Potrebbe esserci stato anche lui, A. C. di anni 12, nella battuta di caccia al cinghiale nei boschi di San Michele di Irgoli, in provincia di Nuoro. Subito sono partiti i soccorsi, avvenuti anche con l’ausilio di un elicottero. Il dodicenne è in gravi condizioni all’ospedale San Francesco di Nuoro. Secondo le prime ricostruzioni dei Carabinieri il ragazzo sembrerebbe aver preso parte alla battuta assieme al padre, o comunque potrebbe averlo accompagnato. Poi quel colpo di fucile esploso da un compagno di battuta.Inevitabili le critiche, anche alla luce dei già alti numeri, sia di morti che di feriti, che si sono registrati in questa stagione venatoria. Dati che sembrano seguire un trend pericolosamente positivo. Questo secondo Stefano Deliperi, portavoce di LAC (Lega Abolizione Caccia), Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, il quale si chiede anche del perché un ragazzo di dodici anni era tra i cacciatori.
La legge sulla caccia non prevede in nessuna parte la figura di “accompagnatori” né tanto meno la presenza a qualsiasi titolo di minori. Occorrono 18 anni per richiedere la licenza di caccia. Inoltre, per il primo anno, il neo cacciatore deve essere accompagnato da un altro cacciatore, ma più anziano. Di fatto questo è l’unico caso di un “accompagnatore” inteso però come una persona esperta che accompagna il neofita.
N.B: nelle primissime notizie circolate poco dopo l’incidente era stato riferito del decesso del dodicenne. Ciò non corrisponde al vero e i sanitari stanno decidendo per un eventuale intervento chirurgico.
OVVIAMENTE GLI SCIACCALLI CI SGUAZZANO!!!!!!
[h=1]Incidenti di caccia – tutti i dati: dalla Regione “Medaglia di Piombo” all’età media di chi ferisce o uccide[/h][h=3]L'Associazione Vittime della Caccia: problema a monte, la legge sulla caccia ha creato un sistema malato.[/h]16 morti e 50 feriti, di cui ben 18 vittime tra la gente comune. Ovvero 14 feriti e 4 morti non cacciatori. Continua così il triste conteggio dei dati sugli incidenti di caccia relativi alla sola ultima stagione venatoria, ancora in corso, diffusi dall’Associazione Vittime della Caccia che se la prende ora con il vademecum tecnico-informativo sulla “Sicurezza a Caccia“. Decalogo, riferisce l’Associazione, diffuso dalle rappresentanze di categoria dei cacciatori e che non avrebbe dato risultati. Anzi, si commenta con un pizzico di amaro sarcasmo, “se non bastassero le precauzioni attente e responsabili dei cacciatori che gentilmente entrano in casa vostra, potete dotarvi, passeggiatori, escursionisti, dilettanti di giardinaggio e donne che stendono i panni sul balcone, del nuovo tessuto salvavita che vi coprirà da capo a piedi rendendo spensierato il vostro tempo libero“, dicono sempre dall’Associazione Vittime della Caccia.Secondo l’Associazione , il problema risiede a monte, ovvero nella legge 157 approvata venti anni addietro, che dovrebbe disciplinare l’attività venatoria. Una legge che sarebbe in realtà applicata solo nelle parti funzionali per i cacciatori. “In tal maniera – dichiara Daniela Casprini, presidente dell’Associazione Vittime della caccia – si è creato un sistema malato che si autoalimenta, quanto invece contemplato nella legge nell’interesse della collettività si fa finta di non conoscerlo o si lascia il libero arbitrio ai cacciatori di valutare se sia il caso o no di prestarci attenzione: come ad esempio le distanze di sicurezza da case, strade, recinti ecc…“.
L’Associazione Vittime della Caccia, fa ancora di più e diffonde ora il quadro della regioni con il più alto numero di incidenti e vittime per armi da caccia. Si va dalle regioni in pre apertura (primo settembre) ai dati riepilogativi di fine ottobre. A ciò si devono aggiungere gli ultimissimi due feriti occorsi sabato tre novembre.
Medaglia di piombo: Lombardia con 13 incidenti, di cui 5 mortali e 8 ferimenti. Segue il Piemonte con 7 incidenti, di cui 3 mortali. Terzo posto il Veneto: 7 incidenti di cui 1 mortale. Seguono Emilia Romagna e Toscana, 5 incidenti: 1 morto e 4 feriti cadauna. E così via lungo quella che l’Associazione definisce una striscia di sangue lunga quanto l’Italia.
La stessa Associazione ha approfondito poi alcuni aspetti, come nel caso dell’età media di chi spara e uccide o ferisce. Si attesterebbe intorno ai 60 anni. E per chi poi, amante della doppietta in spalla, chiama a consolazione i morti di incidenti d’auto o sul lavoro, Daniela Casprini ribatte che sono in realtà attività esercitate da milioni di persone (non 700.000 circa come i cacciatori), 24 ore al giorno (e non 3 giorni a scelta su 5 settimanali, per 4 mesi e mezzo della stagione venatoria), in luoghi preposti (e non a casa d’altri), ma soprattutto sono attività ineludibili.
“Quindi basta con la solita solfa delle vittime della strada e del lavoro – conclude la Presidente dell’Associazione Vittime della Caccia - perché il paragone non regge proprio“.
La legge sulla caccia non prevede in nessuna parte la figura di “accompagnatori” né tanto meno la presenza a qualsiasi titolo di minori. Occorrono 18 anni per richiedere la licenza di caccia. Inoltre, per il primo anno, il neo cacciatore deve essere accompagnato da un altro cacciatore, ma più anziano. Di fatto questo è l’unico caso di un “accompagnatore” inteso però come una persona esperta che accompagna il neofita.
N.B: nelle primissime notizie circolate poco dopo l’incidente era stato riferito del decesso del dodicenne. Ciò non corrisponde al vero e i sanitari stanno decidendo per un eventuale intervento chirurgico.
OVVIAMENTE GLI SCIACCALLI CI SGUAZZANO!!!!!!
[h=1]Incidenti di caccia – tutti i dati: dalla Regione “Medaglia di Piombo” all’età media di chi ferisce o uccide[/h][h=3]L'Associazione Vittime della Caccia: problema a monte, la legge sulla caccia ha creato un sistema malato.[/h]16 morti e 50 feriti, di cui ben 18 vittime tra la gente comune. Ovvero 14 feriti e 4 morti non cacciatori. Continua così il triste conteggio dei dati sugli incidenti di caccia relativi alla sola ultima stagione venatoria, ancora in corso, diffusi dall’Associazione Vittime della Caccia che se la prende ora con il vademecum tecnico-informativo sulla “Sicurezza a Caccia“. Decalogo, riferisce l’Associazione, diffuso dalle rappresentanze di categoria dei cacciatori e che non avrebbe dato risultati. Anzi, si commenta con un pizzico di amaro sarcasmo, “se non bastassero le precauzioni attente e responsabili dei cacciatori che gentilmente entrano in casa vostra, potete dotarvi, passeggiatori, escursionisti, dilettanti di giardinaggio e donne che stendono i panni sul balcone, del nuovo tessuto salvavita che vi coprirà da capo a piedi rendendo spensierato il vostro tempo libero“, dicono sempre dall’Associazione Vittime della Caccia.Secondo l’Associazione , il problema risiede a monte, ovvero nella legge 157 approvata venti anni addietro, che dovrebbe disciplinare l’attività venatoria. Una legge che sarebbe in realtà applicata solo nelle parti funzionali per i cacciatori. “In tal maniera – dichiara Daniela Casprini, presidente dell’Associazione Vittime della caccia – si è creato un sistema malato che si autoalimenta, quanto invece contemplato nella legge nell’interesse della collettività si fa finta di non conoscerlo o si lascia il libero arbitrio ai cacciatori di valutare se sia il caso o no di prestarci attenzione: come ad esempio le distanze di sicurezza da case, strade, recinti ecc…“.
L’Associazione Vittime della Caccia, fa ancora di più e diffonde ora il quadro della regioni con il più alto numero di incidenti e vittime per armi da caccia. Si va dalle regioni in pre apertura (primo settembre) ai dati riepilogativi di fine ottobre. A ciò si devono aggiungere gli ultimissimi due feriti occorsi sabato tre novembre.
Medaglia di piombo: Lombardia con 13 incidenti, di cui 5 mortali e 8 ferimenti. Segue il Piemonte con 7 incidenti, di cui 3 mortali. Terzo posto il Veneto: 7 incidenti di cui 1 mortale. Seguono Emilia Romagna e Toscana, 5 incidenti: 1 morto e 4 feriti cadauna. E così via lungo quella che l’Associazione definisce una striscia di sangue lunga quanto l’Italia.
La stessa Associazione ha approfondito poi alcuni aspetti, come nel caso dell’età media di chi spara e uccide o ferisce. Si attesterebbe intorno ai 60 anni. E per chi poi, amante della doppietta in spalla, chiama a consolazione i morti di incidenti d’auto o sul lavoro, Daniela Casprini ribatte che sono in realtà attività esercitate da milioni di persone (non 700.000 circa come i cacciatori), 24 ore al giorno (e non 3 giorni a scelta su 5 settimanali, per 4 mesi e mezzo della stagione venatoria), in luoghi preposti (e non a casa d’altri), ma soprattutto sono attività ineludibili.
“Quindi basta con la solita solfa delle vittime della strada e del lavoro – conclude la Presidente dell’Associazione Vittime della Caccia - perché il paragone non regge proprio“.