La caccia con l'arco (1 utente sta leggendo)

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Alberto 69
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Nell'era delle tecnologie avanzate, la caccia con l'arco, con questo “pezzo di storia” tra le mani, continua ad esercitare un fascino incredibile, sicuramente per il mondo di conoscenze ed emozioni in cui da sempre gravita che varcano ampiamente i confini dell'ambito venatorio.

caccia-con-arco-.jpg
Quale cacciatore non ha iniziato o scoperto la sua passione costruendo da bambino il primo arco? In pochi credo potranno dire il contrario.. da quando il primo uomo si trovò sulla terra e dovette ingegnarsi per poter sopravvivere, iniziò a farsi spazio gradualmente l'idea di quest'arma, compagna di caccia, poi di guerra, cambiata nel corso della storia nei dettagli, ma rimasta immutata nell'essenza.

Oggi eletta a simbolo di tradizione ed etica venatorie, la caccia con l'arco è il sinonimo di un coinvolgimento non solo del cacciatore con la natura, cosa che avviene in ogni pratica venatoria, ma di una fusione totale nell'ambiente della propria preda, in una distanza che quasi si annulla e permette percezioni sensoriali ed emotive uniche nel loro genere.

La consapevolezza per un arciere di non poter scoccare una freccia letale a più di 20/30 metri al massimo, porta a sviluppare tecniche e conoscenze di ambiente e selvatici da cui dipenderanno senso e riuscita in ambito venatorio.

Si tratta di riuscire a recepire e tradurre il linguaggio non scritto della natura, valutare le orme o gli altri segnali spesso quasi impercettibili lasciati dal passaggio dei selvatici, per poter arrivare con successo al grande incontro finale faccia a faccia con loro.

Soprattutto quando ci si muove alla scoperta di nuovi territori, risulta davvero fondamentale saper non solo osservare, ma anche dove mettere i piedi per non creare il minimo rumore o stato di allerta per i possibili animali presenti.

La legge venatoria italiana consente la caccia con l'arco equiparandola a tutte le altre tecniche, con lo stesso regolamento in vigore per le altre forme venatorie, quindi nessuna rinuncia particolare è richiesta a chi volesse iniziare.

L'unico comprensibile limite imposto alla caccia con l'arco riguarda la caccia di selezione per la quale è d'obbligo l'uso dei calibri rigati; non potrebbe essere altrimenti in un contesto in cui l'abbattimento del selvatico ha più che mai un valore scientifico e il margine per gli errori è quasi inesistente.

Con l'arco solitamente non si caccia con il cane poiché il modo migliore per essere efficaci è attendere il selvatico in un appostamento sopraelevato, oppure tentare l'avvicinamento in estrema calma e con il minimo rumore, cercando di anticipare gli spostamenti sui camminamenti abituali mattutini e serali in modo da farsi trovare pronti dall'animale in arrivo senza destare il minimo sospetto.

Fondamentale sarà tenere presente la direzione del vento e i cambiamenti climatici, persino le fasi lunari che influiscono sull'alimentazione e sulla crescita delle piante.

Importante è anche non lasciare odori sulle vie di accesso ai possibili passaggi che possono darci un'occasione e col tempo si riusciranno a creare le condizioni per sorprendere i selvatici mentre transitano verso le zone di pastura o di rimessa

È l'esaltazione dello still hunting, ovvero l'arte di leggere le tracce che permettono un accostamento ragionato al selvatico di cui occorre conoscere tutto, per ottenerne un'immagine nitida sul terreno durante il reperimento delle fatte, del pascolo o altri segni.

Inutile credo cercare di descrivere l'emozione o la soddisfazione di scoccare una freccia dopo tutto ciò, a meno di 40 metri.

Una delle sensazioni più entusiasmanti riservate a questi cacciatori è sicuramente quella di riuscire in alcuni casi a sentire l'odore del selvatico vicino.

La precisione del tiro a questo punto è determinante onde evitare estenuanti o inutili inseguimenti, se non peggio semplici ferimenti del selvatico.

Per questo è d'obbligo non solo la perfetta conoscenza dei punti vitali da colpire, ma un allenamento serio e costante effettuato in precedenza.

In questa caccia più che in altre, nulla può davvero venire lasciato al caso, la responsabilità è notevole e la consapevolezza dei propri limiti fondamentale, è questa l'etica del bowhunter.

Chi si avvicina a questa disciplina venatoria è necessario che venga introdotto ed istruito da un istruttore e faccia la propria esperienza inizialmente su sagome animali, meglio se tridimensionali e realistiche. Non si può pretendere di iniziare subito a tirare ad un bersaglio vivente in modo maldestro ed impreciso.

GLI ARCHI


Gli archi a disposizione per l'uso venatorio sono sostanzialmente di due tipi: l'arco classico a curvatura unica, detto “custom” e l'arco a curvatura differenziata detto “compound” affermatosi in America poi in Italia a partire dagli anni '60.

Il custom, solitamente in legno richiede un notevole sforzo progressivo nella tensione, mentre il compound che è un'evoluzione del primo ha una curvatura differenziata e riesce a demoltiplicare la forza necessaria per mantenerlo teso.

Ciò si ottiene grazie ad un semplice sistema di carrucole eccentriche che entrano in funzione automaticamente dopo la tensione iniziale e caricano l'arma.

La costruzione dell'arco custom prevede un'impugnatura centrale solida, solitamente in legno di noce, in cui vengono inseriti i flettenti spesso di acero.

Non di rado però la superficie esterna lignea nasconde un'anima in fibra di vetro che aumenta potenza ed elasticità dell'arma. La corda è in dacron. Più complessi inevitabilmente i materiali del compound in cui i flettenti robusti ed elastici sono spesso affidati alla grafite o alla fibra Gordon. Le carrucole possono essere circolari o ellittiche per aumentare la velocità nel momento del rilascio.

L'arco custom ha sicuramente un sapore più tradizionale ed arcaico, quello compound rappresenta la versione tecnologica di questa caccia, in cui tuttavia sono innegabili i riscontri positivi in termini soprattutto di versatilità e precisione.

Oltre alla possibile applicazione di mirini o bilancieri, nel compound è regolabile il carico dell'arma. Ciò consente di tarare l'arco ad esempio sulle 50-60 libbre per la caccia agli ungulati, oppure a 30-40 libbre per la caccia a selvaggina minore.

ABBIGLIAMENTO

Se l'estremo avvicinamento al selvatico è certamente la parte più emozionante della caccia con l'arco, ne è anche la più difficile.

Oltre a tutte le difficoltà di natura tecnica e comportamentale i problemi nell'accostamento o nell'attesa della selvaggina sono sicuramente legati ad un necessario ed estremo mimetismo, non solo olfattivo ed acustico, ma anche cromatico.

La vista del selvatico dobbiamo tener presente che diversamente dalla nostra, nelle ore crepuscolari sarà altamente sensibile alle gradazioni troppo scure tendenti soprattutto al blu, mentre restando su tonalità calde come il marrone si verrà percepiti come un'indistinguibile sfumatura di grigio. Molto importante è spezzare il proprio contorno con forti contrasti tonali in modo da disorientare una percezione che molto spesso si basa sulla differenza luce-ombra.


fonte:all4shooters.com
 
Gli archi mi sono sempre piaciuti, ricordo che da bambino li costruivo dai ferri degli ombrelloni e oltre che insidiare lucertole e qualche uccelletto da sotto gli alberi, lo usavo anche nella pesca subacquea alle sogliole sui fondali sabbiosi. Ora ne ho uno comprato da Big Hunter e lo uso per far due tiri al bersaglio. Ciaoooo.
 
E' un tipo di caccia molto affascinante, ma anche molto difficile da quanto ho letto...e purtroppo non ho mai avuto il piacere di incontrare di persona qualcuno con questa passione, non credo siano in molti a praticarla (aggiungerei: peccato... :-)
 

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