Muscisca del gargano (1 utente sta leggendo)

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suzigargano
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suzigargano

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Adesso che le ultime transumanze sono arrivate a destinazione (a dire il vero sono ormai poche quelle a piedi senza l’ausilio di mezzi) vien da chiedersi cosa resta, se resta, di quel traffico di animali e persone sulle vie dei ‘tratturi’.

Resta senza dubbio una cultura antichissima, di civiltà, sapienza e tradizione gastronomica importante. Per me, che ho partecipato due volte ad una transumanza con i pastori (i Cozz) di San Giovanni Rotondo, resta di più, resta l’idea di un ‘viaggio di sapore’, un percorso di sapienza, di storie e di erbe, di latte e di formaggi, e qualche volta di carni, di ‘muscisca’ in particolare, ovvero dei pezzi di carne stagionata che i pastori portavano sempre con loro durante la lunga assenza da casa, gli stessi con cui venivano accolti al loro ritorno a casa dalle mogli.
La muscisca pare abbia un origine araba. E infatti il nome sembra derivi proprio dalla parola ‘Mosammed’ che significa ‘cosa dura’. Per la preparazione della muscisca vengono utilizzati i tagli più magri, a base di carne di capra garganica, pecora o vitello (tradizionalmente di razza podolica) che, disossati e tagliati, formano delle strisce larghe 2-3 cm e lunghe 20-30 cm. Queste strisce di carne sono poi condite con sale, semi di finocchio selvatico, peperoncino e aglio.
muscisca-essiccamento.jpg

Essendo una preparazione tipicamente pastorale, le strisce di carne erano poste a seccare vicino al rifugio del pastore: appese con un filo di cotone sugli alberelli spinosi (specie peri selvatici e prugnoli) situati a poca distanza dalle “mandre”, godendo così della massima ventilazione e insolazione. Dopo un periodo di essiccazione variabile a seconda del periodo di insolazione e della ventilazione (in genere circa 20 giorni), il prodotto era pronto per essere consumato.
 
Ingredienti1 kg di diaframma carne equina
2-3 spicchi di aglio
semi di finocchio
peperoncino
sale, olio
Bisogna innanzitutto preparare la carne la sera prima, condendola con sale, seme di finocchio, peperoncino e aglio a fettine. Riavvolgetela nella carta e mettete in frigo. Il giorno dopo, ad ora di pranzo, mettela in padella, con tutti i condimenti che avete usato e friggetela in abbondante olio. Quando la carne è ben cotta e dorata potete servirla calda. Buon appetito!ALTRA VARIANTE CON VITELLO E CAPRA
 
La prima volta che sento e vedo una ricetta cosi'............. bellissime anche le striscie di carne all'inizio, tradizioni che se portate avante come spesso diciamo non andranno mai a morire.
 
Ai tempi di mio nonno era consuetudine per i fortunati che vivevano in campagna avendo piccoli greggi e qualche mucca capitava sempre che qualche animale si facesse male allora venivano impiegati tutti i vari pezzi sempre sotto sale per mantenerli allora il diaframma per esempio speziato e fatto essiccare e' una specialita' da portare mentre si era nel pascolo energia giornaliera questo era il motvo della MUSCISCA,poi con l'evoluzione dei tempi il frigorifero per esempio si consuma come arrosto specialissima la puoi fare anche tu in casa, prepara questo arrosto ai tuoi commensali poi mi fai sapere ciao PRETE
 
Una scoperta continua, questo sembra un perfetto snack per le "escursioni venatorie" in forma vagante, come facciamo quì dalle mie parti, a volte senza sosta; la tiri fuori dal tascapane, altro che merendine di oggi, non c'è confronto per potere calorico, energie e soprattutto bontà, per ora solo presunta, dato che ne ignoravo l'esistenza.
 
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Adesso che le ultime transumanze sono arrivate a destinazione (a dire il vero sono ormai poche quelle a piedi senza l’ausilio di mezzi) vien da chiedersi cosa resta, se resta, di quel traffico di animali e persone sulle vie dei ‘tratturi’.

Resta senza dubbio una cultura antichissima, di civiltà, sapienza e tradizione gastronomica importante. Per me, che ho partecipato due volte ad una transumanza con i pastori (i Cozz) di San Giovanni Rotondo, resta di più, resta l’idea di un ‘viaggio di sapore’, un percorso di sapienza, di storie e di erbe, di latte e di formaggi, e qualche volta di carni, di ‘muscisca’ in particolare, ovvero dei pezzi di carne stagionata che i pastori portavano sempre con loro durante la lunga assenza da casa, gli stessi con cui venivano accolti al loro ritorno a casa dalle mogli.
La muscisca pare abbia un origine araba. E infatti il nome sembra derivi proprio dalla parola ‘Mosammed’ che significa ‘cosa dura’. Per la preparazione della muscisca vengono utilizzati i tagli più magri, a base di carne di capra garganica, pecora o vitello (tradizionalmente di razza podolica) che, disossati e tagliati, formano delle strisce larghe 2-3 cm e lunghe 20-30 cm. Queste strisce di carne sono poi condite con sale, semi di finocchio selvatico, peperoncino e aglio.
muscisca-essiccamento.jpg

Essendo una preparazione tipicamente pastorale, le strisce di carne erano poste a seccare vicino al rifugio del pastore: appese con un filo di cotone sugli alberelli spinosi (specie peri selvatici e prugnoli) situati a poca distanza dalle “mandre”, godendo così della massima ventilazione e insolazione. Dopo un periodo di essiccazione variabile a seconda del periodo di insolazione e della ventilazione (in genere circa 20 giorni), il prodotto era pronto per essere consumato.

un po' come le coppiette che si trovano ai castelli romani...ottime
ottimo anche il diaframma di cavallo (fiammella o panicolo), quando scendo in puglia mi faccio le scorte e me le porto su. anche alla brace è spettacolare.....
se ci sentisse la brambilla che vuol far divenare il cavallo animale da compagnia..... hahaha
 
animalre da compagnia ??????????????? mercoledi siete invitati tutti a bernalda se volete , miei ospiti logicamente..... solo ed esclusivamente carne di cavallo...
 

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