Dal Giornale di Vicenza:
IL CASO. Sono mille in Vallata. Faccin e Ghiotto: «Se fossero regolamentate, ci sarebbe una riduzione del 70 per cento»
I vertici del Club venatorio veneto: «Via libera solo per i colombacci ma si spara a tutto». Non ci sta l’Acv: «Normativa controversa»
Doppiette contro doppiette. Le torrette d’appostamento spuntano come funghi e fanno infuriare i vertici regionali del Club italiano per la caccia al colombaccio. Il presidente Dario Faccin e il suo vice, Alessandro Ghiotto, spiegano: «Le altane dovrebbero essere dedicate esclusivamente alla caccia al colombaccio. Se le usassimo solo noi, ci sarebbe una riduzione pari al 70%. Invece, alcuni cacciatori utilizzano questo metodo di appostamento per tutte le specie migratorie: ecco spiegata la proliferazione di più di mille strutture in Vallata».
POSIZIONI. La posizione del Club si riassume in 3 punti. Primo: «È ora che Regione e Provincia ci chiamino per intavolare una discussione da cui elaborare un regolamento esclusivo riguardo la caccia al colombaccio». Secondo: «Dalle altane deve essere permesso esclusivamente il prelievo del colombaccio, escludendo completamente le altre specie di migratori». Terzo: «Per l’installazione della torretta ci deve essere sempre il permesso del proprietario del fondo». Ma Pietro Fioraso, consigliere dell’Acv, la più numerosa associazione venatoria veneta, non ci sta e replica: «La normativa è controversa. Deve essere chiarita una volta per tutte. Per ora, i regolamenti comunali attivi parlano dei capanni. In programma c’é già un incontro con l’assessore all’ambiente del Comune di Valdagno Michele Vencato per prevenire il problema».
SITUAZIONE. Una questione che tiene banco in città e che ora arriva a mettere contro anche i cacciatori, dopo l’attacco alle doppiette da parte del referente del Coordinamento protezionistico veneto, Renzo Rizzi. Era stato lui, dalle pagine del nostro Giornale, a denunciare «strutture per la caccia che non rispettano norme edilizie e vincoli paesaggistici, oltre ai criteri di sicurezza. Sono alte 25 o 30 metri e appoggiate agli alberi. Sindaci e dirigenti devono intervenire se si riscontrano abusi». A queste accuse, Faccin e Ghiotto rispondono: «Per quanto riguarda la sicurezza, è in carico ad ogni cacciatore. Ma soprattutto, le Amministrazioni comunali non hanno l’autorità per intervenire in materia di caccia: ci pensano l’Amministrazione regionale e quella provinciale.
IL CASO. Sono mille in Vallata. Faccin e Ghiotto: «Se fossero regolamentate, ci sarebbe una riduzione del 70 per cento»
I vertici del Club venatorio veneto: «Via libera solo per i colombacci ma si spara a tutto». Non ci sta l’Acv: «Normativa controversa»
Doppiette contro doppiette. Le torrette d’appostamento spuntano come funghi e fanno infuriare i vertici regionali del Club italiano per la caccia al colombaccio. Il presidente Dario Faccin e il suo vice, Alessandro Ghiotto, spiegano: «Le altane dovrebbero essere dedicate esclusivamente alla caccia al colombaccio. Se le usassimo solo noi, ci sarebbe una riduzione pari al 70%. Invece, alcuni cacciatori utilizzano questo metodo di appostamento per tutte le specie migratorie: ecco spiegata la proliferazione di più di mille strutture in Vallata».
POSIZIONI. La posizione del Club si riassume in 3 punti. Primo: «È ora che Regione e Provincia ci chiamino per intavolare una discussione da cui elaborare un regolamento esclusivo riguardo la caccia al colombaccio». Secondo: «Dalle altane deve essere permesso esclusivamente il prelievo del colombaccio, escludendo completamente le altre specie di migratori». Terzo: «Per l’installazione della torretta ci deve essere sempre il permesso del proprietario del fondo». Ma Pietro Fioraso, consigliere dell’Acv, la più numerosa associazione venatoria veneta, non ci sta e replica: «La normativa è controversa. Deve essere chiarita una volta per tutte. Per ora, i regolamenti comunali attivi parlano dei capanni. In programma c’é già un incontro con l’assessore all’ambiente del Comune di Valdagno Michele Vencato per prevenire il problema».
SITUAZIONE. Una questione che tiene banco in città e che ora arriva a mettere contro anche i cacciatori, dopo l’attacco alle doppiette da parte del referente del Coordinamento protezionistico veneto, Renzo Rizzi. Era stato lui, dalle pagine del nostro Giornale, a denunciare «strutture per la caccia che non rispettano norme edilizie e vincoli paesaggistici, oltre ai criteri di sicurezza. Sono alte 25 o 30 metri e appoggiate agli alberi. Sindaci e dirigenti devono intervenire se si riscontrano abusi». A queste accuse, Faccin e Ghiotto rispondono: «Per quanto riguarda la sicurezza, è in carico ad ogni cacciatore. Ma soprattutto, le Amministrazioni comunali non hanno l’autorità per intervenire in materia di caccia: ci pensano l’Amministrazione regionale e quella provinciale.