Re: Nasce il movimento politico Civiltà rurale Caccia Ambien
Re: Nasce il movimento politico Civiltà rurale Caccia Ambien
Avvenire: intervista a tutto campo a R.Grassi
Avvenire.it: Intervista a Rodolfo Grassi
NASCE IL PARTITO DEI CACCIATORI
I cacciatori diventano partito in una Federazione con il mondo rurale, i naturalisti e quanti hanno a cuore, senza ideologismi, la difesa della natura e la salute della gente. Manca l’atto di fondazione come documento ufficiale ma la decisione è stata resa esplicita e la Federazione italiana della caccia (FIDC), maggioritaria nella galassia delle associazioni venatorie rischia di frammentarsi proprio perché non potrà più parlare a nome di tutti i suoi associati. A Brescia nell’ambito dell’Exa, la più coinvolgente fiera di armi sportive e di oggettistica ed arte moderna legati alla caccia, Enzo Bosio,avvocato, dirigente FIDC noto in tutta Italia e con un larghissimo seguito in Lombardia, ha annunciato, ottenendo applausi, la nascita del raggruppamento. Il vicepresidente nazionale Tonino D’Angelo- anche il suo intervento ha riscosso palesi consensi- ha affermato di aver aderito ad una nuova organizzazione che non può non avere anche finalità politiche e Rodolfo Grassi, una lunga carriera da giornalista nel Corriere della Sera, presidente Federcaccia di Milano, Monza e Brianza ha chiesto un’assemblea straordinaria sulla gestione politica ed economica della FIDC e criticato il presidente nazionale Gianluca Dall’Olio. Lo accusa di un “inquietante” silenzio su una situazione politica grave senza aver affrontato con strumenti idonei i nodi finanziari dell’organizzazione che peraltro mirerebbe ad un pareggio di bilancio oneroso per tutti gli oltre 300 mila tesserati. Questi alcuni dei problemi a cui i cacciatori chiedono risposta che, fa notare Rodolfo Grassi, “non hanno dal presidente Dall’Olio che pur si è sempre detto uno specialista dell’informazione o non leggono nelle pagine del Cacciatore italiano, bimestrale della FIDC, impreziosito nell’ultimo numero da oltre dieci foto del presidente”.
Lei ha reso esplicito un malessere per mancanza di soluzioni da parte della presidenza FIDC ai molti problemi: in concreto quali sono?
“ Anzitutto non è un malessere ma una crisi di identità e quindi politica. I “malesseri” sono così tanti che un elenco risulterebbe incompleto e meglio di chiunque lo potrebbe redigere l’attuale presidente che nella passata gestione era vicepresidente vicario. Funziona ad esempio, il settore di studio della selvaggina migratoria e la cinofilia agonistica, dalla Fidasc ai campionati FIDC, ma c’è una carenza di dibattito e una povertà di proposte e progetti che non ha confronti. Tutto questo genera una caduta di fiducia per mancati obiettivi ed assenza di strategia, ci sono omissioni che diventano palesi censure negando quella libertà di espressione che è sempre stata una bandiera della Federazione, c’è una reticenza di informazioni sulla situazione interna della Federcaccia dopo il consistente aumento di prezzo della tessera associativa, un silenzio sulla editrice Greentime (3 grafiche, 2 giornalisti e 3 segretarie sono in parziale cassa integrazione), peraltro finanziata dai cacciatori tanto che il presidente Dall’Olio è responsabile anche del Consiglio di amministrazione e di cui si dice verrebbe ridotto il capitale sociale e, si spera, non il personale: sarebbe grave davvero se la Federcaccia che in periferia ha una solida rete sociale fatta di volontariato creasse, da parte dei vertici, anche un solo disoccupato”.
Tutto nasce quindi dal fatto che Tonino D’Angelo vicepresidente nazionale ha deciso di aderire ad un movimento oppure ci sono ragioni più profonde?
“La decisione di Tonino D’Angelo è solo uno e non l’ultimo episodio ed è coerente con la difesa che D’Angelo fa della caccia autentica, di un malessere già evidente anche nell’assemblea di dicembre quando furono compressi i tempi di dibattito. Non entro nel merito della decisione del vicepresidente a cui riconosco alto senso di responsabilità. La decisione, e molti dirigenti stanno convergendo sulla sua scelta togliendo di fatto il consenso al presidente, significa che D’Angelo, e molti altri Federcacciatori con lui, ha constatato l’inadeguatezza e l’assenza di prospettive della deficitaria azione politica della Federazione. D’Angelo ha sessant’anni e chi ha finalità politiche non aspetta tanto tempo: ecco perché definisco la sua decisione un atto di fiducia nei cacciatori. Non si dimentichi che il vicepresidente riveste un ruolo fondamentale nella Federazione essendo anche responsabile delle attività cinofile ed è stato per tanti anni presidente regionale in Campania. Lui dice di aderire al movimento e parlare a titolo personale ma si tratta di una responsabile finzione dialettica ed un atto di riguardo verso la FIDC, una manifestazione di affetto e non politica. Mi pare invece gravissimo il silenzio della presidenza che, in questa sua Caporetto di consensi, non si è ancora espressa né ha sentito la necessità di comunicare la decisione del vicepresidente ai tesserati che meritano maggior considerazione e rispetto, se non altro perché sono loro che pagano. Il rispetto che merita lo stesso D’Angelo contro cui il silenzio diventa grave censura politica”.
Ma il presidente non potrebbe essere stato preso di sorpresa da una scelta maturata all’improvviso?
“ In Campania non c’è una via di Damasco in cui incontrar la fede, ancorchè politica quindi la decisione di D’Angelo e di Bosio viene da lontano suggerita dalla (triste) realtà delle cose. Semmai diciamo che il vertice FIDC non ha intercettato il malessere diffuso neppure quand’è rimasto azzoppato dalle dimissioni del vicepresidente Leandro Calzetta: rinunciò anche ad un compenso di ventimila euro all’anno per declassarsi a consigliere di presidenza. Anche in quel caso il presidente ruppe il silenzio dopo molto tempo annunciando che Calzetta veniva sostituito da Massimo Buconi, politico di Perugia ma senza indicarne esplicitamente le motivazioni. Spero che almeno col neo vicepresidente la convivenza sia più lunga anche se qualche dubbio può sorgere… ”
Ma i politici c’erano e ci sono in Federcaccia …
“Certamente ma erano uomini impegnati nelle istituzioni e quindi hanno portato la loro esperienza…Giacomo Rosini presidente ancora ottimamente ricordato era deputato, proprio come furono parlamentari Italo Giulio Cajati e il senatore Monni. Inoltre hanno avuto incarichi rilevanti fra gli altri anche il giornalista e senatore Livio Caputo. Infine, il sindaco leghista di Verona, Tosi, è presidente FIDC del Veneto e mi pare sia stato scelto proprio per il suo incarico non risultandomi un suo precedente impegno a livello nazionale in FIDC ”
Non c’è niente di ideologico nelle critiche che lei fa al presidente?
“Assolutamente no. Lui si professa di quella sinistra che io definisco sorridendo “incravattata da Marinella, calzata da Church e che modella la vita sui giri delle lancette dei Rolex. Quella sinistra insomma che guardo con il sospetto con cui la guarda l’amico Mario Capanna lo scorso anno presente all’assemblea cacciatori di Milano. Il presidente Dall’Olio ha mostrato un qualche fastidio per il mio palese cattolicesimo che mi ha portato a scrivere con Gianni Locatelli la “Preghiera del cacciatore” a cui Martini allora cardinale di Milano diede l’imprimatur elevandola a patrimonio spirituale della Chiesa. Tutto qui anche se sono convinto che il cattolicesimo sociale- sono cresciuto nell’ateneo di Pisa nei giorni di don Lorenzo Milani di cui fui e sono estimatore, ho studiato dai Francescani e resto orgoglioso testimone e sostenitore del loro credo – niente ha da invidiare a tanti uomini di sinistra che potrebbero parlare e magari agire in maniera ancor più convincente se avessero letto nel vangelo il discorso della montagna. Inoltre al Corriere della Sera mi sono sempre occupato dei problemi sociali e quindi della gente rappresentando anche i miei Colleghi nel Comitato di redazione e firmando per loro quegli accordi di lavoro che ancor oggi sono all’avanguardia”.
Uno come lei che si sente francescano perché spara agli animali?
“ Sono nato cacciatore, mi piace esserlo con misura e giudizio. Tra uomo ed animali nella concezione cristiana c’è una differenza fondamentale non di grado, (cioè uomo più intelligente etc) ma di natura. L’uomo non è un animale pur avendo molti punti anatomici in comune con loro. Ha infatti un’anima spirituale, immortale al contrario degli animali. Gli animalisti quando affermano “l’uomo e gli altri animali” dicono una sciocchezza perché c’è l’uomo e ci sono a parte gli animali. E l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,26) , ed è il centro di tutta la creazione.
La sua critica è anche rivolta al fallimento della proposta del senatore Franco Orsi per una nuova legge che, secondo lei avrebbe mutato le sorti della caccia …
”Certamente. Ci sono stati incontri, discussioni, ripensamenti, progetti alternativi poi tutto si è estinto nel silenzio ed anche il senatore Franco Orsi, figura di spicco e che avrebbe meritato molto di più dall’attuale presidenza, è stato lasciato solo. Conclusione: sono stati spesi soldi dei cacciatori ed energie di tutti ma il fatto più grave è stato legittimarsi nel seminare speranze senza rendersi conto che il cacciatore, che paga, ed insieme a lui agricoltori ed opinione pubblica avrebbero raccolto delusioni. E’ anche così, ne sono convinto, che si favoriscono i nemici della caccia. Dalla metà di giugno, siamone certi, tutto ricomincerà daccapo come in un paradossale gioco dell’oca per finire poi , come accadde con Orsi, in una festa trista. Crudele solo per il cacciatore.
Come vorrebbe fosse la nuova legge?.
“Il popolo dei cacciatori misura sui fatti di calendari venatori, tasse (troppe) e selvaggina (troppo poca) le promesse che vengono fatte e che puntualmente spuntano a primavera e cadono in autunno come le foglie secche. Fino agli anni Novanta potevamo cacciare in tutta Italia con una sola tassa. Ora ne paghiamo almeno tre ( una allo Stato, una alla Regione ed una all’Atc) per tentare di cacciare in un fazzoletto di terra. Gestione è diventata in molte zone sinonimo di selvaggina pagata dal cacciatore i cui rappresentanti, non raramente, anziché esserne i sindacalisti ne sono diventati i padroni. Credo che il Movimento o partito o chiamatelo come volete a cui Bosio e D’Angelo dicono di aderire sia stato partorito da questa situazione e se la Federcaccia di Dall’Olio non gli è madre certamente dovrebbe essere …..tra gli invitati al brindisi del battesimo. Se non altro perché col suo comportamento ha contribuito a legittimarlo”.
a cura di Michele Cènnamo
Tratto dalla rubrica “L’Italia che cresce” del sito avvenire.it