CRONACHE ( La Stampa .it )
15/08/2011 - REPORTAGE
"Ha ucciso i nostri 4 ragazzi
perchè non lo arrestano?"
Il Suv Q7 Audi che ha provocato la **** dei ragazzi
Strage sulla A26,
la rabbia dei genitori.
Protesta il console francese
MIRIAM MASSONE
«Un massacre, l’Italie est injuste», è un massacro, l’Italia è ingiusta. «Chi ha ucciso i nostri figli, in questo momento è a tavola per il pranzo della domenica». Le grida in francese, impastate di rabbia e delusione, squarciano la caserma della polstrada di Ovada. Alle 11 comincia la sfilata dei parenti, che è già un corteo funebre. Arrivano in tredici, padri, madri, sorelle, dalla Provenza.
Le lacrime sono il segno della precedente visita agli obitori per il riconoscimento di Julien Raymond, 26 anni, Vincent Lorin, 27, Audrey Reynard, 24 e Elsa Desliens, la studentessa di 22, uccisi all’alba di sabato da Ilir Beti, impresario edile albanese, 35, che guidava ubriaco in contromano sull’A26 e che è rimasto illeso. E libero. Per il pm Sara Pozzetti non ci sono le condizioni per la custodia cautelare in carcere. Sul suo Suv ha schivato le auto per 30 km. Poi, lo schianto con l’Opel dei ragazzi francesi diretti in Slovenia per le vacanze. Il «massacro», come lo chiamano le madri, ha risparmiato solo Laurent Boette, militare della marina francese, 26 anni, che era alla guida, sempre in Rianimazione all’ospedale di Novi Ligure.
Con il comandante Nicola Disette c’è anche il console onorario di Francia a Genova, Gérard Deiss, che in caserma veglia sulla ripartizione dei sacchi a pelo e degli zaini ancora intrisi dell’odore di lamiere e ****: «Da noi non sarebbe mai accaduto: in Francia un ubriaco, con un tasso alcolico che supera di tre volte i limiti consentiti, e che uccide quattro ragazzi, finisce in carcere. Per i genitori è un’ingiusta che li addolora quanto la perdita dei figli». Non è ottimista il console, anche perché in questa storia a suo parere uno degli estremi che avrebbe potuto giustificare il fermo c’è: la possibilità di fuga. «E se adesso quest’uomo se ne va in Albania?».
L’Italia, agli occhi dei francesi, oggi è colpevole come Ilir Beti, indagato per omicidio colposo, che per le vittime non ha speso una parola di pentimento e ai poliziotti che gli hanno ritirato la patente ripete, negando l’evidenza: «Andavo nel senso giusto». Monique Lopez, zia di Audrey, ora chiede agli italiani di indignarsi: «Sono di sinistra, contraria alla pena di ****, ma pretendo l’ergastolo: se cala il silenzio, lui non pagherà mai». E’ lei l’ultima ad aver avuto notizie della ragazza: «Audrey ha chiamato sua madre, che adesso è in Spagna: le ha detto “mamma, partiamo all’1 di notte, domattina appena siamo in Slovenia ti chiamo” ma quella telefonata non è arrivata». Il mattino dopo i cellulari dei ragazzi, recuperati sull’asfalto macchiato di sangue dell’A26, suonavano a ritmo continuo, sulla scrivania dei poliziotti.
«La **** ce l’ha data già lui - dice Yves Reynard, il padre di Audrey -. Non deve morire, deve soffrire». Rocco Cardoville, cugino della vittima più piccola, Elsa, fa da interprete: «Io vivo a Ventimiglia, appena ho saputo mi sono precipitato, vogliamo ringraziare i poliziotti, per la delicatezza: è stata preziosa». Singhiozza Christine Loren, mamma di Vincent: «Mio figlio non c’è più per colpa di uno che aveva bevuto troppo champagne e che quando è uscito dalla caserma, con quattro morti sulla coscienza, è andato a comprarsi un cellulare. Se non merita la prigione lui...».
Ilir Beti, in sei ore di interrogatorio, avrebbe detto di aver cercato, una volta arrivato ad Alessandria, di tornare indietro col suo Suv, ad Arenzano, dove aveva trascorso la serata alla discoteca «Kascia» con l’amica russa Tatiana Prostakova, per recuperare un telefonino. Non è chiaro se il suo o quello della ragazza. L’unica cosa certa è che di quel cellulare, in realtà, non c’è mai stata traccia in discoteca: «Quella sera nessuno ha perso nulla qui dentro» confermano i gestori.
Ragazzi che vergogna !!!
15/08/2011 - REPORTAGE
"Ha ucciso i nostri 4 ragazzi
perchè non lo arrestano?"
Il Suv Q7 Audi che ha provocato la **** dei ragazzi
Strage sulla A26,
la rabbia dei genitori.
Protesta il console francese
MIRIAM MASSONE
«Un massacre, l’Italie est injuste», è un massacro, l’Italia è ingiusta. «Chi ha ucciso i nostri figli, in questo momento è a tavola per il pranzo della domenica». Le grida in francese, impastate di rabbia e delusione, squarciano la caserma della polstrada di Ovada. Alle 11 comincia la sfilata dei parenti, che è già un corteo funebre. Arrivano in tredici, padri, madri, sorelle, dalla Provenza.
Le lacrime sono il segno della precedente visita agli obitori per il riconoscimento di Julien Raymond, 26 anni, Vincent Lorin, 27, Audrey Reynard, 24 e Elsa Desliens, la studentessa di 22, uccisi all’alba di sabato da Ilir Beti, impresario edile albanese, 35, che guidava ubriaco in contromano sull’A26 e che è rimasto illeso. E libero. Per il pm Sara Pozzetti non ci sono le condizioni per la custodia cautelare in carcere. Sul suo Suv ha schivato le auto per 30 km. Poi, lo schianto con l’Opel dei ragazzi francesi diretti in Slovenia per le vacanze. Il «massacro», come lo chiamano le madri, ha risparmiato solo Laurent Boette, militare della marina francese, 26 anni, che era alla guida, sempre in Rianimazione all’ospedale di Novi Ligure.
Con il comandante Nicola Disette c’è anche il console onorario di Francia a Genova, Gérard Deiss, che in caserma veglia sulla ripartizione dei sacchi a pelo e degli zaini ancora intrisi dell’odore di lamiere e ****: «Da noi non sarebbe mai accaduto: in Francia un ubriaco, con un tasso alcolico che supera di tre volte i limiti consentiti, e che uccide quattro ragazzi, finisce in carcere. Per i genitori è un’ingiusta che li addolora quanto la perdita dei figli». Non è ottimista il console, anche perché in questa storia a suo parere uno degli estremi che avrebbe potuto giustificare il fermo c’è: la possibilità di fuga. «E se adesso quest’uomo se ne va in Albania?».
L’Italia, agli occhi dei francesi, oggi è colpevole come Ilir Beti, indagato per omicidio colposo, che per le vittime non ha speso una parola di pentimento e ai poliziotti che gli hanno ritirato la patente ripete, negando l’evidenza: «Andavo nel senso giusto». Monique Lopez, zia di Audrey, ora chiede agli italiani di indignarsi: «Sono di sinistra, contraria alla pena di ****, ma pretendo l’ergastolo: se cala il silenzio, lui non pagherà mai». E’ lei l’ultima ad aver avuto notizie della ragazza: «Audrey ha chiamato sua madre, che adesso è in Spagna: le ha detto “mamma, partiamo all’1 di notte, domattina appena siamo in Slovenia ti chiamo” ma quella telefonata non è arrivata». Il mattino dopo i cellulari dei ragazzi, recuperati sull’asfalto macchiato di sangue dell’A26, suonavano a ritmo continuo, sulla scrivania dei poliziotti.
«La **** ce l’ha data già lui - dice Yves Reynard, il padre di Audrey -. Non deve morire, deve soffrire». Rocco Cardoville, cugino della vittima più piccola, Elsa, fa da interprete: «Io vivo a Ventimiglia, appena ho saputo mi sono precipitato, vogliamo ringraziare i poliziotti, per la delicatezza: è stata preziosa». Singhiozza Christine Loren, mamma di Vincent: «Mio figlio non c’è più per colpa di uno che aveva bevuto troppo champagne e che quando è uscito dalla caserma, con quattro morti sulla coscienza, è andato a comprarsi un cellulare. Se non merita la prigione lui...».
Ilir Beti, in sei ore di interrogatorio, avrebbe detto di aver cercato, una volta arrivato ad Alessandria, di tornare indietro col suo Suv, ad Arenzano, dove aveva trascorso la serata alla discoteca «Kascia» con l’amica russa Tatiana Prostakova, per recuperare un telefonino. Non è chiaro se il suo o quello della ragazza. L’unica cosa certa è che di quel cellulare, in realtà, non c’è mai stata traccia in discoteca: «Quella sera nessuno ha perso nulla qui dentro» confermano i gestori.
Ragazzi che vergogna !!!