[h=1]Il processo dura troppo e lo Stato restituisce 1 milione di euro ai nomadi sinti[/h]
Il processo dura troppo, e lo Stato italiano finisce per dover restituire un milione di euro a una famiglia di nomadi sinti, che fa parte di una banda specializzata in furti d’appartamento e truffe.
La paradossale vicenda accade nell’Astigiano, dove il gruppo di sinti viveva e nel quale, nel 2006, sono stati sequestrati alla famiglia beni per un milione di euro. Ma il processo è stato dichiarato prescritto, e questo consistente tesoro è stato restituito.
A renderlo noto è l’avvocato Davide Gatti, il legale difensore di 15 persone coinvolte a vario titolo nel processo, con accusa di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione. I beni, dal valore di un milione di euro sono costituiti da gioielli, automobli, camper, polizze assicurative, terreni e contanti.
Questo capitale è stato sequestrato nel corso di un’operazione preventiva, avvenuta a seguito di una maxi operazione dei carabinieri di Asti. Nel 2006, infatti, la banda di nomadi era stata da tempo pedinata e osservata dai carabinieri, che avevano accumulato prove relative alle scorribande con cui colpivano abitazioni di vario tipo.
Il sequestro è stato quindi condotto contro ciò che si riteneva provenire da attività criminali, ma la maxi inchiesta dei carabinieri si è presto frammentata in decine di sottoinchieste,grazie all’abilità degli avvocati specializzati nella difesa della famiglia.
Tutti beni sono ora tornati ai proprietari, dato che il processo si è prolungato oltremodo cadendo in prescrizione e non giungendo quindi mai a sentenza. I sequestri sono infatti basati sull’accusa di ricettazione. A nulla sono servite, pertanto, le pesanti condanne in primo grado per oltre 25 anni complessivi per 12 imputati, con pene che giungevano fino a 5 anni di reclusione.
Il processo dura troppo, e lo Stato italiano finisce per dover restituire un milione di euro a una famiglia di nomadi sinti, che fa parte di una banda specializzata in furti d’appartamento e truffe.
La paradossale vicenda accade nell’Astigiano, dove il gruppo di sinti viveva e nel quale, nel 2006, sono stati sequestrati alla famiglia beni per un milione di euro. Ma il processo è stato dichiarato prescritto, e questo consistente tesoro è stato restituito.
A renderlo noto è l’avvocato Davide Gatti, il legale difensore di 15 persone coinvolte a vario titolo nel processo, con accusa di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione. I beni, dal valore di un milione di euro sono costituiti da gioielli, automobli, camper, polizze assicurative, terreni e contanti.
Questo capitale è stato sequestrato nel corso di un’operazione preventiva, avvenuta a seguito di una maxi operazione dei carabinieri di Asti. Nel 2006, infatti, la banda di nomadi era stata da tempo pedinata e osservata dai carabinieri, che avevano accumulato prove relative alle scorribande con cui colpivano abitazioni di vario tipo.
Il sequestro è stato quindi condotto contro ciò che si riteneva provenire da attività criminali, ma la maxi inchiesta dei carabinieri si è presto frammentata in decine di sottoinchieste,grazie all’abilità degli avvocati specializzati nella difesa della famiglia.
Tutti beni sono ora tornati ai proprietari, dato che il processo si è prolungato oltremodo cadendo in prescrizione e non giungendo quindi mai a sentenza. I sequestri sono infatti basati sull’accusa di ricettazione. A nulla sono servite, pertanto, le pesanti condanne in primo grado per oltre 25 anni complessivi per 12 imputati, con pene che giungevano fino a 5 anni di reclusione.