Dopo settimane di attesa e dibattiti accesi, è stato finalmente definito il piano di riparto delle quote di caccia in deroga per storni e fringuelli per l'anno 2025. La decisione, presa in Conferenza Stato-Regioni, arriva sulla scia del cosiddetto "caso Liguria" e della sua interpretazione del concetto di "piccole quantità", che ha aperto la strada alle richieste di deroga da parte di diverse regioni italiane rispetto ai divieti imposti dalla Direttiva Uccelli europea.
Ben undici Regioni avevano avanzato la richiesta di poter applicare la caccia in deroga, sostenendo la necessità di gestire queste specie in base a specifiche esigenze territoriali e, in alcuni casi, per prevenire danni all'agricoltura. La Direttiva Uccelli (Direttiva 2009/147/CE) tutela la maggior parte delle specie di uccelli selvatici, ma prevede la possibilità di deroghe in circostanze eccezionali e per "piccole quantità", un concetto che è stato oggetto di interpretazioni divergenti a livello nazionale ed europeo.
Le singole quote per regione non sono state ancora dettagliate pubblicamente nel comunicato congiunto, ma si prevede che la ripartizione tenga conto delle specificità faunistiche e ambientali di ciascun territorio, oltre che delle stime sulle popolazioni di queste specie. È lecito attendersi che le regioni con una maggiore incidenza di storni e fringuelli e quelle che avevano sollevato con più forza la questione del "caso Liguria" abbiano ottenuto quote più significative.
Queste le ipotetiche ripartizioni per regione, sulla base del numero dei cacciatori:
La vicenda della caccia in deroga ha avuto un punto di svolta con il cosiddetto "caso Liguria". Questa regione aveva già in passato adottato provvedimenti per la caccia in deroga, basandosi su una interpretazione più estensiva del concetto di "piccole quantità" permesso dalla Direttiva Uccelli. Tale approccio, seppur contestato da alcune associazioni ambientaliste, ha fornito un precedente per altre regioni che hanno poi avanzato richieste analoghe.
La definizione di "piccole quantità" è da sempre un punto di frizione tra le istanze venatorie e quelle di tutela ambientale. Le associazioni protezionistiche sottolineano come l'accumulo di piccole quote in diverse regioni possa tradursi in un impatto significativo sulla biodiversità, andando contro lo spirito della Direttiva Uccelli. D'altra parte, il mondo venatorio e alcune categorie agricole sostengono che la gestione di queste specie sia necessaria per bilanciare la presenza della fauna con le attività umane.
La questione della caccia in deroga rimane un tema delicato e complesso, che bilancia la conservazione della natura con le tradizioni locali e le esigenze del territorio. Le decisioni prese per il 2025 rappresenteranno un ulteriore capitolo in questa lunga discussione, che continuerà a essere monitorata attentamente da migratoria.it
GATTINI MARCO - Migratoria.it
Ben undici Regioni avevano avanzato la richiesta di poter applicare la caccia in deroga, sostenendo la necessità di gestire queste specie in base a specifiche esigenze territoriali e, in alcuni casi, per prevenire danni all'agricoltura. La Direttiva Uccelli (Direttiva 2009/147/CE) tutela la maggior parte delle specie di uccelli selvatici, ma prevede la possibilità di deroghe in circostanze eccezionali e per "piccole quantità", un concetto che è stato oggetto di interpretazioni divergenti a livello nazionale ed europeo.
Le Quote Definitive:
Il piano concordato stabilisce che, complessivamente, i cacciatori potranno abbattere in deroga un totale di 230.242 storni e 581.302 fringuelli su tutto il territorio nazionale interessato dalle deroghe. Queste cifre rappresentano il frutto di un compromesso tra le richieste regionali e le esigenze di conservazione della fauna selvatica.Le singole quote per regione non sono state ancora dettagliate pubblicamente nel comunicato congiunto, ma si prevede che la ripartizione tenga conto delle specificità faunistiche e ambientali di ciascun territorio, oltre che delle stime sulle popolazioni di queste specie. È lecito attendersi che le regioni con una maggiore incidenza di storni e fringuelli e quelle che avevano sollevato con più forza la questione del "caso Liguria" abbiano ottenuto quote più significative.
Queste le ipotetiche ripartizioni per regione, sulla base del numero dei cacciatori:
La definizione di "piccole quantità" è da sempre un punto di frizione tra le istanze venatorie e quelle di tutela ambientale. Le associazioni protezionistiche sottolineano come l'accumulo di piccole quote in diverse regioni possa tradursi in un impatto significativo sulla biodiversità, andando contro lo spirito della Direttiva Uccelli. D'altra parte, il mondo venatorio e alcune categorie agricole sostengono che la gestione di queste specie sia necessaria per bilanciare la presenza della fauna con le attività umane.
Reazioni e Prospettive Future
Presumiamo che l'accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni sia destinato a generare reazioni contrastanti nei prossimi giorni. Come cacciatori accogliamo con favore la definizione delle quote, pur auspicando, in alcuni casi, una maggiore flessibilità. Le organizzazioni ambientaliste, al contrario, siamo convinti che esprimenranno forte preoccupazione per le dimensioni delle quote concesse, paventando un indebolimento della tutela delle specie migratrici e non.La questione della caccia in deroga rimane un tema delicato e complesso, che bilancia la conservazione della natura con le tradizioni locali e le esigenze del territorio. Le decisioni prese per il 2025 rappresenteranno un ulteriore capitolo in questa lunga discussione, che continuerà a essere monitorata attentamente da migratoria.it
GATTINI MARCO - Migratoria.it