Continuo a seguirvi con molto interesse e attingo anche ad altre fonti sia per confronto sia per rimpinguare le mie , ahimè, scarse conoscenze del mondo rigato, e una prima opinione sui vari calibri e sul loro uso me la sono fatta: in Italia con il 30.06 si può cacciare tutto e ne avanza anche; altra opinione che mi son fatto è che la corsa a calibri esasperati, che con la caccia nostrana non hanno nulla a che vedere, vada a colmare la scarsa capacità dei cacciatori di piazzare il colpo. La caccia agli ungulati, cinghiale in primis, negli ultimi anni ha avuto un crescendo spaventoso, e molti che prima sparavano in aria ora sparano a terra, magari senza aver mai messo piede in un poligono o aver sparato ad una sagoma corrente, sono molto preoccupato ad esempio per quello che sta succedendo in Puglia dove una frotta di tordaioli per il solo fatto di aver seguito un corso teorico di caccia in battuta al cinghiale, andrà a comprarsi carabine seguendo i consigli del web riportati da Springer nel suo post.
Giovanni non hai torto quando consigli di aver sempre “ abbastanza fucile”, ed è vero che un selvatico non è mai “troppo morto”, ma secondo me questo vale per paesi come USA o Africa o Russia o Nord Europa dove ancora ci sono animali pericolosi, ma per l’Italia? Puoi trovarti al massimo contro un verro ****, una palla ben piazzata di un cal.12 non basta per spingerlo a più miti consigli?
Il buon vecchio Karamojo Bell uccise più di mille elefanti sparando con un .303 britsh, solo che dal professionista che era si era allenato a sparare ai cocomeri piazzati su di un palo alla stessa altezza del cervello del pachiderma e, per avere l’assoluta padronanza della sua arma, si allenava a tirare a palla alle oche e anatre.....