G
Autore
Guest
Lauroceraso (Prunus Laurocerasus L.)
Famiglia: Rosaceae
Nome Comune: Lauro, Lauro Regio
ETIMOLOGIA
“Prunus” deriva dal greco Proynos che vuol dire pruna. “Laurocerasus“ deriva dai termini “laurus“ = lodare e “cerasus” = che deriva dal nome della città Turca Kerasun da dove si pensa sia giunta la pianta.
MORFOLOGIA
Arbusto o albero sempreverde robusto e rustico, alto fino a 6 m dalla corteccia color grigio scuro. Le foglie sono glabre e coriacee, oblanceolate o obovate, lunghe 10-15 cm: la pagina superiore è verde scuro e lucida mentre la pagina inferiore è più chiara. Il bordo della foglia è dentellato e spesso arrotolato verso il baso.Durante tutta la stagione si assiste al ricambio di tali foglie che ingialliscono per poi cadere lasciando posto alle nuove.
I fiori sono ermafroditi, profumati, con 5 petali biancastri, larghi circa 0,5-1 centimetri, riuniti all'ascella delle foglie a formare un'infiorescenza a pannocchia eretta dalla lunghezza di 8-12 centimetri. Fioriscono tra aprile e maggio. Una volta appassiti i fiori su questi racemi si sviluppano frutti rossi-bluastri che diventano nere alla maturità. Essi sono di forma sferica o ovoidale con diametro 0,8-1,2 cm; queste piccole drupe, se ingerite, risultano tossiche per la presenza di acido prussico. Va ricordato che se tagliata costantemente ne fiorisce ne fruttifica, mentre se lasciata allo stato libero fruttifica tutti gli anni.
DISTRIBUZIONE e HABITAT
La pianta trae le sue origini dall'Asia Minore e dall'Europa sud-orientale. Si è molto diffusa in Italia fin oltre i 500-600 metri di altitudine a scopo paesaggistico-ornamentale, nella formazione di siepi o eleganti barriere sempreverdi, come esemplare singolo allevato a cespuglio negli ampi spazi oppure come alberello isolato o a gruppi. La pianta, molto vigorosa e a rapido sviluppo, è utilizzabile anche in città grazie alle foglie, molto coriacee, che sono tolleranti ai vari inquinanti atmosferici. Tollera relativamente bene il freddo, ma non le gelate intense e prolungate, predilige terreni freschi, profondi e drenati, poco calcarei e tendenzialmente umidi. Non tollera i substrati asfittici con ristagno idrico prolungato. Si adatta abbastanza bene sia a esposizioni relativamente soleggiate che a mezz'ombra.
IMPIANTO
La pianta si riproduce sia per semina da seme che per talea. La talea va presa solitamente a fine estate fino a non oltre la metà di Ottobre.
Il lauroceraso è una pianta piuttosto rustica per cui radica in quasi tutti i tipi di terreno.
Non richiede troppe bagnature anche se durante il periodo estivo necessita in caso di forte siccità di irrigazioni.
USI e PROPRIETA’
Per le sue caratteristiche di velenosità la pianta non viene utilizzata per scopi alimentari.
Viene quasi sempre utilizzata come siepe divisoria o come barriera contro il vento.
MALATTIE
Curata come pianta da siepe presenta alcune tipologie di malattia: Agenti di malattia: mal bianco provocato dal fungo Sphaerotheca pannosa, che provoca la necrosi e la "bruciatura" dei germogli e delle giovani foglie, cancri del legno fungini (Coryneum beijerinckii e Sphaeropsis malorum,) marciumi fungini radicali e del colletto (Armillaria mellea) e avvizzimento degli organi legnosi e dei germogli dovuti al fungo Verticillium alboatrum che provoca tracheomicosi.
Parassiti animali: oziorrinco i cui adulti rodono marginalmente le foglie, cocciniglie infestanti i rami e le foglie (Aspidiotus hederae, Aonidia lauri, Pseudococcus adonidum), Metcalfa pruinosa che infesta la vegetazione imbrattandola di melata e secrezioni cerose bianche.
COME PASTURA
Oltre che come riparo per molte specie che amano nidificare e passare la notte tra le sue fronde, il lauroceraso è appetito dagli uccelli quali il merlo che amano infilarsi tra le sue fronde per mangiare le bacche mature.
Famiglia: Rosaceae
Nome Comune: Lauro, Lauro Regio
ETIMOLOGIA
“Prunus” deriva dal greco Proynos che vuol dire pruna. “Laurocerasus“ deriva dai termini “laurus“ = lodare e “cerasus” = che deriva dal nome della città Turca Kerasun da dove si pensa sia giunta la pianta.
MORFOLOGIA
Arbusto o albero sempreverde robusto e rustico, alto fino a 6 m dalla corteccia color grigio scuro. Le foglie sono glabre e coriacee, oblanceolate o obovate, lunghe 10-15 cm: la pagina superiore è verde scuro e lucida mentre la pagina inferiore è più chiara. Il bordo della foglia è dentellato e spesso arrotolato verso il baso.Durante tutta la stagione si assiste al ricambio di tali foglie che ingialliscono per poi cadere lasciando posto alle nuove.
I fiori sono ermafroditi, profumati, con 5 petali biancastri, larghi circa 0,5-1 centimetri, riuniti all'ascella delle foglie a formare un'infiorescenza a pannocchia eretta dalla lunghezza di 8-12 centimetri. Fioriscono tra aprile e maggio. Una volta appassiti i fiori su questi racemi si sviluppano frutti rossi-bluastri che diventano nere alla maturità. Essi sono di forma sferica o ovoidale con diametro 0,8-1,2 cm; queste piccole drupe, se ingerite, risultano tossiche per la presenza di acido prussico. Va ricordato che se tagliata costantemente ne fiorisce ne fruttifica, mentre se lasciata allo stato libero fruttifica tutti gli anni.
DISTRIBUZIONE e HABITAT
La pianta trae le sue origini dall'Asia Minore e dall'Europa sud-orientale. Si è molto diffusa in Italia fin oltre i 500-600 metri di altitudine a scopo paesaggistico-ornamentale, nella formazione di siepi o eleganti barriere sempreverdi, come esemplare singolo allevato a cespuglio negli ampi spazi oppure come alberello isolato o a gruppi. La pianta, molto vigorosa e a rapido sviluppo, è utilizzabile anche in città grazie alle foglie, molto coriacee, che sono tolleranti ai vari inquinanti atmosferici. Tollera relativamente bene il freddo, ma non le gelate intense e prolungate, predilige terreni freschi, profondi e drenati, poco calcarei e tendenzialmente umidi. Non tollera i substrati asfittici con ristagno idrico prolungato. Si adatta abbastanza bene sia a esposizioni relativamente soleggiate che a mezz'ombra.
IMPIANTO
La pianta si riproduce sia per semina da seme che per talea. La talea va presa solitamente a fine estate fino a non oltre la metà di Ottobre.
Il lauroceraso è una pianta piuttosto rustica per cui radica in quasi tutti i tipi di terreno.
Non richiede troppe bagnature anche se durante il periodo estivo necessita in caso di forte siccità di irrigazioni.
USI e PROPRIETA’
Per le sue caratteristiche di velenosità la pianta non viene utilizzata per scopi alimentari.
Viene quasi sempre utilizzata come siepe divisoria o come barriera contro il vento.
MALATTIE
Curata come pianta da siepe presenta alcune tipologie di malattia: Agenti di malattia: mal bianco provocato dal fungo Sphaerotheca pannosa, che provoca la necrosi e la "bruciatura" dei germogli e delle giovani foglie, cancri del legno fungini (Coryneum beijerinckii e Sphaeropsis malorum,) marciumi fungini radicali e del colletto (Armillaria mellea) e avvizzimento degli organi legnosi e dei germogli dovuti al fungo Verticillium alboatrum che provoca tracheomicosi.
Parassiti animali: oziorrinco i cui adulti rodono marginalmente le foglie, cocciniglie infestanti i rami e le foglie (Aspidiotus hederae, Aonidia lauri, Pseudococcus adonidum), Metcalfa pruinosa che infesta la vegetazione imbrattandola di melata e secrezioni cerose bianche.
COME PASTURA
Oltre che come riparo per molte specie che amano nidificare e passare la notte tra le sue fronde, il lauroceraso è appetito dagli uccelli quali il merlo che amano infilarsi tra le sue fronde per mangiare le bacche mature.