Re: Dal DELTA DANUBIO ultimissime
Salve a voi ACQUAIOLI CACCIATORI
Dell’ultima cacciata fatta in Delta Danubio nei giorni 17-18-19 dicembre scorsi fatta con altri 5 carissimi amici – 4 toscani ed un romano, tutti matti ed espertissimi acquaioli – non vi racconterò le 3 giornate ma solo una di queste, la seconda.
Come ben ricorderete e ancora stiamo “sentendo” era iniziata già da qualche giorno l’arrivo del maltempo con nottate e albe molto fredde, intorno ai -9°.
Il primo giorno avevamo fatto le coppie cacciando in postazioni distanti circa 1 kilometro una dall’altra e si erano fatti buoni risultati - ad eccezione mia e del mio compagno che avevamo raccolto circa la metà degli altri – ritornando alla base ben contenti e ancora più carichi per l’indomani.
George e i due guardiacaccia, durante la nostra cacciata, come solito avevano visionato la Riserva per verificare dove le anatre stazionassero maggiormente e dove il passo delle oche era più considerevole per poi riferire e decidere ove cacciare il giorno successivo. Poiché si era smesso alle 14 e qualcuno non riusciva a starsene tranquillo al caldo e riposare ma aveva voglia di “tirare” alle folaghe, in gita venatoria ha scoperto un laghetto di circa 10 ettari completamente pieno di anatre ed oche rivoluzionando, quindi e giustamente, le eventuali scelte. Infatti, tutti di ritorno dalla cacciata pomeridiana - io con il mio drahtthar a fagiani e beccacce, gli altri 4 da aspetto alle anatre e “lui” dalle folaghe – meeting e decisione di partire la mattina successiva alle ore 4,30 per cacciare sul nuovo posto dal barchino, ove bisognava anche trovarsi il proprio “spazio” e mimetizzarsi. Ma – c’è sempre un MA – guardando le previsioni avremmo avuto vento da Nord a 25 km/H con temperatura a -14°. La nottata è stata tormentata, non solo dall’eccitazione dell’indomani, ma dal vento forte che faceva sussultare considerevolmente l’alloggio.
Pimpanti ci svegliamo e fatta subito colazione, preparate le colazioni al sacco perché non si aveva intenzione di rientrare per pranzo, caricate tutte le masserizie si parte con 3 barche ed una di appoggio per la meta finale. La brutta notizia – io che conosco bene quei posti - mi viene subito data dallo scorgere il primo ghiaccio formatosi nel canale di transito ove l’acqua era meno mossa e battuta dal vento, ma si continua. Attraversiamo il grande lago Uzlina prendendo di lato le onde e le raffiche di vento e d entriamo nel laghetto di destinazione. Qui la mia da paura diviene certezza: era già ghiacciato per oltre il 40% e continuava velocemente la sua corsa. Il capo guardiacaccia mi guarda e mi dice che si torna, ed anche subito, in barcone perché si rischia di rimanere bloccati dal ghiaccio, quindi niente caccia. Tutti quanti consapevoli di nulla poter contro quella Natura così avversa, mogi mogi accettiamo quello che era il nostro destino, ritornando. Appena giunti si decide di andar a riposare sino alle 10 per ripartire cercando acqua non ghiacciata nei diversi canali. Così faccio quando alle 9,30, mentre dormivo di grosso, letteralmente mi buttan giù (quasi) la porta dicendomi che osservando sulla terra ferma le mucche al pascolo dirette tutte nella stessa direzione han scoperto un rigagnolo d’acqua non gelato, ove queste van a bere, con migliaia di anatre ed oche posate. Mia alzo di soprassalto mi vesto ed insieme ai 5 compari dopo 15 minuti si parte alla volta di “sta cosa” a circa 800 metri dal barcone. Non siam neppure arrivati, eravam distanti ancora 150 metri che, disturbati dal rumore del motore, si alza un volo di almeno 200 uccelli tra germani e alzavole dall’imboccatura del rigagnolo accompagnato da oltre 30 oche distanti una decina di metri. Questa cosa acquosa era lunga 300 metri con una larghezza iniziale di 10 metri e finiva, disperdendosi nel fango, con una larghezza di 20 metri. Si è deciso subito che io e Antonio stessimo, con 3 stampi di germano, 1 di oca e un’anatra rotante, all’imboccatura mentre gli altri 4, divisi in 2 postini uno di fronte l’altro, alla fine ove nel frattempo si eran levati un migliaio di uccelli. Tagliati un po’ di arbusti e fascine adattati con un telo mimetico siam già pronti che già arrivano germani in voli da 20/30 uccelli. Iniziamo con i richiami e tutt’intorno a perdita d’occhio si vedono voli corposi di anatre che dirigono verso di noi. Mentre cacciavamo e si sudava dal correre per recuperare i caduti inizia a nevicare intorno alle 12,30 con folate di vento gelido che ci tagliava letteralmente il volto e ghiacciava le mani nonostante i guanti delle diverse marche tecniche consigliate. Germani, alzavole, fischioni, codoni, moriglioni, folaghe, fistioni turchi e perfino una lombardella minore si eran dati appuntamento in quel sito, nonostante il pessimo tempo e la nostra presenza. Era uno spettacolo indescrivibile, inimmaginabile !!! Il cielo cupo e plumbeo in contrasto con il rossore del sole al tramonto e la neve che a folate veloci e continue veniva giù. Noi messi con le spalle al vento e tutti gli indumenti, da quel lato, letteralmente coperti di ghiaccio aspettavamo le anatre e le oche che, prendendo il vento, calavano sull’acqua.
Abbiamo smesso alle 15,30 con mani e piedi congelati, inzuppati ed infreddoliti e poche cartucce inesplose. Quant’è stato il raccolto ? Non lo so, non importa ! Mi interessa l’aver vissuta con dei miei amici cari un’esperienza unica e inenarrabile che certamente rimarrà scolpita nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Come diceva mio nonno: non dir mal del dì prima di notte.
E’ stato proprio così: da un giorno iniziato malissimo è venuta fuori un’esperienza da favola.
Alla prossima
Mimmo Tursi