Re: Angolo del Grifone 2011 - 2012
Mistero Buffon (da: ilfattoquotidiano.it - di: Marco Travaglio). Quando Paolo
Rossi fu beccato nel primo calcioscommesse (quello del 1980) e si prese 2 anni
di squalifica per un paio di puntate da 20 milioni di lire, un cronista gli
domandò che cosa l’avesse spinto a rovinarsi per così poco, visto che guadagnava
5 miliardi all’anno. E lui: “Ho un figlio da mantenere”. Da allora ci si domanda
chi scrive i testi ai calciatori. Ma anche ai presidenti, che un tempo Giulio
Onesti chiamava “ricchi scemi” e non paiono cambiati granché.
Andrea Agnelli
ha fatto le scuole alte, è figlio del dottor Umberto, è nato e cresciuto
nell’unica real casa rimasta in Italia dopo la caduta della monarchia, una
famiglia nota per aver sempre professato il massimo rispetto nelle regole della
giustizia, anche quando le violava. Il rampollo vince il primo scudetto della
rinascita bianconera, dopo l’inferno della serie B e il purgatorio della lenta
ricostruzione. E, anziché gioire per un trofeo conquistato finalmente sul campo,
senza aiutini né moggismi, si affretta a dire che è il numero 30, non il 28,
rivendicando i due revocati perché truccati da Calciopoli. Così getta lo
scudetto meritato nel calderone di quelli immeritati. Un genio. Già che c’è
elogia come “grande manager” Moggi, radiato dalla Federcalcio e condannato in
tribunale per associazione per delinquere e minacce, e in appello per violenza
privata.
Non contento, appena emergono le accuse a Conte (ovviamente tutte da
dimostrare), indagato per associazione a delinquere per un episodio relativo
alla sua esperienza al Siena, si presenta al suo fianco e, anziché limitarsi a
precisare che la Juve non c’entra, nutre fiducia in Conte, ma attende il
verdetto dei giudici, si sporge in avanti anticipando la sentenza (“Conte è
estraneo a tutto”) e annunciando che qualunque cosa accada “Conte guiderà la
Juve nella prossima stagione”. Dichiarazione quantomeno azzardata, visto che
l’indagine di Cremona è serissima: tant’è che finora gli indagati han quasi
tutti patteggiato squalifiche con la giustizia sportiva. E Conte, se risultasse
anche lui colpevole, rischia una squalifica da 3 anni alla radiazione e dunque
non potrebbe allenare neanche una squadretta di Promozione. Agnelli non batte
ciglio nemmeno quando Conte si copre di ridicolo attaccando la Procura perché,
“prima di perquisirmi e indagarmi, avrebbe dovuto chiamarmi”. Ma certo, quando
un magistrato deve perquisire qualcuno, la prima cosa che fa è chiamarlo,
annunciargli l’arrivo degli agenti e prendere appuntamento se non è troppo
disturbo.
Anche Buffon fa un’uscita che pare un’entrata, giustificando i
pareggi in saldo di fine stagione (“due feriti sono meglio di un morto”) e
sparando a zero sui pm e i giornalisti per i “blitz annunciati” e le “fughe di
notizie” (verbali depositati e dunque non segreti). Due giorni dopo un rapporto
della Finanza rivela che Buffon ha scommesso 1 milione e mezzo in 10 mesi in una
tabaccheria di Parma, come già nel 2006 in piena Calciopoli. Se si provasse che
scommetteva su partite di calcio, avrebbe violato il codice sportivo e verrebbe
squalificato. Ma i suoi legali, anziché escludere subito questa evenienza e
spiegare su cos’altro scommetteva, vaneggiano di “privacy violata”.
E Agnelli, anziché far luce sulle scommesse del suo portiere nonché capitano della
Nazionale, strilla alla giustizia a orologeria: “Singolare che l’informativa
esca proprio ora”. E quando avrebbe dovuto uscire, di grazia? Qui lo scandalo
sono eventualmente le scommesse, non la notizia.