Se cambi metodo, potrai constatare di persona, che il cane da grande quando sentirà lo sparo fatto dal tuo amico di caccia, continuerà a cacciare ignorando qualsiasi altro sparo.
Sai, con un retriever che caccia da capanno non e' che importi se sparo io o il mio amico, visto che il mio amico, o mia figlia, o mia moglie stavano con me nel capanno. Importava solo che stesse ferma fino a quando non le comandassi di andare a riportare. Quando sentiva spari provenienti da altre parti appizzava le orecchie e guardava, ma non si muoveva. Forse con cani da cerca o da ferma a caccia in zone dove ci sono altri cacciatori--cosa che grazie a Dio non esiste piu' da quando caccio negli States--si dovrebbe cambiare metodo. Uno addestra ill cane per le cacce che fara'. E se uscivo dal capanno per andare col cane a ribattere un'anatra che, ferita, era andata a posarsi lontano e che sospettavo avrebbe ripreso il volo se il cane fosse andato a cercarla, di certo non si sarebbe fatta distrarre da spari provenienti dal mio capanno o da altri, quando ormai era matura e conscia di dover essere la mia ausiliaria, non di altri. E' qui che l'obbedienza insegnata bene anche correggendo sbagli e deviazioni con la scossetta o il "Buzz" del collare, elimina problemi del genere a cui hai accennato. E, come hai detto tu, il cane DA GRANDE si comportera' correttamente anche col mio metodo. E--tutto sommato--la cosa piu' importante e' avere un cane che non solo non abbia paura dello sparo e che invece venga stimolato da esso al riporto, ma soltanto quando il padrone gli ordinera' di riportare, non prima. L'addestramento che continuava una volta che la mia retriever avesse imparato che il rumore dello sparo era una buona cosa, e non una cosa da temere, consisteva, fra l'altro, dell'uso del lanciafantocci che sparava questi fantocci a grande distanza usando una carica di cartucce a salve di calibro .22, ma piu' potenti, come quelle usate per sparare chiodi nel cemento e che facevano un gran rumore. Lei sedeva accanto a me, dapprima tenuta ferma da una corda passata sotto al collare elettrico i cui due capi erano sotto il mio piede (ci volevano entrambe le mani per sparare i fantocci.) e che non rilasciavo fino a quando non le ordinavo di riportare. E per raffinare la sua concentrazione sul lavoro da fare a volte c'era una lunga pausa fra sparo e rilascio, durante la quale lei fremeva dalla voglia di riportare. Ma quando ancora era immatura, la corda era necessaria, e al comando di riportare con una mano ne afferravo un capo e l'altro scivolava via da sotto il collare quando lei partiva. Una volta che ebbe imparato a star ferma fino al comando "Fetch!" (Riporta!) cominciai a sparare prima due, poi tre, fino a cinque fantocci in direzioni diverse, magari tre oltre il fiume, sulla riva opposta, due dietro di noi, in posti diversi. Lei, seduta, non perdeva d'occhio i fantocci finche' non cadevano a terra. Poi, indirizzandola con la mano che, a fianco della stua testa le dava la direzione (l'insegnamento dei segnali a braccia sia quando partiva che a distanza era gia' stato fatto in precedenza, sul campo da football della scuola, insieme a quello del fischietto come modo di farla fermare e guardare me per osservare i miei segnali--il muro dell'addestramento e' fatto di tanti mattoni che devono essere aggiunti uno alla volta in un ordine prestabilito) la mandavo a recuperare uno dei fantocci. Lei me lo riportava, le comandavo di sedersi, e le davo la direzione prima di lanciarla. Non e era permesso di decidere lei quale fantoccio di andare a riportare. Se deviava verso un altro fantoccio, la fermavo con un fischio prolungato. Lei si fermava, sia in terra che in acqua, si girava per guardare, ed io col braccio le indicavo di nuovo la direzione.
Tutte queste cose naturalmente non me le sono inventate io, ma le ho imparate da libri scritti da celebri addestratori. Uno di questi libri, "Water Dog," dovrebbe essre letto da chiunque addestri un cane da riporto dall'acqua o vicino all'acqua, o anche dove non c'e' acqua, in quanto il riporto e' riporto, per tutte le razze ed in tutti i posti, fatte le dovute modifiche.
Vedi, Germano, con tale addestramento Scout era cosi' concentrata, cosi' appassionata, cosi' volente di riportare che fosse caduta una bomba a mezzo km da noi non si sarebbe fatta distrarre. La fase durante la quale voleva correre verso gli spari era stata una fase temporanea. Il seme che piantai (l'associazione cibo/rumore o sparo) che la privo' del possibile timore dello sparo divento' poi un alberello che, potato all'uopo, si sviluppo' nella direzione giusta. E' cosi' che si addestrano i cani: prima si insegna una cosa abbastanza generrica, basilare, poi mentre il cane cresce fisicamente e mentalmente la si raffina una volta che e' imparata bene allo stato grezzo. Da principio il "Vieni!" puo essere insegnato con una corda con la quale tiri il cane verso di te mentre dici "Vieni!" Poi dopo che il comando verbale ed il comportamento richiesto diventano tutt'uno, la corda scompare ed il cane verra' senza essere tirato. Il "Siedi!" e' insegnato tirando su il collo del cane col guinaglio, e allo stesso tempo premendogli giu' il groppone. Il cane impara dopo un certo numero di volte, ripetute nell'arco di un costante addestramento giornaliero che al "Siedi!" deve sedersi, senza guinzaglio, senza pressione sul groppone. E cosi' per le cento o piu' cose che insegniamo al cane, anche le piu' disparate. Io insegnai a Scout cose che sebbene sempre legate alla sua natura di riportatrice non avevano nulla a che fare con la caccia. Al TAV, fra un round e un altro, la portavo a raccogliere i bossoli, risparmiandomi la fatica di chinarmi e raddrizzarmi 25 volte (vecchi problemi di schiena). A casa le avevo insegnato a correre giu' per la nostra stradina a prendere il giornale (arrotolato in una busta di plastica) che il ragazzino o la ragazzina che facevano questo lavoro aveva lasciato nell'apposito tubo di plastica alla fine della stradina. I "paperboys" o le "papergirls" sapevano che dovevano lasciarne un po' fuori dal tubo. Scout correva giu' per la stradina al comando "Fetch the paper!" saltava sulle zampe posteriori come un canguro fino ad afferrare il giornale, lo lanciiava in aria per afferrarlo a meta', e me lo riportava di corsa. Durante una delle sue missioni niente o nessuno poteva distrarla. L'avevo addestrata, per usare un luogo comune, col classico pugno di ferro in un guanto di velluto, anche se il vellut era molto spesso e quando dovevo punire un comportamento sbagliato la rassicuravo sempre del mio amore. A proposito, tanto per stuzzicarti, un altro vantaggio del collare elettrico e' che non sei tu a darle una sculacciata o uno scappellotto, ma questa misteriosa vespa che la pizzica quando fa uno sbaglio o disubbidisce. Non sa neanche che sei stato tu a punirla, e non creera' un possibile timore del padrone o risentimento verso di lui, il cui amore e'' sempre sicuro e presente. Che cosa e' piu' traumatico, ricevere una sculacciata dal tuo amato umano, o una schicchera al collo che non sai nemmeno da dove venga, ma che viene di sicuro associata col il comportamento sbagliato o disubbidiente? Ci avevi mai pensato, a questo? Ma naturalmente in Italia e altri paesi buonisti (illogicamente, in questo caso) il collare elettrico e' vietato, quindi inutile discuterne qui.
Ciao, e alleva i cani come vuoi e puoi. Ma non pensare che metodi piu' o meno diversi dai tuoi siano necessariamente sbagliati. Tutte le strade portano a Roma, e, come si dice da noi, non c'e' un solo modo di spellare un gatto (forse parecchi vicentini sono emigrati in America ed hanno contribuito alla creazione di questo proverbio...)