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Ciliegie usi e credenze[/h]
Nel linguaggio poetico “bocca di ciliegia” è usato per descrivere una ragazza dalle labbra carnose ed invitanti come il rosso dolce frutto.
Originario dell'Asia Minore, il ciliegio si diffuse in Egitto sin dal VII secolo a.C. e successivamente in Grecia come cita Teofrasto (III sec. a.C.).
La prima testimonianza della sua presenza in Italia risale al II secolo a.C. quando Varrone ne illustrò dettagliatamente l'innesto. Leggenda vuole che sia stato Lucullo a portare dalla Cappadocia le ciliegie "migliori". Più tardi, Plinio il Vecchio ne descrisse dieci varietà nella sua "Naturalis Historia".
Presenti nelle ricche mense rinascimentali, è a partire dal '500 che abbiamo notizie precise della loro coltivazione. Rimangono famose le ciliege che nel '600 provenivano dai frutteti di Versailles, dove ampie serre erano adibite alla coltivazione di frutta per la tavola e gli studi botanici.
L'esegesi biblica le assimilava per il colore rosso intenso al sangue del Redentore, per la dolcezza al buon carattere derivato dalle opere buone. Nell'iconografia cristiana spesso la ciliegia rappresenta il frutto del Paradiso, l'antidoto della mela causa del Peccato Originale.
Diverse sono le superstizioni collegate alla ciliegia. Contando i noccioli rimasti nel piatto alla fine un pasto, le ragazze possono prevedere quando si sposeranno, recitando: “quest’anno, l’anno prossimo, un giorno, mai”, l’ultimo nocciolo contato fornirà la risposta. Se si desidera che un vigneto produca buon vino, bisogna piantarci in mezzo un ciliegio.
Di questa pianta esistono due specie: il "prunus avium" o ciliegio dolce, e il "prunus cerasus" o ciliegio acido. Quest'ultimo è la specie selvatica da cui discendono le varietà da frutto conosciute come amarene, marasche e visciole. Oggi l'Italia, a livello europeo, rappresenta uno dei principali produttori di ciliegia con oltre 150 varietà, derivate dal ciliegio dolce e suddivise in due grandi categorie: le tenerine e le duracine.
Frutti ricchi di zuccheri semplici, sali minerali e vitamine, le ciliege sono molto dissetanti, favoriscono l'abbronzatura e prevengono l'invecchiamento cutaneo. Una cura a base di ciliege, circa una ventina al giorno, la mattina a digiuno, depura e disintossica l'organismo. Ricercatori americani affermano che questi frutti hanno anche proprietà quasi taumaturgiche nella cura dei dolori, perchè ricchi di sostanze assimilabili agli antinfiammatori.
Oltre ad essere deliziose mangiate fresche o conservate sotto spirito, le ciliege vengono adoperate in cucina per fare ricette salate (attenuano i sapori forti della cacciagione), o preparazioni dolci (marmellate, sciroppi, liquori, gelati e torte).
notizie prese da Taccuini storici.it

Ciliegie usi e credenze[/h]
Nel linguaggio poetico “bocca di ciliegia” è usato per descrivere una ragazza dalle labbra carnose ed invitanti come il rosso dolce frutto.
Originario dell'Asia Minore, il ciliegio si diffuse in Egitto sin dal VII secolo a.C. e successivamente in Grecia come cita Teofrasto (III sec. a.C.).
La prima testimonianza della sua presenza in Italia risale al II secolo a.C. quando Varrone ne illustrò dettagliatamente l'innesto. Leggenda vuole che sia stato Lucullo a portare dalla Cappadocia le ciliegie "migliori". Più tardi, Plinio il Vecchio ne descrisse dieci varietà nella sua "Naturalis Historia".
Presenti nelle ricche mense rinascimentali, è a partire dal '500 che abbiamo notizie precise della loro coltivazione. Rimangono famose le ciliege che nel '600 provenivano dai frutteti di Versailles, dove ampie serre erano adibite alla coltivazione di frutta per la tavola e gli studi botanici.
L'esegesi biblica le assimilava per il colore rosso intenso al sangue del Redentore, per la dolcezza al buon carattere derivato dalle opere buone. Nell'iconografia cristiana spesso la ciliegia rappresenta il frutto del Paradiso, l'antidoto della mela causa del Peccato Originale.
Diverse sono le superstizioni collegate alla ciliegia. Contando i noccioli rimasti nel piatto alla fine un pasto, le ragazze possono prevedere quando si sposeranno, recitando: “quest’anno, l’anno prossimo, un giorno, mai”, l’ultimo nocciolo contato fornirà la risposta. Se si desidera che un vigneto produca buon vino, bisogna piantarci in mezzo un ciliegio.
Di questa pianta esistono due specie: il "prunus avium" o ciliegio dolce, e il "prunus cerasus" o ciliegio acido. Quest'ultimo è la specie selvatica da cui discendono le varietà da frutto conosciute come amarene, marasche e visciole. Oggi l'Italia, a livello europeo, rappresenta uno dei principali produttori di ciliegia con oltre 150 varietà, derivate dal ciliegio dolce e suddivise in due grandi categorie: le tenerine e le duracine.
Frutti ricchi di zuccheri semplici, sali minerali e vitamine, le ciliege sono molto dissetanti, favoriscono l'abbronzatura e prevengono l'invecchiamento cutaneo. Una cura a base di ciliege, circa una ventina al giorno, la mattina a digiuno, depura e disintossica l'organismo. Ricercatori americani affermano che questi frutti hanno anche proprietà quasi taumaturgiche nella cura dei dolori, perchè ricchi di sostanze assimilabili agli antinfiammatori.
Oltre ad essere deliziose mangiate fresche o conservate sotto spirito, le ciliege vengono adoperate in cucina per fare ricette salate (attenuano i sapori forti della cacciagione), o preparazioni dolci (marmellate, sciroppi, liquori, gelati e torte).
notizie prese da Taccuini storici.it