Brambilla, tutte le tappe della carriera di un ‘Berlusconi in gonnella’
Giuliano Ferrara l’ha definita “un Berlusconi in gonnella”. Gonnella davvero corta, quella che Michela Vittoria Brambilla, 42 anni di Calolziocorte (Lecco), ama indossare. Come quando nel 2007 sulla poltrona bianca di Porta a Porta le è capitato di mettere in mostra un bel paio di autoreggenti. Lei che con le sue gambe perfette, le calze, le ha sempre sapute indossare: per quelle firmate Omsa ha fatto pure da modella, quando era al primo anno di università.
A 18 anni è in vacanza a Cesenatico e partecipa a un concorso di bellezza: diventa Miss Romagna e va a Salsomaggiore per le finali di Miss Italia. Il mondo dello spettacolo non è male. Tanto fa Michela Brambilla, che entra in Fininvest. All’inizio degli anni Novanta diventa giornalista e conduce i Misteri della notte, trasmissione trash in cui segue lo sballo in giro per i locali del mondo: stesse gonne inguinali di oggi, stessi tacchi alti, ma i capelli sono castani. Non di quel colore brillante che anni dopo le varranno il soprannome “rossa salmonata”. I maligni la chiamano così. Per i capelli. E per le attività nel commercio dei salmoni e dei gamberi di cui si occupa. Già, Michela Vittoria Brambilla, ha un passato da imprenditrice di successo.
Nel 1994 il padre, titolare delle Trafilerie Brambilla, compra un negozio a Milano, “Il Salumaio di Montenapoleone”, e coinvolge nella gestione la figlia. Che si appassiona agli affari e crea il gruppo Sal: importa prodotti ittici e li vende alla grande distribuzione. Poi allarga il business ai cibi per cani e gatti. Nel 2001 fonda la Sotra Coast International, un’altra azienda che commercia prodotti alimentari. Se qualcuno le fa notare che per un’animalista convinta come lei (“Da bambina pensavo che il Signore mi avesse messo al mondo per salvare tutti gli animali della Terra”, ha detto una volta) commerciare pesci morti non è il massimo della coerenza, lei si irrita: nel suo business “l’ittica rappresenta un’inezia, ma non è che posso rifiutarmi di commercializzarla, per lo stesso motivo per cui, se vendi la Coca Cola, devi prenderti anche la Fanta”, si giustifica. L’amore che non dimostra a pesci e crostacei, lo mette tutto per i cani, i gatti, i cavalli, le galline, gli asini e i piccioni che affollano la villa di Calolziocorte in cui Michela Brambilla è cresciuta. E dove ora cresce suo figlio Vittorio. Lo ha avuto dal suo compagno Eros Maggioni, l’odontotecnico con cui ha fondato il Centro medico lombardo di Cernusco Lombardone. E che due mesi fa ha aiutato nella corsa a una poltrona nel consiglio direttivo dell’Automobil club Milano.
La carriera pubblica di Michela Brambilla è veloce. Nel 2003 diventa presidente dei giovani di Confcommercio. Poi si dà alla politica, folgorata da Silvio Berlusconi. Quasi con una parafrasi delle parole del capo, spiega la sua scelta così: “Nasco imprenditrice e morirò imprenditrice, alla politica mi sono offerta in prestito”. Nel 2006 si candida alla Camera, ma è la prima dei non eletti di Forza Italia in Veneto: si arrabbia e fa ricorso contro Giustina Destra, la sua compagna di partito che in lista la precede di una posizione. È tutto vano, niente titolo di onorevole per questa volta. Ma il Cavaliere, con l’invidia di molti, va pazzo per lei e nello stesso anno la sceglie per organizzare i Circoli della Libertà, l’organizzazione territoriale legata a Forza Italia (antenata dei Promotori della Libertà di oggi, che è sempre lei a coordinare). Secondo Michela Brambilla il numero dei circoli sale in fretta a 5mila, secondo un’inchiesta di Diario quelli operativi sono solo una ventina.
Il 18 novembre 2007 Michela Brambilla è in piazza San Babila a Milano: accanto a Berlusconi che dal predellino di una Mercedes annuncia la nascita del Popolo della libertà c’è lei e c’è la “rivale” Mariastella Gelmini. Nel 2008 viene eletta alla Camera, diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Turismo. Non ministro come vorrebbe lei. Per questo deve aspettare ancora un anno, fino a maggio 2009, quando la nomina al dicastero del Turismo arriva. Nel nuovo ruolo, spende oltre 8 milioni di euro per rilanciare il portale italia.it. Da animalista qual è, fa di tutto per convincere i sindaci dei comuni litoranei ad accettare i cani in spiaggia. E poi, con lo spot “magic Italy” che ha la voce del premier, cerca di rilanciare l’immagine turistica del nostro Paese. Ma fa arrabbiare il Trentino Alto Adige. Perché si dimentica che in Italia, oltre al mare, ci sono anche le montagne.
Brambilla, tutte le tappe della carriera di un ‘Berlusconi in gonnella’ - Il Fatto Quotidiano
Un sito internet da 8 milioni di euro, l’ultimo spreco del ministro Brambilla
Il budget per il ministero del Turismo inizialmente era stato fissato a 642.960 euro. Ha speso 15,5miloni di euro. Tra questi 8,6 per il portale italia.it
È l’anno del turismo. Almeno per la Presidenza del Consiglio dei ministri che, nei mesi della crisi finanziaria internazionale, ha deciso l’8 maggio 2009 di creare un ministero ad hoc, farlo gestire a Michela Vittoria Brambilla, e rivedere le proprie previsioni di spesa: dagli iniziali 642.960 euro fissati con Tremonti, ai 15 milioni e mezzo finali, con un aumento di 14.892.052. Un vero e proprio successo per un ministro “senza portafoglio”. Tra le voci più interessanti per il solo “funzionamento” ci sono i 378.360 euro spesi per il solo trasporto in Italia e all’estero del ministro e dei responsabili del dicastero da maggio a dicembre (già più di metà del budget iniziale complessivo, e quattro volte gli 88.360 euro previsti), i 3 milioni di euro per “iniziative di rilancio dell’immagine dell’Italia” e i 2 milioni e 900mila susseguenti per la “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia”. A questi si aggiungono i 75mila euro per il funzionamento “della segreteria permanente del comitato mondiale per l’etica del turismo”, i 72.652,93 euro per uffici e interpreti, i 22mila euro per le “spese di rappresentanza” e gli 85mila per “esperti e incarichi speciali, ivi comprese le indennità e il rimborso spese di trasporto”.La cifra maggiore, però, parliamo di 8 milioni e 600mila euro, è quella pagata per la resurrezione del sito Italian Tourism Official Website, portale del Turismo, già inaugurato da Lucio Stanca con un investimento faraonico di 45 milioni di euro, e immediata pioggia di polemiche, e chiuso l’anno seguente da Francesco Rutelli (all’epoca ministro ai Beni Culturali), che pure aveva provato a rilanciarlo da par suo, per l’evidente scarso rapporto tra costo e benefici. La nuova e dispendiosa vita di italia.it, portale che la rete non ama, collocandolo al posto 4562 del rank italiano e al 184.594 di quello internazionale, ben al di sotto dei portali turistici degli altri paesi e anche, sia detto, del sito ENIT Agenzia Nazionale del Turismo, non sembra giustificarsi con il proprio contenuto. Anche perchè le quattro informazioni “turistiche” che fornisce si limitano a un “cosa vedere”, “cosa fare” e “cosa assaggiare”, senza dar conto, ad esempio, di “dove dormire” (sul sito dell’Enit ovviamente presente). A volte, inoltre, l’informazione si limita a qualcosa di meno che una cartolina. Imbarazzante, ad esempio, la voce dedicata allo “shopping in Italia”: dopo aver segnalato la presenza di via Condotti a Roma e via Montenapoleone a Milano, afferma, sprezzante del ridicolo “andare a fare shopping in Italia non significa soltanto negozi e boutique: esistono più di 3700 outlet e spacci aziendali”. E il sottotesto è: andateveli a cercare. Oltre al sito “fratello” dell’Enit (decisamente meglio costruito) , d’altronde, italia.it può contare anche su innumerevoli portali messi su da regioni, enti locali ed enti per il turismo territoriali. Il risultato è una inutile somma di informazioni che spesso non dialogano nemmeno tra loro. In fondo, però, non di soli siti internet si vive. Perché, se 15 milioni è la spesa per il solo funzionamento del dicastero, la spesa complessiva del ministero del Turismo quest’anno è costata alle casse dello Stato 189.611.361,56 euro, con una variazione complessiva rispetto alle previsioni di circa 113 milioni di euro.
La sproporzione dei conti è dovuta essenzialmente all’assistenza che il ministero ha dovuto dare a un settore che quest’anno ha dovuto fare i conti con la crisi. Oltre alla cifra fissa data all’Eni t (33.556.000 diventati 33.838.624), ci sono i 5.115.198 investiti per l’erogazione dei “buoni vacanze” e i 118 milioni investiti per “l’incentivazione dell’adeguamento dell’offerta delle imprese turistico-ricettive e della promozione di forme di turismo ecocompatibile”. La cifra prevista all’inizio per questo investimento in conto capitale era di 26.900.279 euro. Alla fine c’è stata una “leggera” variazione di 91.164.777 euro. Nel decreto di istituzione di questi fondi, si pensava al turismo montano, al turismo in bicicletta e al turismo legato all’attività sportiva e ricreativa del golf. Che si sia speso un po’ troppo?
Un sito internet da 8 milioni di euro, l’ultimo spreco del ministro Brambilla - Il Fatto Quotidiano
Giuliano Ferrara l’ha definita “un Berlusconi in gonnella”. Gonnella davvero corta, quella che Michela Vittoria Brambilla, 42 anni di Calolziocorte (Lecco), ama indossare. Come quando nel 2007 sulla poltrona bianca di Porta a Porta le è capitato di mettere in mostra un bel paio di autoreggenti. Lei che con le sue gambe perfette, le calze, le ha sempre sapute indossare: per quelle firmate Omsa ha fatto pure da modella, quando era al primo anno di università.
A 18 anni è in vacanza a Cesenatico e partecipa a un concorso di bellezza: diventa Miss Romagna e va a Salsomaggiore per le finali di Miss Italia. Il mondo dello spettacolo non è male. Tanto fa Michela Brambilla, che entra in Fininvest. All’inizio degli anni Novanta diventa giornalista e conduce i Misteri della notte, trasmissione trash in cui segue lo sballo in giro per i locali del mondo: stesse gonne inguinali di oggi, stessi tacchi alti, ma i capelli sono castani. Non di quel colore brillante che anni dopo le varranno il soprannome “rossa salmonata”. I maligni la chiamano così. Per i capelli. E per le attività nel commercio dei salmoni e dei gamberi di cui si occupa. Già, Michela Vittoria Brambilla, ha un passato da imprenditrice di successo.
Nel 1994 il padre, titolare delle Trafilerie Brambilla, compra un negozio a Milano, “Il Salumaio di Montenapoleone”, e coinvolge nella gestione la figlia. Che si appassiona agli affari e crea il gruppo Sal: importa prodotti ittici e li vende alla grande distribuzione. Poi allarga il business ai cibi per cani e gatti. Nel 2001 fonda la Sotra Coast International, un’altra azienda che commercia prodotti alimentari. Se qualcuno le fa notare che per un’animalista convinta come lei (“Da bambina pensavo che il Signore mi avesse messo al mondo per salvare tutti gli animali della Terra”, ha detto una volta) commerciare pesci morti non è il massimo della coerenza, lei si irrita: nel suo business “l’ittica rappresenta un’inezia, ma non è che posso rifiutarmi di commercializzarla, per lo stesso motivo per cui, se vendi la Coca Cola, devi prenderti anche la Fanta”, si giustifica. L’amore che non dimostra a pesci e crostacei, lo mette tutto per i cani, i gatti, i cavalli, le galline, gli asini e i piccioni che affollano la villa di Calolziocorte in cui Michela Brambilla è cresciuta. E dove ora cresce suo figlio Vittorio. Lo ha avuto dal suo compagno Eros Maggioni, l’odontotecnico con cui ha fondato il Centro medico lombardo di Cernusco Lombardone. E che due mesi fa ha aiutato nella corsa a una poltrona nel consiglio direttivo dell’Automobil club Milano.
La carriera pubblica di Michela Brambilla è veloce. Nel 2003 diventa presidente dei giovani di Confcommercio. Poi si dà alla politica, folgorata da Silvio Berlusconi. Quasi con una parafrasi delle parole del capo, spiega la sua scelta così: “Nasco imprenditrice e morirò imprenditrice, alla politica mi sono offerta in prestito”. Nel 2006 si candida alla Camera, ma è la prima dei non eletti di Forza Italia in Veneto: si arrabbia e fa ricorso contro Giustina Destra, la sua compagna di partito che in lista la precede di una posizione. È tutto vano, niente titolo di onorevole per questa volta. Ma il Cavaliere, con l’invidia di molti, va pazzo per lei e nello stesso anno la sceglie per organizzare i Circoli della Libertà, l’organizzazione territoriale legata a Forza Italia (antenata dei Promotori della Libertà di oggi, che è sempre lei a coordinare). Secondo Michela Brambilla il numero dei circoli sale in fretta a 5mila, secondo un’inchiesta di Diario quelli operativi sono solo una ventina.
Il 18 novembre 2007 Michela Brambilla è in piazza San Babila a Milano: accanto a Berlusconi che dal predellino di una Mercedes annuncia la nascita del Popolo della libertà c’è lei e c’è la “rivale” Mariastella Gelmini. Nel 2008 viene eletta alla Camera, diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Turismo. Non ministro come vorrebbe lei. Per questo deve aspettare ancora un anno, fino a maggio 2009, quando la nomina al dicastero del Turismo arriva. Nel nuovo ruolo, spende oltre 8 milioni di euro per rilanciare il portale italia.it. Da animalista qual è, fa di tutto per convincere i sindaci dei comuni litoranei ad accettare i cani in spiaggia. E poi, con lo spot “magic Italy” che ha la voce del premier, cerca di rilanciare l’immagine turistica del nostro Paese. Ma fa arrabbiare il Trentino Alto Adige. Perché si dimentica che in Italia, oltre al mare, ci sono anche le montagne.
Brambilla, tutte le tappe della carriera di un ‘Berlusconi in gonnella’ - Il Fatto Quotidiano
Un sito internet da 8 milioni di euro, l’ultimo spreco del ministro Brambilla
Il budget per il ministero del Turismo inizialmente era stato fissato a 642.960 euro. Ha speso 15,5miloni di euro. Tra questi 8,6 per il portale italia.it
È l’anno del turismo. Almeno per la Presidenza del Consiglio dei ministri che, nei mesi della crisi finanziaria internazionale, ha deciso l’8 maggio 2009 di creare un ministero ad hoc, farlo gestire a Michela Vittoria Brambilla, e rivedere le proprie previsioni di spesa: dagli iniziali 642.960 euro fissati con Tremonti, ai 15 milioni e mezzo finali, con un aumento di 14.892.052. Un vero e proprio successo per un ministro “senza portafoglio”. Tra le voci più interessanti per il solo “funzionamento” ci sono i 378.360 euro spesi per il solo trasporto in Italia e all’estero del ministro e dei responsabili del dicastero da maggio a dicembre (già più di metà del budget iniziale complessivo, e quattro volte gli 88.360 euro previsti), i 3 milioni di euro per “iniziative di rilancio dell’immagine dell’Italia” e i 2 milioni e 900mila susseguenti per la “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia”. A questi si aggiungono i 75mila euro per il funzionamento “della segreteria permanente del comitato mondiale per l’etica del turismo”, i 72.652,93 euro per uffici e interpreti, i 22mila euro per le “spese di rappresentanza” e gli 85mila per “esperti e incarichi speciali, ivi comprese le indennità e il rimborso spese di trasporto”.La cifra maggiore, però, parliamo di 8 milioni e 600mila euro, è quella pagata per la resurrezione del sito Italian Tourism Official Website, portale del Turismo, già inaugurato da Lucio Stanca con un investimento faraonico di 45 milioni di euro, e immediata pioggia di polemiche, e chiuso l’anno seguente da Francesco Rutelli (all’epoca ministro ai Beni Culturali), che pure aveva provato a rilanciarlo da par suo, per l’evidente scarso rapporto tra costo e benefici. La nuova e dispendiosa vita di italia.it, portale che la rete non ama, collocandolo al posto 4562 del rank italiano e al 184.594 di quello internazionale, ben al di sotto dei portali turistici degli altri paesi e anche, sia detto, del sito ENIT Agenzia Nazionale del Turismo, non sembra giustificarsi con il proprio contenuto. Anche perchè le quattro informazioni “turistiche” che fornisce si limitano a un “cosa vedere”, “cosa fare” e “cosa assaggiare”, senza dar conto, ad esempio, di “dove dormire” (sul sito dell’Enit ovviamente presente). A volte, inoltre, l’informazione si limita a qualcosa di meno che una cartolina. Imbarazzante, ad esempio, la voce dedicata allo “shopping in Italia”: dopo aver segnalato la presenza di via Condotti a Roma e via Montenapoleone a Milano, afferma, sprezzante del ridicolo “andare a fare shopping in Italia non significa soltanto negozi e boutique: esistono più di 3700 outlet e spacci aziendali”. E il sottotesto è: andateveli a cercare. Oltre al sito “fratello” dell’Enit (decisamente meglio costruito) , d’altronde, italia.it può contare anche su innumerevoli portali messi su da regioni, enti locali ed enti per il turismo territoriali. Il risultato è una inutile somma di informazioni che spesso non dialogano nemmeno tra loro. In fondo, però, non di soli siti internet si vive. Perché, se 15 milioni è la spesa per il solo funzionamento del dicastero, la spesa complessiva del ministero del Turismo quest’anno è costata alle casse dello Stato 189.611.361,56 euro, con una variazione complessiva rispetto alle previsioni di circa 113 milioni di euro.
La sproporzione dei conti è dovuta essenzialmente all’assistenza che il ministero ha dovuto dare a un settore che quest’anno ha dovuto fare i conti con la crisi. Oltre alla cifra fissa data all’Eni t (33.556.000 diventati 33.838.624), ci sono i 5.115.198 investiti per l’erogazione dei “buoni vacanze” e i 118 milioni investiti per “l’incentivazione dell’adeguamento dell’offerta delle imprese turistico-ricettive e della promozione di forme di turismo ecocompatibile”. La cifra prevista all’inizio per questo investimento in conto capitale era di 26.900.279 euro. Alla fine c’è stata una “leggera” variazione di 91.164.777 euro. Nel decreto di istituzione di questi fondi, si pensava al turismo montano, al turismo in bicicletta e al turismo legato all’attività sportiva e ricreativa del golf. Che si sia speso un po’ troppo?
Un sito internet da 8 milioni di euro, l’ultimo spreco del ministro Brambilla - Il Fatto Quotidiano