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Fusaggine (Euonymus europaeus L.)
Famiglia: Celastraceae
Nome Volgare: Fusaggine, Fusaria, Evonimo, Berretta del prete, Corallini.
ETIMOLOGIA
Il termine latino di genere Euonymus, già citato dal botanico e filosofo greco Teofrasto (IV sec. a. C.) come ???????? (eyonymos), secondo Linneo proprio in riferimento al medesimo E. europaeus, deriva dal greco classico ?? (ey) = "bene", ????? (onoma) = "nome", cioé "Buon nome": ha un significato beneaugurante, scaramantico, considerando la velenosità di questo genere (nell'antica Grecia, per accattivarsi le Divinità avverse, era prassi abituale rivolgersi loro con appellativi gentili); il termine latino di specie europaeus sta ad indicare il continente in cui è spontaneo.
Il nome volgare "Berretta da prete" si riferisce alla rassomiglianza della forma dei frutti con il caratteristico cappello a tricorno dei prelati, mentre "Fusaggine" deriva dall'uso che si fa del legno per costruire fusi per filare
MORFOLOGIA
Arbusto, talvolta piccolo alberello, che raramente supera i 4 metri di altezza.
Fusto eretto con corteccia grigio-verdastra in età giovanile, poi bruno-rossastra, liscia, così come i rami, che da giovani sono glabri, generalmente a sezione quadrangolare con spigoli ± ottusi e/o con rilievi sugherosi longitudinali. Gemme ovoidali lunghe 2-4 (6) mm.
Le foglie opposte, dimensioni 25-35 x 40-75 mm, munite di picciolo lungo 4-8 mm; lamina ovato-lanceolata, acuta o acuminata all'apice, con base arrotondata e margine finemente seghettato; la pagina superiore è glabra e di colore verde scuro, mentre quella inferiore, più chiara, è glabra, o può presentare al più della pubescenza lungo le nervature.
I fiori riuniti in cime ascellari, a gruppi che contano fino a 8-9 elementi, ermafroditi e talvolta unisessuali, 4-meri, hanno un odore sgradevole; calice gamosepalo verde, persistente, con 4 lobi ovali e ottusi, revoluti e appressati al pedicello durante la fruttificazione; petali lungamente oblanceolati o spatolati, di colore giallo-verdastro o bianco-giallastro, lunghi all'incirca il doppio del calice (fino a 5 mm); stami più brevi della corolla (lunghi all'incirca quanto il calice) con antere a due teche aprentisi longitudinalmente; ovario tetracarpellare supero. La fioritura va da Aprile a Maggio.
I frutti sono una capsula loculicida pendula, carnosa, quadrilobata, di colore rossastro o intensamente rosato, dimensioni 10-16 x 6-10 mm contenente quattro semi (uno per loggia) di colore arancio.
DISTRIBUZIONE e HABITAT
Specie Euro-Asiatica, in Italia è presente su tutto il territorio nazionale.
Cresce nei boschi associata a varie latifoglie (querce, carpini, salici, pioppi, ecc) sia nelle regioni a estate siccitosa, che in zone umide e piovose dal piano fino a 1200 metri slm (1400 nelle regioni a clima più temperato). Necessita di terreni argillosi, ricchi di Sali e preferibilmente calcarei; predilige inoltre terreno profondo e umido.
USI e PROPRIETA’
Pianta velenosa: Una eventuale ingestione di frutti comporta diarrea, vomito e, in dosi elevate, può portare in poche ore alla perdita di coscienza; anche le foglie, oltre ai frutti, sono tossiche per l'uomo ed anche per pecore, capre, equini ed erbivori in genere, non a caso, in alcune zone delle Marche, questa pianta viene chiamata "masagalin"... I semi sono comunque appetiti da alcuni uccelli.
Per la bellezza dei frutti e delle foglie, rosse in autunno, è molto utilizzata nei giardini: attenzione ai bambini che, attratti dal colore rosso, potrebbero mangiarne frutti e semi.
CURIOSITA’
Questa pianta rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari. Per la sua tossicità e per la difficoltà di dosaggio è da evitarne l’uso per l’automedicazione e senza il controllo medico.
Per uso interno i preparati ricavati dalla corteccia esercitano attività colagoga, lassativa, coleretica e cardiotonica e vengono utilizzati, in fitoterapia ed omeopatia, per trattare insufficienza del tono cardiaco, insufficienza epatica e biliare, stitichezza. Per uso esterno le foglie fresche, i frutti disseccati ed i semi polverizzati venivano utilizzati, nella medicina popolare, per trattare scabbia, pidocchi, zecche ed altri parassiti cutanei. Si usava anche lavare il manto di bovini ed equini con il decotto di foglie per proteggerli da tafani e mosche.
Il nome "Berretta da prete" è dovuto alla curiosa rassomiglianza dei frutti con il tricorno ecclesiastico.
Il legno dei rami giovani ha odore di mela, mentre nella pianta adulta è alquanto sgradevole.
Molto duttile, veniva utilizzato per lavori di intarsio, per fare archetti per viole, per realizzare i "fusi" per la lana, un uso, questo, da cui hanno avuto origine i nomi comuni Fusaggine e Fusaria.
I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino. Il carbone ricavato da questa pianta è adatto alla realizzazione di polvere da sparo.
COME PASTURA
Soprattutto le specie frugivore adorano queste bacche.
Famiglia: Celastraceae
Nome Volgare: Fusaggine, Fusaria, Evonimo, Berretta del prete, Corallini.
ETIMOLOGIA
Il termine latino di genere Euonymus, già citato dal botanico e filosofo greco Teofrasto (IV sec. a. C.) come ???????? (eyonymos), secondo Linneo proprio in riferimento al medesimo E. europaeus, deriva dal greco classico ?? (ey) = "bene", ????? (onoma) = "nome", cioé "Buon nome": ha un significato beneaugurante, scaramantico, considerando la velenosità di questo genere (nell'antica Grecia, per accattivarsi le Divinità avverse, era prassi abituale rivolgersi loro con appellativi gentili); il termine latino di specie europaeus sta ad indicare il continente in cui è spontaneo.
Il nome volgare "Berretta da prete" si riferisce alla rassomiglianza della forma dei frutti con il caratteristico cappello a tricorno dei prelati, mentre "Fusaggine" deriva dall'uso che si fa del legno per costruire fusi per filare
MORFOLOGIA
Arbusto, talvolta piccolo alberello, che raramente supera i 4 metri di altezza.
Fusto eretto con corteccia grigio-verdastra in età giovanile, poi bruno-rossastra, liscia, così come i rami, che da giovani sono glabri, generalmente a sezione quadrangolare con spigoli ± ottusi e/o con rilievi sugherosi longitudinali. Gemme ovoidali lunghe 2-4 (6) mm.
Le foglie opposte, dimensioni 25-35 x 40-75 mm, munite di picciolo lungo 4-8 mm; lamina ovato-lanceolata, acuta o acuminata all'apice, con base arrotondata e margine finemente seghettato; la pagina superiore è glabra e di colore verde scuro, mentre quella inferiore, più chiara, è glabra, o può presentare al più della pubescenza lungo le nervature.
I fiori riuniti in cime ascellari, a gruppi che contano fino a 8-9 elementi, ermafroditi e talvolta unisessuali, 4-meri, hanno un odore sgradevole; calice gamosepalo verde, persistente, con 4 lobi ovali e ottusi, revoluti e appressati al pedicello durante la fruttificazione; petali lungamente oblanceolati o spatolati, di colore giallo-verdastro o bianco-giallastro, lunghi all'incirca il doppio del calice (fino a 5 mm); stami più brevi della corolla (lunghi all'incirca quanto il calice) con antere a due teche aprentisi longitudinalmente; ovario tetracarpellare supero. La fioritura va da Aprile a Maggio.
I frutti sono una capsula loculicida pendula, carnosa, quadrilobata, di colore rossastro o intensamente rosato, dimensioni 10-16 x 6-10 mm contenente quattro semi (uno per loggia) di colore arancio.
DISTRIBUZIONE e HABITAT
Specie Euro-Asiatica, in Italia è presente su tutto il territorio nazionale.
Cresce nei boschi associata a varie latifoglie (querce, carpini, salici, pioppi, ecc) sia nelle regioni a estate siccitosa, che in zone umide e piovose dal piano fino a 1200 metri slm (1400 nelle regioni a clima più temperato). Necessita di terreni argillosi, ricchi di Sali e preferibilmente calcarei; predilige inoltre terreno profondo e umido.
USI e PROPRIETA’
Pianta velenosa: Una eventuale ingestione di frutti comporta diarrea, vomito e, in dosi elevate, può portare in poche ore alla perdita di coscienza; anche le foglie, oltre ai frutti, sono tossiche per l'uomo ed anche per pecore, capre, equini ed erbivori in genere, non a caso, in alcune zone delle Marche, questa pianta viene chiamata "masagalin"... I semi sono comunque appetiti da alcuni uccelli.
Per la bellezza dei frutti e delle foglie, rosse in autunno, è molto utilizzata nei giardini: attenzione ai bambini che, attratti dal colore rosso, potrebbero mangiarne frutti e semi.
CURIOSITA’
Questa pianta rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari. Per la sua tossicità e per la difficoltà di dosaggio è da evitarne l’uso per l’automedicazione e senza il controllo medico.
Per uso interno i preparati ricavati dalla corteccia esercitano attività colagoga, lassativa, coleretica e cardiotonica e vengono utilizzati, in fitoterapia ed omeopatia, per trattare insufficienza del tono cardiaco, insufficienza epatica e biliare, stitichezza. Per uso esterno le foglie fresche, i frutti disseccati ed i semi polverizzati venivano utilizzati, nella medicina popolare, per trattare scabbia, pidocchi, zecche ed altri parassiti cutanei. Si usava anche lavare il manto di bovini ed equini con il decotto di foglie per proteggerli da tafani e mosche.
Il nome "Berretta da prete" è dovuto alla curiosa rassomiglianza dei frutti con il tricorno ecclesiastico.
Il legno dei rami giovani ha odore di mela, mentre nella pianta adulta è alquanto sgradevole.
Molto duttile, veniva utilizzato per lavori di intarsio, per fare archetti per viole, per realizzare i "fusi" per la lana, un uso, questo, da cui hanno avuto origine i nomi comuni Fusaggine e Fusaria.
I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino. Il carbone ricavato da questa pianta è adatto alla realizzazione di polvere da sparo.
COME PASTURA
Soprattutto le specie frugivore adorano queste bacche.