Assenti i grandi turdidi mentre si registra l’ottima presenza della Beccaccia

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Il programma Copernicus ha decretato il 2024 come anno più caldo a livello globale a causa delle alte temperature medie riscontrate facendogli guadagnare così un nuovo record. Dopo un mese di novembre con temperature leggermente al di sopra della media, dicembre è stato più fresco e nevoso al centro e sud Italia ma questa situazione, insieme alle varie oscillazioni avvenute in varie zone del Belpaese, non ha contribuito a mitigare la media annuale registrata. Nelle stesse condizioni si apre il 2025, con un gennaio che ha ricalcato la tendenza a un riscaldamento globale, fenomeno che sta rendendo l’Italia particolarmente vulnerabile sotto questo aspetto. E così un inverno ancora poco inverno ha condizionato la presenza (anzi, l’assenza) degli uccelli sui nostri territori. Gli amici alati si sono visti ma con contingenti poco numerosi. Addirittura, alcune specie ci hanno snobbato, come la Cesena che ha dimostrato una scarsa presenza sul territorio arrivando ad esser quasi nulla in alcune regioni del centro Italia. I Tordi sasselli sono stati più numerosi nella prima parte dell’inverno lasciandosi poi desiderare per tutta la stagione. Delusione per il Merlo che ha replicato la sua scarsa presenza autunnale. Sembra che le popolazioni abbiano subito un calo numerico tanto che anche i cittadini meno ferrati in materia hanno notato la scarsa presenza tra i giardini e i parchi urbani. Sono poche le specie che hanno testimoniato un buon numero di presenze. Tra queste, in particolar modo, la Beccaccia vista dalle Alpi agli Appennini in ottime quantità e distribuzione territoriale, tanto che secondo i rilevatori era più di quarant’anni che non se ne vedevano così tante. A lei si aggiunge la costante presenza del Fringuello, dello Storno, del Pettirosso e del Colombaccio, che da diversi anni continuano a presentarsi numerosi. Quest’inverno però hanno deluso i Lucherini e le Peppole, queste ultime presenti in modo massiccio nell’inverno 23/24. Tra i fringillidi qualche Frosone in più si è fatto osservare confermando la sua presenza, dopo diversi anni di scarsità, notata in autunno. In campagne coltivate buona la presenza dell’Allodola e del Fanello ma scarsa quella della Pispola con contingenti poco numerosi. Pochi, come sono da alcuni anni, anche gli Spioncelli. Parlando degli acquatici, sono state registrate sempre in buon numero le anatre di superficie come i Germani reali e le Alzavole associati ai tuffatori Moriglioni, mentre sono stati osservati in ottimo numero le Folaghe, le
Gallinelle d’acqua, le Avocette, i Piovanelli pancianera e le Oche in generale. Degno di attenzione è l’aumento di Ibis sacro che da diverso tempo frequenta i territori a lui congeniali destando, in qualità di specie aliena, qualche preoccupazione circa la sua continua espansione territoriale e il suo impatto con l’avifauna autoctona. Interessanti anche le presenze del Beccaccino, per quanto localizzate nei territori adatti come le aree umide, le stoppie di riso o le classiche marcite che però, da tempo ormai, sono in drastica diminuzione a causa dell’agricoltura intensiva che non ne avverte più la necessità, nonché per un consumo di suolo agricolo troppo elevato e senza rispetto del mondo naturale. Quest’ultima situazione infatti sta causando la perdita d’habitat per molte specie animali con la conseguente rarefazione delle specie che una volta in certi luoghi, ora ridotti o scomparsi, erano abbondanti. Inoltre, a questa causa si aggiunge l’innalzamento della salinità delle zone lacustri e l’influenza aviaria ad alta patogenicità che ha già causato la perdita di molti soggetti tra gli uccelli acquatici selvatici. Fenomeni, questi, che inducono ogni fruitore della natura a tener conto di qualsiasi cambiamento che si riscontri nel proprio territorio sperando che eventuali segnalazioni di degrado o peggioramento possano indurre gli organismi preposti a intervenire almeno per mitigare la situazione. Si arriva così a febbraio, mese che annuncia i primi movimenti erratici di preparazione alla migrazione primaverile e il prossimo ritorno ai lidi di nidificazione. Durante la stesura di queste note, il meteo sta subendo l’arrivo di perturbazioni con pioggia, neve e temperature più basse incoraggiando le specie alate a raggrupparsi dove c’è ancora cibo. Avvengono cosi le prime segnalazioni di gruppi di grandi turdidi e fringillidi che si mischiano e si rincorrono manifestando una certa frenesia tipica delle specie migratrici. E mentre in cielo compaiono le prime Gru che si dirigono verso nord, si aspettano i prossimi mesi con l’ansia e con la speranza di vedere cieli più trafficati e aree naturali più frequentate con voli e canti che annunciano l’arrivo della bella stagione. (Walter Sassi)