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Di fronte alle tante polemiche scaturite con i non pochi casi di aggressioni o tentativi, gli studiosi locali e le autorità del Parco Naturale Adamello-Brenta hanno di recente dato corpo ad una news di informazione con cui vorrebbero tacitarle, spiegando le ragioni della presenza in Trentino di questi orsi sloveni e perché e come con essi l’uomo possa convivere, quando l’unico modo per farlo sarebbe quello di riconoscere certi errori fatti in passato e di condividere i provvedimenti presi dalle autorità politiche per risolvere almeno alcuni casi. Li hanno chiamati “Fogli dell’orso”. Peccato che il primo numero si sia rivelato un prolisso documento e un gran chiacchiericcio per non dire nulla, mentre il problema, un poco come in Abruzzo per gli orsi “confidenti” che scendono a cibarsi nei paesi, sia di una semplicità incredibile (e forse per questo si crea confusione per evitare di dover prendere i provvedimenti che si dovrebbero prendere, ma che sono ritenuti impopolari, almeno per gli animalisti!), e possono sintetizzarsi in cinque punti. Eccoli:

Uno. Questi orsi sono sloveni e non più trentini (oggi lo sono, ma di adozione).

Due. Se ne dovevano reintrodurre pochi alla volta (es. Pirenei francesi), e magari così si sarebbe anche riusciti a preservare il sangue (Dna) degli ultimi veri “trentini”.

Tre. Bisognava e bisogna stabilire che non più di un certo numero di orsi possono continuare a vivere in Trentino e nelle Alpi in genere. Al di sopra del quale vanno abbattuti gli individui eccedenti (maschi e femmine secondo proporzioni da stabilire).

Quattro. Vanno comunque abbattuti tutti gli individui che diano segno di pericolosità per l’uomo o che diventino predatori abituali di animali domestici.

Cinque. E si deve chiaramente parlare di abbattimento e non già dell'ambigua e mistificatoria “rimozione”, con la quale anziché risolvere il problema lo si sposta da un posto all’altro e nel tempo, senza mai risolverlo!

In caso contrario, tra cent’anni saremo (saranno altri) ancora qui a disquisire sul problema!



2.
Una raccolta fondi che fa riflettere, non per la sua finalità, ma per quanto dichiarato sul come i fondi saranno poi spesi (sperando che se ne dia poi conto ai donatori, cosa che raramente viene fatta!). La lanciata il WWF per salvare l’orso marsicano. Ecco le parti su cui riflettere, ed i necessari commenti chiarificatori:

Stralcio. È l’orso bruno marsicano, sottospecie unica al mondo e presente con una popolazione di soli 50-60 individui, minacciati da bracconaggio, avvelenamenti, investimenti stradali e frammentazione dell’habitat.

. In realtà non è noto il numero esatto degli orsi, che sono probabilmente meno di quanto dichiarato; ed anzi, è assurdo che dopo tanti anni di studi e milioni di euro spesi ancora non si sappia la cifra probabile, almeno alla decina, degli individui che la compongono, visto che dalle dichiarazioni diffuse ai media si va sempre da un massimo di 60 ad un minimo di 30!

. Non è vero che siano a rischio di “bracconaggio”, in quanto non è mai stato storicamente dimostrato che vi siano stati atti di bracconaggio venatorio intenzionalmente voluto per motivi trofeistici o alimentari, come il termine “bracconaggio” esprime nell’immaginario collettivo (le altre sono solo uccisioni illegali, in passato di rivalsa per danni subiti, attualmente perlopiù nel tentativo – comunque illegale – di evitarli). Parlare di “bracconaggio” è solo un’offesa al popolo abruzzese!

. Non è vero che l’habitat lo si stia ancora frammentando: la situazione dell’habitat e del territorio montano abruzzese è ormai da molti decenni consolidata ad una situazione di frammentazione perlopiù avvenuta fino agli anni ’70 del secolo scorso (quando di orsi ve ne erano più di 100).

Stralcio. Gli orsi bruni marsicani, che vivono nelle aree montuose comprese tra Abruzzo, Lazio e Molise, incontrano ancora oggi molti pericoli, come la presenza diffusa di attività umane e infrastrutture (strade e autostrade in primis), che oltre a rappresentare un rischio concreto per la sopravvivenza, frammentano il suo habitat e rendono difficoltosi i naturali spostamenti, diminuendo le possibilità che la popolazione si espanda in nuove aree. *

. La diffusione delle “attività umane e infrastrutture” in realtà è perlopiù rimasta statica dagli anni ’70.

. I “naturali spostamenti” a cui si vuole fare riferimento sono un fenomeno di emigrazione-dispersiva conseguente al disturbo umano (turismo) e, oggi, soprattutto alla ricerca del cibo di origine antropica (coltivazioni e armenti) che gli orsi non trovano più nell’area di sopravvivenza originaria.

. Lo spostamento in nuove aree non solo mette a rischio gli individui durante gli attraversamenti di strade e aree abitate, ma disgrega sempre più la già minuscola popolazione aumentando quello della mortalità e diminuendo la possibilità riproduttiva.

Stralcio. Il WWF Italia è da anni è in prima linea per salvare questa popolazione, favorendone l’incremento numerico e l’espansione in Appennino e migliorando la coesistenza con l’uomo grazie al progetto Orso 2x50, che si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere il numero minimo vitale di 100 orsi marsicani entro il 2050, intervenendo sulle principali minacce.

. L’ambizioso obiettivo di avere almeno 100 orsi era già stato raggiunto negli anni ’70, ma allora non si riteneva questo numero come “minimo vitale”; non esiste infatti alcuna pubblicazione o citazione risalenti a quegli anni che lo sostenesse, ed anzi lo si riteneva numero ad alto rischio di estinzione, e, per questo, fu lo stesso WWF a volerne studiare la consistenza e biologia per poterlo far aumentare di numero e salvarlo (con iniziative e operazioni di salvaguardia già da allora formalmente proposte, ma mai attuate né dal WWF né dalle autorità del Parco pur committenti di quello storico primo studio!), per cui non si capisce come oggi si possa sostenere, con una popolazione ridottasi della metà, che riportare la popolazione a quei 100 esemplari sia la salvezza per l’orso marsicano!

Stralcio. Molte sono anche le Oasi WWF, impegnate in questi giorni in oltre 150 eventi per celebrare il Mese Oasi, che occupano una posizione strategica per favorire l’espansione dell’orso, come la Riserva Regionale Gole Sagittario in Abruzzo, che rappresenta un fondamentale corridoio ecologico verso est. Presenze sporadiche si registrano anche verso sud nell’Oasi di Guardiaregia-Campochiaro, nel massiccio del Matese in Molise e anche verso nord in quella del Lago Secco ai margini del Parco Nazionale del Gran Sasso/Monti della Laga.

. Le oasi sono certamente utili per quei pochi individui che disperdendosi hanno occupato le zone su cui poi sono state istituite. Ma il problema è che per spostarsi in quelle zone che oggi sono le citate Oasi, molti esemplari hanno abbandonato l’areale storico disperdendosi e riducendovi così la presenza (cosa affatto positiva!). Quindi una vera e propria DISPERSIONE della popolazione!

Stralcio. Per diminuire il rischio di mortalità per investimento stradale il WWF interviene sulle strade a maggiore rischio con l’installazione di dissuasori anti-attraversamento. Questi dispositivi costituiscono una “barriera virtuale”. Montati su paletti delimitatori della carreggiata, pali o guard-rail, si attivano se illuminati dai fari delle macchine e rispondono emettendo dei segnali luminosi ed acustici. In tal modo il passaggio di un veicolo motorizzato attiva una vera e propria “barriera” di suoni e luci il cui scopo è quello di segnalare agli animali l'arrivo dei veicoli, tenendoli quindi lontani dalla strada.

. Peccato che questi dissuasori finora non siano serviti a nulla e che il vero problema non sia sperare di RESPINGERE gli orsi con queste “barriere virtuali” (tra l’altro, prova e smentita che non già di un fenomeno espansivo si tratta, come dichiarato, ma di un fenomeno dispersivo! Perché se si trattasse di fenomeno espansivo – che prevede una crescita di individui nel nucleo di origine – sarebbe un voler contrastare proprio quell’espansione che si dice sia un bene per l’orso marsicano, e che anche lo si vuole favorire, come ben espresso al punto*!), ma chiedersi come mai gli orsi le vogliono superare. Cosa che dovrebbe farci capire quale sia la fonte della motivazione: la ormai totale assenza di campi coltivati e pascoli con armenti domestici nell’areale storico dove gli orsi marsicani vissero numerosi per millenni.

Stralcio. Minimizzare i conflitti con le comunità locali e incrementare la tolleranza sono passi fondamentali per garantire la sopravvivenza dell'orso in Appennino. Per questo il WWF supporta allevatori e apicoltori donando recinzioni elettrificate in grado di mitigare il rischio di incursioni di orso e di danni a bestiame e arnie. Per sensibilizzare le popolazioni locali e i turisti sul tema della conservazione dell'orso in Appennino, il WWF organizza ogni anno attività di comunicazione e sensibilizzazione per diffondere la conoscenza di questa specie e delle buone pratiche di comportamento da adottare in aree di presenza di orso. Ogni anno vengono organizzati campi di volontariato e tour itineranti a tema orso proprio per coinvolgere sempre più persone nella battaglia per la salvaguardia di questa specie a rischio.

. I conflitti con le comunità locali oggi sono solo quelli conseguenti al fatto che gli orsi, non trovando più il cibo che un tempo gli davano i coltivatori e gli allevatori, scendono nei paesi a cercarlo.

. Le recinzioni elettrificate spingono sempre più gli orsi ad allontanarsi per cercare luoghi dove alveari, coltivazioni e bestiame non siano protetti dalle stesse, quindi con un effetto che favorisce proprio il fenomeno dispersivo della popolazione (che però viene definito “espansione”!).

. La popolazione locale non ha alcun bisogno di essere educata al rispetto dell’orso marsicano, in quanto è un rispetto che ha sempre avuto, prova ne è la sua sopravvivenza come unico luogo della penisola italiana dove l’orso non si è estinto.

. I campi di volontariato non poche volte si rivelano solo altro disturbo; mentre l’orso ha solo bisogno di quiete e di solitudine.

. Le persone che si vogliono coinvolgere nella sua conservazione, non è necessario che, per farlo, frequentino gli habitat più delicati dell’orso, ma caso mai che ne stiano lontani. A meno che… il “coinvolgimento” e quindi lo scopo non sia piuttosto quello di convincerli a donare danaro per sostenere la “pelosa” difesa dell’orso!

Stralcio. La messa in sicurezza delle risorse alimentari presenti nei paesi (cassonetti dei rifiuti organici, pollai non a norma, frutteti non gestiti, etc.) è importante per evitare la frequentazione dei centri abitati da parte degli orsi e per eliminare per loro i pericoli derivanti dai contesti antropizzati. Si possono donare 2 euro con sms da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali oppure 5 o 10 euro per le chiamate al 45584 da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali e Geny Communication e 5 euro da rete fissa TWT, Convergenze e Poste Mobile.

. Per “evitare la frequentazione dei centri abitati da parte degli orsi”, non servono le chiamate alla lunga serie di ditte telefoniche indicate. Servono coltivazioni e pascoli di armenti nell’area storica dell’ habitat dell’orso marsicano; in pratica, farlo ritornare all’antico rapporto che gli ha permesso di sopravvivere fino a noi. Le chiamate alle ditte telefoniche servono certamente per attrarre danaro, ma che poi questo danaro lo si utilizzi per cose o iniziative utili a salvare l’orso marsicano è tutto da vedere, come da vedere è se serviranno! Non ci si dimentichi le passate iniziative del WWF – perlopiù risultate inutili – di cui si è perso memoria e, soprattutto, l’allora esaltante, mediatica e popolare raccolta partecipativa di oltre 10.000 euro fatta da un quotidiano abruzzese qualche anno fa, per la realizzazione di un inutile “meleto per l’orso”, poi pomposamente e autorevolmente inaugurato: alberi ora tutti morti e abbandonati in uno inselvatichito campo che sarebbe stato meglio, e con una spesa estremamente inferiore, essere coltivato a mais! Se è vero che la storia insegna, allora anche questa è storia! Peccato che gli italiani siano un popolo notoriamente con la memoria corta, per cui anche nel caso dell’orso marsicano si reiterano errori su errori, ogni generazione arrogantemente sicura di saper fare meglio della precedente!

Foto Di © Francis C. Franklin / CC-BY-SA-3.0, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35495250