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Nella seduta di oggi, martedì 9 aprile, ha avuto luogo lo svolgimento dell’interrogazione relativa alle iniziative di competenza volte a favorire il depopolamento dei cinghiali selvatici e a tutelare il patrimonio suinicolo nazionale e la relativa filiera, presentata dall’On. Stefano Vaccari – PD-IDP).

Per il Governo è intervenuto a rispondere il Sottosegretario di Stato per l’Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste Patrizio Giacomo La Pietra. Dagli Atti Parlamentari sul sito della Camera, si riporta il testo dell’Interrogazione e la risposta del Sottosegretario.

VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

a più di due anni dalla comparsa del primo caso in Italia, la peste suina ha colpito oltre 15.400 cinghiali e quasi 14 mila suini. Nella sola zona del pavese le regole di prevenzione hanno portato all’abbattimento di 46 mila maiali;

l’Italia ha da tempo istituito un commissario straordinario e pochi giorni fa ha nominato tre sottocommissari ad hoc. I risultati finora, però, non sembrano quelli sperati. Le iniziative di prevenzione si sono rivolte verso gli abbattimenti dei suini sani, con un eccesso precauzionale, mentre è stato trascurato il problema dei cinghiali infetti. L’esperienza maturata in questi anni ha dimostrato che l’abbattimento dei cinghiali selvatici, senza un’adeguata opera di contenimento, non serve a niente;

pur in assenza di allevamenti contaminati, è sufficiente il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto per attivare intorno ai comuni interessati zone di sorveglianza e restrizioni sanitarie che bloccano le attività e impattano a cascata sull’intera filiera suinicola, con la conseguente svalutazione del prezzo della carne. Inoltre, per riabilitare le importazioni dall’Italia devono passare due anni dal ritrovamento dell’ultima carcassa positiva alla peste suina, per poi attendere altri due anni per completare l’iter di riqualificazione;

tutti i Paesi extra Unione europea hanno chiuso le importazioni. In Cina, un mercato che per la filiera vale oltre 25 milioni di euro, da due anni è ferma l’importazione. Oltre al danno economico e di immagine, tutto questo comporta una concorrenza da parte dei principali produttori europei pronti a sostituire i prodotti italiani con salumeria cruda e cotta, vanificando lavoro e investimenti portati avanti dalla filiera suinicola italiana;

la regione Emilia-Romagna ha messo a punto una strategia specifica per arginare la peste suina attraverso: attività di depopolamento, intensificata soprattutto nei distretti più vocati alla produzione suinicola; incremento del livello di biosicurezza nelle aziende zootecniche, con bandi fino a 9 milioni di euro; rimborso delle spese per la recinzione antintrusione e quella per la realizzazione di piazzole per la disinfestazione degli automezzi e delle zone filtro;

le iniziative di una sola regione non bastano. Serve una strategia unica nazionale –:

quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per favorire il depopolamento di migliaia di cinghiali selvatici e per assicurare la tutela del patrimonio suino nazionale, le esportazioni e quindi il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera.



Risponde il sen. Patrizio Giacomo La Pietra, Sottosegretario di Stato per l’Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste.

Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, la questione dell’eccessiva proliferazione di ungulati selvatici è da tempo all’attenzione delle amministrazioni centrali e regionali, non solo per l’impatto economico sul comparto agricolo, sulla sicurezza e l’incolumità delle persone, ma anche per la presenza della peste suina africana (PSA), la cui propagazione è attribuita proprio a tale fenomeno. A tal riguardo, evidenzio in premessa che la materia riguarda prevalentemente aspetti sanitari, la cui competenza è del Ministero della Salute. In ogni caso, considerate le ripercussioni dell’epizoozia anche sul comparto agricolo, rilevo quanto segue, precisando anzitutto che, in base ai dati in nostro possesso, le carcasse di animali infetti rinvenute ammontano a poco meno di 2.000.

Ciò premesso, mi preme sottolineare che il Governo Meloni, per fronteggiare tali problematiche, è prontamente intervenuto prevedendo, al comma 448 dell’articolo 1 della legge n. 197 del 2022, l’inserimento dell’articolo 19-ter nella legge n. 157 del 1992, che ha consentito l’adozione del “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica”, adottato con decreto del 13 giugno 2023 dal Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il predetto Piano straordinario è attuato e coordinato dalle regioni, che devono aggiornare i Piani regionali di interventi urgenti (PRIU), al fine di renderli coerenti con i contenuti del Piano straordinario stesso.
Successivamente, considerata l’accertata connessione tra il proliferare incontrollato dei cinghiali e la propagazione della peste suina africana, il commissario straordinario alla PSA, in linea con il documento tecnico “Gestione del cinghiale e peste suina africana. Elementi essenziali per la redazione di un piano di gestione”, redatto dai Ministeri della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente, ha adottato, lo scorso settembre, il “Piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e azioni strategiche per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana (PSA) 2023-2028”. Detto Piano ha, come obiettivo generale, la riduzione significativa e generalizzata delle densità di cinghiale sul territorio nazionale, calibrata per gli specifici contesti in relazione al rischio di ulteriore diffusione della PSA e degli impatti causati dalla specie sulla biodiversità e sulle attività antropiche. Il Piano straordinario, che definisce gli obiettivi numerici, i tempi e le modalità delle catture e degli abbattimenti, ha validità quinquennale ed è attuato attraverso l’attività venatoria e l’attività di controllo. Sulla base della valutazione dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi di prelievo previsti, delle criticità attuative rilevate e dei possibili correttivi individuati dalle regioni, il Piano sarà rimodulato annualmente e l’aggiornamento sarà approvato dal commissario. Nello specifico, al fine di definire il Piano di prelievo e coerentemente con l’obiettivo di incrementare il prelievo con metodi a limitato disturbo ambientale, secondo quanto suggerito dai documenti tecnici della UE, e operare una gestione in armonia con la conservazione delle specie non target, si è optato per aumentare significativamente (oltre il 200 per cento) l’entità degli animali abbattibili con metodi selettivi (caccia di selezione e controllo) e prevedere un contenuto incremento (poco meno del 40 per cento) dell’entità del prelievo da conseguire attraverso la caccia collettiva. Il prelievo, da realizzarsi in attività venatoria, rappresenta, quindi, complessivamente quasi il 74 per cento del prelievo complessivo previsto (circa 612.000 capi).

In ogni caso, le diverse forme di prelievo devono essere incentivate tenendo in considerazione il contesto in cui si opera, al fine di perseguire l’obiettivo della riduzione numerica dei cinghiali sull’intero territorio regionale, comprese le aree protette e non venabili.

Rilevo inoltre che, nell’ottica di un’azione sinergica con gli altri soggetti istituzionali, è stato coinvolto attivamente nella realizzazione di una strategia di contenimento degli ungulati anche il Ministero della Difesa con l’allestimento e l’impiego di un contingente militare appositamente formato per il contrasto alla diffusione della peste suina da parte degli ungulati selvatici.

Per quanto concerne il sostegno alle aziende suinicole, ricordo che il Ministero, con decreto del 28 luglio 2022, aveva già provveduto all’assegnazione ad AGEA di euro 25 milioni volti a sostenere gli imprenditori coinvolti nell’epidemia di PSA per il periodo compreso fra il 13 gennaio 2022 e il 30 giugno 2022.

Considerando il grave perdurare del quadro epidemiologico della peste suina africana, il Ministero ha emanato il decreto del 29 settembre 2023 utilizzando le citate risorse finanziarie residue e non ancora impegnate, pari a euro 19.644.443, per il periodo compreso tra il 1° luglio 2022 e il 31 luglio 2023. Con successivo decreto del 29 dicembre 2023, il MASAF ha previsto un’ulteriore estensione temporale degli aiuti fino al 30 novembre 2023.

Per quanto concerne le esportazioni dei nostri prodotti suinicoli, mi preme rilevare che, in occasione degli incontri internazionali bilaterali con i Paesi terzi che ne hanno posto il blocco, il Ministero sensibilizza e garantisce i propri interlocutori esteri sugli sforzi che il Governo persegue, a tutela dei consumatori, per salvaguardare gli allevamenti della filiera suinicola nazionale da un possibile contagio della PSA.