- Registrato
- 23 Ottobre 2011
- Messaggi
- 21,343
- Punteggio reazioni
- 8,775
- Età
- 55
- Località
- Giugliano in Campania (NA)

Cercare, trovare e soprattutto saper interpretare le tracce lasciate da un branco di cinghiali in una zona ricca di animali non è affatto difficile. L’abilità di un traccino – tracciatore la si vede quando invece riesce a scovare ed a seguire le tracce lasciate da un solo cinghiale in una zona dove di animali ce ne sono pochi o quasi niente. Spesso un buon tracciatore è in grado di trovare un’unica, flebile traccia di capirne quanto pesa l’animale che l’ha lasciata, di riconoscerne il sesso e di capire addirittura se quando l’animale l’ha lasciata era calmo, nervoso oppure inseguito. Poi, se le condizioni atmosferiche e la morfologia del terreno lo permettono, un abile traccino è capace anche di seguire quella traccia fin dove s’è rifugiato il selvatico. Io sono nato e cresciuto nella Maremma Laziale ed ho cacciato per tutta la vita sui Monti della Tolfa dove è nata la cosiddetta “Cacciarella”, o caccia poverella come la chiamavano i vecchi cacciatori visti i carnieri di una volta. La Cacciarella tradizionale era, ed é tuttora, una forma di caccia al cinghiale molto spettacolare, emozionante e coreografica che può vedere impegnati un numero assai variabile di cacciatori. E’ infatti possibile praticarla sia con striminzite squadrine di cinque - sei persone sia con un esercito di centocinquanta e più cacciatori. Di solito la media degli iscritti ad una squadra regolarmente iscritta presso la provincia competente, varia dalle trenta alle sessanta unità. In certe zone della Maremma e dell’Appennino, dove ancora esistono delle grandissime tenute private, di solito, un paio di volte l’anno i proprietari organizzano delle fantastiche battute al cinghiale. In quelle occasioni mondane, i partecipanti sono veramente tanti, quindi si circondano interi corpi di macchia ( spesso di centinaia d’ettari) e poi si liberano orde di cani. Indipendentemente dal fatto che le battute si svolgono esclusivamente in zone riservate e considerata l’enorme estensione del territorio, un congruo carniere è sempre assicurato, ma quando invece si è in otto – nove cacciatori a cercare di “armare” una Cacciarella, il tratto di macchia da battere deve essere ridotto al minimo. Solo così si avranno buone probabilità di trovare e soprattutto di abbattere almeno un cinghiale. Per cercare di limitare il tratto di bosco da battere, è fondamentale individuare con il minor scarto possibile dove sono le lestre (i rifugi dove si rimettono i cinghiali). Ed anche per esser certi, che una volta trovati gli animali, fuggano verso dove sono appostati i pochi cacciatori, bisogna conoscere alla perfezione le strade che sono abituati a percorrere. Forse non tutti sanno che durante una battuta, indipendentemente dal grande lavoro svolto da canai, bracchieri e braccaioli e dalla direzione del vento, nel novanta per cento dei casi i cinghiali cercheranno sempre di sottrarsi all’accerchiamento percorrendo sentieri e tratturi a loro noti. Non a caso in diverse squadre di cinghialai toscani è in vigore la vecchia e buona usanza che chi va a tracciare può scegliere dove mettersi di posta. Come già detto, un buon tracciatore deve essere in grado trovare una traccia e soprattutto deve essere bravo a risolvere subito il primo, fondamentale enigma: è una traccia stata lasciata di recente oppure è “vecchia” di giorni? Specialmente quando il terreno è troppo bagnato o troppo asciutto non è facile distinguere se un impronta è stata lasciata da un cinghiale quando è rientrato nel bosco al mattino, o di quando n’è uscito la sera tardi. O addirittura se è di qualche giorno prima. A volte é molto facile confondersi così, per essere certi di non sbagliare, si deve ricorrere all’infallibile aiuto di un ausiliare esperto. Un buon cane, è determinate nell’interpretazione di una traccia, dal suo comportamento si capisce se l’impronta trovata merita d’essere seguita oppure no. Poi c’è da fare una netta distinzione tra l’individuare una traccia vera o un semplice “segno di presenza”. Non è detto che ambedue siano degli indizi utili su dove cercare i cinghiali. Vedere un po’ di movimento qua e là ed il tracciare seriamente una zona dove vorremmo organizzare una battuta, non è la stessa cosa. “I cinghiali li devi cercare in camera da letto dove vanno a dormire e non in camera da pranzo dove sono stati a mangiare!” Questo è un vecchissimo proverbio maremmano, che sta a significare che i cinghiali vanno cercati dove si sono rintanati a riposare e non dove sono stati a mangiare. Ormai dovrebbe essere noto a tutti che un branco di cinghiali, anche molto numeroso, nell’arco di una nottata può percorrere decine di chilometri. Il Re della Macchia è un nomade molto tenace che durante le sue scorribande notturne fa i giri più impensati. E’ capace di andare a cibarsi a distanze considerevoli dai suoi abituali rifugi solo per il gusto di farlo senza nessun apparente motivo. Quindi, per il buon esito della caccia, la tracciatura deve essere presa sul serio e devono farla dei professionisti, perché è in funzione del loro lavoro che si organizza la battuta. Un aspirante tracciatore non dovrà MAI andare a tracciare stando comodamente seduto nel fuoristrada, come non dovrà MAI controllare i campi da lontano con un binocolo. Le cosiddette Rumate (in dialetto laziale) e le Scaugliate e Grufolate (in gergo toscano) sono soltanto dei segni di presenza, nient’altro. La tracciatura o assestatura (come viene chiamata dalle mie parti) va fatta per bene “alla tonda”, il tracciatore deve fare il giro completo del bosco e ritornare precisamente dove ha iniziato la cerca. Vi sarete accorti che parlo sempre al singolare perché il traccino – tracciatore – assestatore deve essere solo se vuole svolgere un buon lavoro, perchè ha poche occasioni di distrarsi e ancora meno possibilità di confondersi. Quando si deve tracciare una macchia, un bosco o un’intera montagna bisogna farlo totalmente, senza tralasciare di controllare nessuna zona, anche se a prima vista potrebbe sembrare molto improbabile il transito degli animali Le impronte vanno cercate, trovate, identificate e.. contate; quelle che indicano che i cinghiali sono usciti dal bosco come quelle che indicano che gli animali ne sono rientrati. Se durante la tracciatura si avvistano due entrate e due uscite, bisogna riconoscere quali sono quelle fresche e quali quelle vecchie perché le probabilità che i cinghiali siano rimessi all’interno della macchia sono al 50%. Mentre se troveremo due serie d’impronte in uscita e ben tre in entrata, non ci sarà possibilità d’errore! E’ praticamente matematico che i selvatici sono dove speravamo che fossero. Tra le tracce vere e proprie, quelle da prendere in considerazione e da seguire per intenderci, ed i “segni di presenza, metterei anche il controllo degli insogli. Gli insogli sono quelle pozze d’acqua e fango dove i cinghiali vanno a rotolarsi sia in estate sia in inverno, per cercare refrigerio ma in particolare per combattere i parassiti esterni. Di solito i cinghiali amano “insogliarsi” in un bel bagno di fango poco prima di andare a rimettersi nelle loro lestre. Se ci accorgiamo che un insoglio è stato visitato da uno o più animali, state certi che non sono andati molto lontani. Vi sarete accorti che mi sono preoccupato di descrivere come va fatta una regolare tracciatura a fine “venatorio”, non c’interessa censire, contare o controllare le popolazioni ungulate della zona, quelle sono operazioni che vanno fatte in altre occasioni. La tracciatura è talmente importante nella caccia al cinghiale, che spesso il “bottino” annuale di una squadra dipende da come sono state le condizioni meteorologiche. Se non avrà piovuto molto e quindi di tracce se ne saranno viste poche, allora si che la Cacciarella sarà stata proprio Poverella!
fonte:arsvenandisardegna.it