Un anno fa ho trattato l'argomento riguardante l'allevamento degli uccelli da richiamo, descrivendo dettagliatamente i complessi aspetti e l'importanza del fotoperiodo che, in molti casi, viene sottovalutato e applicato con approssimazione. Aderendo alle richieste di amatori che allevano specie appartenenti alla famiglia dei Turdidi, ritengo opportuno esporre il mio modesto parere in merito all'utilizzo delle “abitudini alimentari” che rivestono un ruolo importante nell'assuefare i riproduttori ad un'alimentazione adatta alla nutrizione dei nidiacei.
Nell'alimentazione degli uccelli, l'odorato ed il gusto hanno un ruolo irrilevante. I Passeriformi sono pressoché privi di olfatto e di gusto. Il loro cavo orale è dotato di una ventina di papille gustative, quantità veramente scarsa se si considera che nell'uomo possono oscillare tra un minimo di 6.000 ed un massimo di 12.000. I recettori tattili, molto numerosi, sono presenti anche nel becco. Il senso della vista svolge un ruolo fondamentale nella vita di relazione degli uccelli, esseri viventi dalla vista più acuta dalla quale vengono diretti anche nella ricerca del cibo. Infatti si dice che gli uccelli mangino con gli occhi. Gli aspetti esteriori degli alimenti, come il colore, la forma, la motilità ed il grado di umidità, ecc. assumono un'importanza notevole nell'alimentazione in quanto vengono percepiti facilmente dal senso della vista e dai recettori tattili.
Gli uccelli, in ambiente domestico, non avendo a disposizione l'enorme varietà di essenze alimentari presenti in natura, devono essere adattati a nutrirsi con alimenti sostitutivi. Essi, col passare del tempo, diventano metodici, abitudinari e non gradiscono i cambiamenti soprattutto se inattesi. In presenza di possibilità di scelta, preferiscono il cibo che conoscono, che hanno assunto in precedenza. Tendono invece a trascurare ed anche a rifiutare quello che non ritengono familiare.
L'appetibilità è il termine comunemente usato per indicare il motivo che rende desiderabile un alimento.
Per quanto attiene alla fisiologia dei Passeriformi, caratterizzati da alcune peculiarità dell'apparato digerente, secondo il parere di autorevoli ornitologi, emerge che, l'appetibilità e le abitudini alimentari rivestano un ruolo di primaria importanza nella nutrizione dei riproduttori e, soprattutto, dei nidiacei.
Mi sono dilungato alquanto nel trattare le abitudini alimentari per pervenire ad un'analisi razionale della “appetibilità” che, nell'immaginazione degli ornitofili, troppo spesso, poggia su elementi più fantastici che reali.
Le abitudini alimentari, nell'alimentazione degli uccelli da richiamo, assumono un'importanza di grande rilevanza perché, se studiate con la dovuta applicazione, offrono la possibilità di utilizzare le più svariate soluzioni nutrizionali e di conseguire risultati ottimali, subordinati unicamente alle conoscenze ed all'abilità dell'allevatore.
In relazione a quanto preso in esame, è opportuno ricordare che, da sempre, gli uccelli onnivori, anche quelli contraddistinti da regole alimentari principalmente insettivore, vengono “appastati”, abituati in breve tempo a mangiare un cibo sostitutivo come il “pellet”, assolutamente diverso dagli insetti e dalle essenze vegetali. Questa è¨ la più chiara conferma di quanto dianzi preso in esame, è la prova che le capacità di adattamento di ogni singola specie sono innumerevoli.
La riproduzione è il processo del più grande significato biologico, caratterizzato da comportamenti complessi ed evoluzioni importanti ai quali la selezione naturale si è adattata per conseguire gli esiti migliori nel perpetuare la specie.
La qualità dell'alimentazione dei nidicoli nelle prime due settimane di vita è essenziale perché, con una serie di processi rapidi e complessi, concorre a determinare il grado di efficienza delle funzioni vitali. Stabilisce definitivamente la qualità della vita dei futuri adulti. Richiede pertanto conoscenze di alto livello e di sicura efficacia. I nidicoli, alla nascita, quasi inetti, incapaci di mantenere la temperatura corporea e totalmente dipendenti dai genitori, hanno un apparato digerente molto grande rispetto alle loro dimensioni che dagli zoologi è stato considerato come un convertitore di cibo in sostanza organica vivente. Mangiano una grande quantità di cibo quasi doppia rispetto a quella degli adulti. Il basso valore calorico degli insetti e la rapidità con cui vengono digeriti, generano una sensazione di fame che stimola i piccoli a chiedere ai genitori cibo in continuazione.
Negli allevamenti captivi i riproduttori dimostrano scarso dinamismo nel porgere l'imbeccata per una molteplicità di motivi e condizioni non facilmente comprensibili.
Le specie appartenenti alla famiglia dei Turdidi allevate per l'utilizzo ai fini di richiamo, allo stato di naturale libertà, alimentano la prole con insetti, loro larve, vermi, bruchi, molluschi, ecc.
L'allevatore, negli allevamenti domestici, per elevare il valore proteico della modesta varietà di insetti che può mettere a disposizione dei riproduttori, integra la razione giornaliera con alimenti ipocalorici e iperproteici comprendenti tutti gli aminoacidi essenziali necessari per la crescita ottimale dei nidiacei. Numerosi sono gli alimenti integrativi ma quelli maggiormente utilizzati sembrano essere il cuore di bue e la cosiddetta “frittatina” che hanno rispettivamente un tenore proteico del 16,5 e 14,5%. Sono due alimenti di grande valore biologico e rappresentano un mezzo molto efficace per incorporare l'albume d'uovo liofilizzato altamente proteico (80%) che consente di elevare agevolmente il valore delle proteine al 26/28% e, di conseguenza, favorire lo sviluppo rapido e armonico dei nidiacei. Ai nominati alimenti è opportuno aggiungere nella misura del 2% il lievito (Saccaromyces cerevisiae) che aiuta lo stomaco immaturo dei piccoli a scindere le proteine in aminoacidi, molecole organiche facilmente assimilabili.
In relazione a quanto esposto, è di tutta evidenza che i riproduttori debbano essere abituati a mangiare quotidianamente piccole quantità di cuore di bue e frittatina per fissare un'abitudine alimentare. Impresa non molto difficoltosa perché gli alimenti in questione, percepiti dai recettori tattili del cavo orale e del becco soprattutto per la loro umidità e tenerezza, vengono graditi e mangiati con avidità da uccelli che abitualmente assumono cibo alquanto asciutto e duro come il “pellet”. Diversi allevatori di buona attendibilità sostengono che spesso i riproduttori danno la preferenza al cuore e alla frittatina e che i resti di fine giornata sono costituiti da insetti.
Applicando con costanza e diligenza i concetti ed i principi sopra presi in esame è possibile conseguire risultati di prim'ordine, anche migliori di quelli che si verificano in natura, dove si deve fare i conti con le inclemenze meteorologiche e con frequenti carenze di cibo, e ottenere richiami fisiologicamente perfetti, in grado di esprimere, nella misura più elevata, le caratteristiche del patrimonio genetico.
Nicolino Jogna Prat
Nell'alimentazione degli uccelli, l'odorato ed il gusto hanno un ruolo irrilevante. I Passeriformi sono pressoché privi di olfatto e di gusto. Il loro cavo orale è dotato di una ventina di papille gustative, quantità veramente scarsa se si considera che nell'uomo possono oscillare tra un minimo di 6.000 ed un massimo di 12.000. I recettori tattili, molto numerosi, sono presenti anche nel becco. Il senso della vista svolge un ruolo fondamentale nella vita di relazione degli uccelli, esseri viventi dalla vista più acuta dalla quale vengono diretti anche nella ricerca del cibo. Infatti si dice che gli uccelli mangino con gli occhi. Gli aspetti esteriori degli alimenti, come il colore, la forma, la motilità ed il grado di umidità, ecc. assumono un'importanza notevole nell'alimentazione in quanto vengono percepiti facilmente dal senso della vista e dai recettori tattili.
Gli uccelli, in ambiente domestico, non avendo a disposizione l'enorme varietà di essenze alimentari presenti in natura, devono essere adattati a nutrirsi con alimenti sostitutivi. Essi, col passare del tempo, diventano metodici, abitudinari e non gradiscono i cambiamenti soprattutto se inattesi. In presenza di possibilità di scelta, preferiscono il cibo che conoscono, che hanno assunto in precedenza. Tendono invece a trascurare ed anche a rifiutare quello che non ritengono familiare.
L'appetibilità è il termine comunemente usato per indicare il motivo che rende desiderabile un alimento.
Per quanto attiene alla fisiologia dei Passeriformi, caratterizzati da alcune peculiarità dell'apparato digerente, secondo il parere di autorevoli ornitologi, emerge che, l'appetibilità e le abitudini alimentari rivestano un ruolo di primaria importanza nella nutrizione dei riproduttori e, soprattutto, dei nidiacei.
Mi sono dilungato alquanto nel trattare le abitudini alimentari per pervenire ad un'analisi razionale della “appetibilità” che, nell'immaginazione degli ornitofili, troppo spesso, poggia su elementi più fantastici che reali.
Le abitudini alimentari, nell'alimentazione degli uccelli da richiamo, assumono un'importanza di grande rilevanza perché, se studiate con la dovuta applicazione, offrono la possibilità di utilizzare le più svariate soluzioni nutrizionali e di conseguire risultati ottimali, subordinati unicamente alle conoscenze ed all'abilità dell'allevatore.
In relazione a quanto preso in esame, è opportuno ricordare che, da sempre, gli uccelli onnivori, anche quelli contraddistinti da regole alimentari principalmente insettivore, vengono “appastati”, abituati in breve tempo a mangiare un cibo sostitutivo come il “pellet”, assolutamente diverso dagli insetti e dalle essenze vegetali. Questa è¨ la più chiara conferma di quanto dianzi preso in esame, è la prova che le capacità di adattamento di ogni singola specie sono innumerevoli.
La riproduzione è il processo del più grande significato biologico, caratterizzato da comportamenti complessi ed evoluzioni importanti ai quali la selezione naturale si è adattata per conseguire gli esiti migliori nel perpetuare la specie.
La qualità dell'alimentazione dei nidicoli nelle prime due settimane di vita è essenziale perché, con una serie di processi rapidi e complessi, concorre a determinare il grado di efficienza delle funzioni vitali. Stabilisce definitivamente la qualità della vita dei futuri adulti. Richiede pertanto conoscenze di alto livello e di sicura efficacia. I nidicoli, alla nascita, quasi inetti, incapaci di mantenere la temperatura corporea e totalmente dipendenti dai genitori, hanno un apparato digerente molto grande rispetto alle loro dimensioni che dagli zoologi è stato considerato come un convertitore di cibo in sostanza organica vivente. Mangiano una grande quantità di cibo quasi doppia rispetto a quella degli adulti. Il basso valore calorico degli insetti e la rapidità con cui vengono digeriti, generano una sensazione di fame che stimola i piccoli a chiedere ai genitori cibo in continuazione.
Negli allevamenti captivi i riproduttori dimostrano scarso dinamismo nel porgere l'imbeccata per una molteplicità di motivi e condizioni non facilmente comprensibili.
Le specie appartenenti alla famiglia dei Turdidi allevate per l'utilizzo ai fini di richiamo, allo stato di naturale libertà, alimentano la prole con insetti, loro larve, vermi, bruchi, molluschi, ecc.
L'allevatore, negli allevamenti domestici, per elevare il valore proteico della modesta varietà di insetti che può mettere a disposizione dei riproduttori, integra la razione giornaliera con alimenti ipocalorici e iperproteici comprendenti tutti gli aminoacidi essenziali necessari per la crescita ottimale dei nidiacei. Numerosi sono gli alimenti integrativi ma quelli maggiormente utilizzati sembrano essere il cuore di bue e la cosiddetta “frittatina” che hanno rispettivamente un tenore proteico del 16,5 e 14,5%. Sono due alimenti di grande valore biologico e rappresentano un mezzo molto efficace per incorporare l'albume d'uovo liofilizzato altamente proteico (80%) che consente di elevare agevolmente il valore delle proteine al 26/28% e, di conseguenza, favorire lo sviluppo rapido e armonico dei nidiacei. Ai nominati alimenti è opportuno aggiungere nella misura del 2% il lievito (Saccaromyces cerevisiae) che aiuta lo stomaco immaturo dei piccoli a scindere le proteine in aminoacidi, molecole organiche facilmente assimilabili.
In relazione a quanto esposto, è di tutta evidenza che i riproduttori debbano essere abituati a mangiare quotidianamente piccole quantità di cuore di bue e frittatina per fissare un'abitudine alimentare. Impresa non molto difficoltosa perché gli alimenti in questione, percepiti dai recettori tattili del cavo orale e del becco soprattutto per la loro umidità e tenerezza, vengono graditi e mangiati con avidità da uccelli che abitualmente assumono cibo alquanto asciutto e duro come il “pellet”. Diversi allevatori di buona attendibilità sostengono che spesso i riproduttori danno la preferenza al cuore e alla frittatina e che i resti di fine giornata sono costituiti da insetti.
Applicando con costanza e diligenza i concetti ed i principi sopra presi in esame è possibile conseguire risultati di prim'ordine, anche migliori di quelli che si verificano in natura, dove si deve fare i conti con le inclemenze meteorologiche e con frequenti carenze di cibo, e ottenere richiami fisiologicamente perfetti, in grado di esprimere, nella misura più elevata, le caratteristiche del patrimonio genetico.
Nicolino Jogna Prat