Anche stamattina diverse allodole di entrata che passano sopra Roma non visibili ma udibili con il loro verso in volo, quest'anno hanno ripreso ad entrare com'era una volta che dai primi di ottobre cominciavano il loro passaggio cosa che ultimamente non succedeva affatto parlo ovviamente nelle zone che frequento io attorno a Roma
Beccofino, un'allodola centenaria sopravvissuta a tanti pericoli, da falchi a cacciatori, da veleni agricoli a serpenti, da collisioni con Jumbo jets al decollo o atterraggio, alla prepotenza di specie invasive e nocive protette dall'ISPRA e dai suoi mandanti Verdi... Un'allodola saggia, dalle piume ingrigite intorno al becco, un po' lenta nel volo e dalle timoniere laterali, un tempo di un bel bianco ma ormai ingiallite, mentre guidava i suoi compagni sopra Roma emise un grosso sospiro insieme ad un trillo stanco e malinconico.
"Che cos'e' che ti affligge, Beccofino?" gli chiese Unghialunga che gli era il piu' vicino compagno di volo.
"Ricordi, nient'altro che ricordi... Vedi la' sotto quei palazzoni, quelle strade asfaltate, quei supermercati, quei campi di pomodori, quelle poche vigne, quei pochi terreni ancora non costruiti ma coperti d'erbacce e cespugli? Vedi quell'enorme aeroporto? Ci crederesti che quando feci la mia prima migrazione ottobrina tutto quel territorio era coperto per la maggior parte di erba e campi di grano. Gia' dopo essere passato con i miei genitori--che Dio li abbia in gloria--nel cielo sovrastante i piedi dei Colli Albani scendevamo tutte a rifocillarci. Molte di noi anzi preferivano rimanere li' magari per qualche settimana. Certe di noi addirittura rimanevano fino a primavera, e nidificavano dove adesso non e' che asfalto, cemento e mattoni..."
"Ma va?! Mi stai a prendere per la cloaca," rispose un po' impudentemente Unghialunga, giovane e soltanto alla sua terza migrazione. "Ma senti, non potremmo volare un po' piu' in alto? Quello smog, la puzza delle ciminiere e dei fertilizzanti chimici mi sta facendo venire la voglia di vomitare. Eppure di fame ne avevo tanta. Quand'e' che scendiamo a mangiare?"
"Eh, purtroppo non e' cosa facile per noi allodole. Non siamo mica storni, gabbiani, o tortore dal collare. Per noi in citta' non c'e' niente da mangiare. Soltanto una quarantina di migrazioni fa si poteva scendere alla Bufalotta, non lontano dal Vaticano, e li' c'era sempre da mangiare. Ma la citta' s'e' sparsa anche li'. Cemento, mattoni, asfalto, fabbriche, palazzi, e il poco verde che vedi sono i giardini intorno alle ville, dove crescono cose immangiabili per noi. Lo stesso sulla Cassia, sulla Salaria, la Flaminia. Purtroppo, quando abbiamo trovato quei miseri dieci ettari ancora buoni vicino Nettuno per rimpinzarci il piu' possibile, c'erano almeno cinquanta cacciatori. Quanto erano buffi, con gabbiette, giostre richiami e capanni di tela che nel mezzo del campo erano come un pugno nell'occhio. Certi mi hanno sparato addosso quando ero sceso un po' in ricognizione ma ero ancora a centocinquanta metri dai loro fucili. Mi hanno fatto il solletico, ed io in cambio gli ho rilasciato un paio di fatte calde calde. Spero che quelle abbiano fatto centro!"
"Ma allora quando si mangia?"
"Mah! La scorsa migrazione, quando tu eri con un altro gruppo, ho trovato qualcosa verso Artena. Ma se sapessi com'era l'Italia cent'anni fa!
Si', qualche cacciatore c'era, e noi eravamo piu' credulone. Bastava un cappello a cono con tanti specchietti appesi, o una civetta spennacchiata su un palo alto tre metri, e tante di noi ci rimisero le penne. Ma noi allodole ci infurbiamo velocemente. Dopo un po' non ci frega piu' nessuno... Aspetta! Guarda laggiu', c'e un piccolo seminato! Non vedo cacciatori, mi sa che e' uno dei tanti parchi che sono nati come funghi. Scendiamo, ragazzi! Facciamo colazione!
Il gruppetto di allodole scese su quel campetto e si ingozzarono avidamente del grano disperso sulla terra. Ma dopo qualche minuto cominciarono a sentire un dolore lancinante allo stomaco. Cercarono di involarsi per sfuggire al pericolo invisibile, ma le ali non avevano piu' forza. Dopo qualche convulsione smisero di respirare, dal vecchio centenario Beccofino, al giovane Unghialunga, ai giovanissimi alla prima migrazione.
Passando per caso vicino al campetto, un giovanetto di terza media scorse i petti e ventri bianchi delle allodole **** avvelenate dai grani cosparsi di topicida, Ne raccolse una, ed esclamo': "Cacciatori di mer@a! Le ammazzano e neanche le raccolgono!" E arrivato a scuola, con l'aiuto dell'insegnante grillino comincio' a redarre e a far firmare una petizione per la chiusura totale della caccia in Italia.