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L'abilitazione alla caccia di selezione l'avrò fatta circa una trentina di anni fa. Ricordo quasi tutto, in particolare ricordo cosa vuol dire in caccia di selezione prelevare in modo corretto con l'abbattimento un ungulato, per modo corretto non si fa distinzione fra specie cacciabili in cacci di selezione. L'abbattimento per chi pratica la selezione è l'atto più critico ed importante, è l'atto conclusivo dove si decide di dare la **** a un essere vivente. Sono quasi sicuro che per quelli che praticano la selezione, uccidere non dovrebbe mai essere un divertimento, almeno per me non lo è. Il momento prima del tiro lo vivo come se stessi commettendo un fatto grave, cerco di viverlo il meno doloroso possibile concentrandomi su me stesso, in modo da poter dare la **** all'animale con meno sofferenza possibile. Forse per questo non mi emoziono prima di premere il grilletto. Già l'atto di uccidere è pesante, se si agisce nel modo sbagliato diventa ancora più pesante. Secondo me il modo di dare la **** dovrebbe far parte dell'etica venatoria. Springer, quell'abbattimento fatto con quella modalità non può essere condivisa da chi pratica la selezione con la "S" maiuscola, al massimo potrebbe essere tollerata. Però quello che tollerano i colleghi cacciatori, difficilmente verrebbe tollerata dall'opinione pubblica. Datti una regolata e vola basso, e soprattutto non arrampicati sugli specchi, con delle entrate che sembrano delle uscite. Mi scuso se non rispondo a tutti, ma io sono solo e voi siete tanti, pero rispondo a capriolo astuto sull'impiego dell'arma. Uso l'arma in relazione all'impiego tecnico, se uso il 223 sul cinghiale vuol dire che in quella modalità di tiro è più efficiente di un calibro più grosso. Se uso il 7 rm oltre i 100 m. sul capriolo vuol dire che a lunga distanza è più facile che il capriolo resta sul punto dove è stato tirato. Non ho mai detto che il 223 a 300 m. non ha la forza di ammazzare il capriolo, non mi va di fargli fare una corsa inutile anche se di pochi metri.
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Entro in punta di piedi, perchè non sono un selecontrollore, (lo vorrei diventare) e non voglio urtare la tua sensibilità. Ma mi viene spontaneo domandarti, dopo quello che hai scritto, che soddisfazione provi, se questo tipo di caccia ti provoca malessere o quanto meno un senso di colpa? Non è detto che tutti i tiri che fai, prendendo tutte le precauzioni del caso, quando decidi di tirare il grilletto, l'animale rimane stecchito. Se questo succede cosa accade in te? Malessere? Senso di colpa? Non ci dormi la notte? Pensi sempre all'accaduto? Non vai più a caccia? Non lo so, ma mi domando e ti domando; se questo succede, perchè lo fai?
E' la mia risposta, eDa quello che dice, non si evince una risposta alla mia domanda. Dal tuo scritto precedente, hai dato l'impressione che sparare ad un animale, ti fa star male e da qui la mia domanda; perchè lo fai? Forse ho capito male nel leggere, dove dici; io caccio per sopravvivere.... è così?
Se ho la minima incertezza evito di sparare. Sbagliare è umano, ma sbagliare quando si è incerti è diverso, vuol dire che il cacciatore non ha considerato il calcolo delle probabilità e non ha moltiplicato per 2 il margine di errore,tradotto non ha avuto rispetto del selvatico. Se non si ha la certezza del tiro pulito è meglio non sparare.Se ognuno di noi, si dovrebbe preoccupare che sparando ogni volta, non avremmo MAI la certezza di un tiro "pulito" è meglio non sparare.
La caccia di selezione, è diversa, sia per la modalità che per il prelievo. Anche in battuta l'impegno dovrebbe essere quello di tirare con precisione per cercare di far soffrire il meno possibile l'animale. A un fagiano gli tiro a volo,con il piombo giusto e quando è a tiro, non vedo perché dovrei rinunciare. La stessa cosa vale per la lepre, per la volpe e per il cinghiale.Allora io e tanti altri che pratichiamo la battuta, dove la maggior parte dei tiri avvengono... si può dire di stoccata, ma comunque con animale in corsa, dove raramente l'animale muore subito e comunque tra atroci sofferenza e a volte ferito a **** va a morire lontano. Lo stesso dicasi per tutta l'altra selvaggina, dovremmo rinunciare?