Negli ultimi anni, il dibattito sulla protezione degli animali e dell'ambiente è divenuto sempre più acceso, polarizzando l'opinione pubblica e mettendo in luce posizioni spesso inconciliabili. In questo contesto, emerge con forza una critica verso quelle che vengono definite "associazioni animaliste e ambientaliste" le cui finalità, secondo alcuni, sembrano deviare dalla nobile causa dichiarata, trasformandosi in veri e propri centri di potere e, in alcuni casi, di illecito arricchimento. Questo articolo intende analizzare le ombre che si allungano su parte di questo movimento, ponendo un'attenzione particolare su come la sensibilità verso gli animali e la natura possa essere strumentalizzata per fini tutt'altro che altruistici, e al contempo, perorare la causa di chi, come i cacciatori, si vede ingiustamente demonizzato.
La Maschera della Compassione: Soldi Pubblici e Finanziamenti Oscuri
La retorica di molte associazioni animaliste e ambientaliste si fonda sulla narrazione di un impegno indefesso per la salvaguardia di specie e habitat. Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela un meccanismo ben oliato di raccolta fondi, spesso opaco, che solleva interrogativi sulla reale destinazione delle risorse. Si parla di ingenti somme di denaro provenienti da finanziamenti pubblici – regionali, nazionali, europei – elargiti con la giustificazione di progetti di tutela e ripopolamento, monitoraggio faunistico o educazione ambientale. Ma la trasparenza su come questi fondi vengano effettivamente spesi è spesso carente, alimentando sospetti di sprechi, sovra-fatturazioni e, in alcuni casi, vere e proprie deviazioni di denaro.
Non meno preoccupante è la possibilità che alcune di queste associazioni possano ricevere finanziamenti di natura illecita, mascherati da donazioni o contributi, da parte di soggetti interessati a riciclare denaro o a influenzare decisioni politiche attraverso un'apparente "sensibilità" ecologica. Il meccanismo è semplice: si crea un'associazione con finalità nobili sulla carta, si attraggono fondi pubblici e privati, e si utilizzano questi fondi in modo discrezionale, talvolta per sostenere attività che poco hanno a che fare con la protezione reale, o per arricchire i vertici dell'organizzazione.
Il Beneficio della Truffa: Come la Paura Genera Denaro
Il modus operandi di queste "false" associazioni si basa su una strategia ben consolidata: sfruttare l'emotività e l'ingenuità delle persone. La narrazione è spesso catastrofista: gli animali in pericolo, l'ambiente sull'orlo del collasso, il futuro compromesso. Si mostrano immagini forti, video strazianti, si raccontano storie commoventi di animali maltrattati o in via di estinzione. L'obiettivo è generare un senso di colpa e urgenza, spingendo le persone a donare, ad aderire a campagne, a firmare petizioni.
Ma quali sono i benefici concreti di questa "truffa"? Innanzitutto, l'accesso a un flusso costante di denaro. Le donazioni private, unite ai finanziamenti pubblici, costituiscono un tesoretto che può essere gestito con scarsa rendicontazione. In secondo luogo, la costruzione di un'immagine di "moralità" e "impegno" che conferisce un'influenza notevole sul piano politico e sociale. Queste associazioni diventano interlocutori privilegiati per i decisori, influenzando normative, bloccando progetti infrastrutturali, e orientando l'opinione pubblica. Si pensi, ad esempio, alle battaglie contro l'agricoltura intensiva, la zootecnia o la caccia, spesso condotte con argomentazioni più emotive che scientifiche, ma efficaci nel generare consenso e, di conseguenza, ulteriore potere.
Basta una rapida ricerca in rete per imbattersi in casi che sollevano seri dubbi. Senza voler generalizzare, è noto come alcune associazioni siano state criticate per l'opacità dei loro bilanci, per gli stipendi elevati dei loro dirigenti, per l'acquisto di beni di lusso con fondi destinati alla protezione. Si trovano denunce di "animalisti" che, pur predicando amore per gli animali, detengono strutture sovraffollate o inadeguate, o che si limitano a raccogliere fondi senza poi intervenire concretamente in situazioni di emergenza.
Gli animali, in questo scenario, diventano veri e propri "cavalli di battaglia". Un orso isolato, un lupo avvistato in zone abitate, un randagio ferito: ogni evento viene amplificato mediaticamente, trasformato in un'opportunità per lanciare appelli alle donazioni. Si crea un'immagine distorta della fauna selvatica, dipingendola come intrinsecamente "buona" e bisognosa di protezione assoluta, senza considerare le dinamiche naturali degli ecosistemi o la necessità di una gestione oculata e sostenibile.
I Cacciatori: Custodi del Territorio Contro il Falso Animalismo
In questo quadro, la figura del cacciatore emerge come il capro espiatorio ideale per il falso animalismo e ambientalismo. Additati come assassini, distruttori, senza rispetto per la vita, i cacciatori sono in realtà una componente fondamentale per la gestione e la conservazione degli ecosistemi. Controllano le popolazioni animali in eccesso – un fenomeno sempre più comune a causa della mancanza di predatori naturali e dell'espansione di alcune specie – prevenendo danni all'agricoltura, incidenti stradali e la diffusione di malattie.
I cacciatori sono spesso i primi a segnalare situazioni di degrado ambientale, a partecipare a progetti di ripopolamento, a prendersi cura del territorio. Sono in grado di distinguere tra la reale necessità di intervento e la retorica sensazionalistica. La loro profonda conoscenza del territorio e della fauna, acquisita sul campo, è un patrimonio inestimabile che viene sistematicamente ignorato o denigrato da chi, seduto dietro una scrivania, promuove una visione idealizzata e distorta della natura.
È ora di smascherare questa ipocrisia. La vera protezione dell'ambiente e degli animali non passa attraverso la strumentalizzazione delle emozioni e la raccolta indiscriminata di denaro, bensì attraverso una gestione scientifica e razionale delle risorse, il rispetto per le tradizioni e le competenze di chi vive a contatto con la natura, e una trasparenza assoluta nella gestione dei fondi. Solo così si potrà superare l'ombra che il "falso" animalismo e ambientalismo hanno gettato su una causa che, nella sua essenza, è nobile e necessaria.
GATTINI MARCO - Migratoria.it