua dolce preferiti erano le anguille. Le ho pescate anche a mare, al porto di Civitanova Marche, a fondo, lanciando verso il mare aperto dallo spartiacque che proteggeva il porto dalle mareggiate, innescando un grosso lombrico. Pescavo anche al Tevere, sotto l'ospedale Santo Spirito, vicino alla cloaca. Prendevo barbi, ruelle e cavedani, ma non li mangiavo di certo. Li davo ai gatti del cortile. Avresti dovuto vedere che cosa veniva giu' con la corrente... Flottiglie di preservativi usati, pezzi di garza, porcherie varie... Eppure c'erano tanti vecchi fiumaroli che pescavano li' e giuravano sulla bonta' di quei pesciacci magnamerda!
 
Grande, io ho quasi esaurito la scorta, tocca fra un po" ricominciare a "zappare"!!! Pesca ho mollato da una ventina di giorni per impegni lavorativi, ma da settimana prossima si ricomincia a fare sul serio fino al primo Zip!!! Saluti
 

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