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Il polpo (Octopus vulgaris) è un mollusco dal corpo sacciforme, da cui si diramano otto tentacoli, muniti di ventose. Nel caso in cui il polpo perda uno dei tentacoli nel corso della sua vita, è in grado di farselo ricrescere (nello stesso modo in cui la lucertola si fa ricrescere la coda).
Uno degli otto bracci ha la funzione di organo di riproduzione, nel polpo maschio, e prende il nome di ectocotile. I tentacoli gli danno anche la capacità di effettuare rapidi spostamenti nell’acqua, con l'ausilio di un sifone che aspira o emana acqua a seconda del movimento da svolgere. Da questo stesso sifone, il polpo emana un inchiostro nero che serve a confondere le prede e catturarle così con più facilità.
Alla base dei tentacoli, il polpo ha la bocca, dotata di un becco acuminato utilizzato dal mollusco per rompere conchiglie e carapaci, così da potersi poi nutrire di crostacei ed altri molluschi.
Caratteristica del polpo è anche quella di cambiare colore molto rapidamente, così da mimetizzarsi in caso di pericolo; attraverso i colori del proprio corpo, il polpo può anche comunicare con i suoi simili.
Viene spesso confuso con i moscardini (eledone cirrosa) , da cui differisce per la fila singola di ventose che questi ultimi hanno sui tentacolie per il colore rosso-grigio tipico dei moscardini. Anche la polpessa (Octopus macropus ) viene spesso scambiata col polpo, che invece ha dimensioni inferiori ed è di colore rosso-arancio, con dei puntini bianchi.
Il polpo viene spesso chiamato impropriamente anche polipo, sebbene in realtà quest'ultimo sia un animale acquatico appartente al phylum dei celenterati (ad esempio, sono anemoni o coralli).
Fin dall'antichità il polpo è noto per le sue qualità afrodisiache: è infatti citato nel “Dipnosofisti” di Ateneo il quale gli attribuisce appunto questa qualità di “aiutare gli uomini”.
Anche nel '500 era riconosciuta questa virtù del polpo; esso veniva infatti accusato di essere fonte di peccato e lussuria, ed era quindi considerato un cibo pericoloso.
A tutt'oggi è considerato un simbolo di virilità.
Nell'antica Grecia i polpi erano invece considerati cibi sacri, e per questo ne era vietata la pesca. Miti raccontano che questo uscisse dai mari tumultuosi per fare danni alle terre emerse, rubando frutti pregiati (come i fichi).
Si narra anche che Diogene, filosofo del tempo, fosse morto proprio perché aveva mangiato un polpo crudo.