piombo.webp
Cari amici cacciatori,

oggi voglio tornare su un argomento che non smette di far discutere e che, purtroppo, continua a minacciare la nostra passione e la nostra tradizione: l'uso del piombo nelle nostre cartucce da caccia. Il vento che soffia è quello di un divieto totale, esteso anche al di fuori delle zone umide, dove già capiamo la logica, seppur con riserva e senza ignorare le difficoltà pratiche. Ma estendere questo divieto a tutto il territorio nazionale? Qui la questione si fa spinosa, illogica e, a mio avviso, profondamente ingiusta e controproducente per tutti, selvaggina inclusa.

Si sta spingendo con forza verso l'abbandono del piombo, presentando alternative "ecologiche" come la panacea di tutti i mali. Ma proviamo a guardare le cose dal nostro punto di vista, quello di chi il fucile lo impugna, il cane lo addestra, e la natura la vive e la rispetta ogni giorno, non da chi la osserva da dietro una scrivania o, peggio, da chi ha una visione distorta del nostro mondo, spesso basata su presupposti ideologici piuttosto che su dati concreti e sull'esperienza diretta.

Ci propongono l'acciaio, il bismuto, il tungsteno, persino l'alluminio. Ma vi chiedo, chi di voi ha provato a cacciare seriamente con queste "innovazioni"? Io sì, e vi assicuro che la delusione è stata cocente, a tratti frustrante. L'acciaio, per esempio, ha una densità nettamente inferiore al piombo. Questo si traduce in una minore energia cinetica a parità di velocità iniziale e, di conseguenza, in una balistica peggiore, specialmente sulle lunghe distanze. I pallini perdono velocità più rapidamente, e la loro capacità di penetrazione diminuisce drasticamente. Che significa questo in pratica? Significa animali feriti, selvatici che non cadono puliti ma si allontanano per soffrire inutilmente, magari per ore o giorni. Non è etico per noi cacciatori. La nostra priorità, il nostro dovere morale, è sempre stata quella di abbattere l'animale nel modo più rapido, pulito e indolore possibile. Con il piombo, grazie alla sua densità, alla sua massa e alla sua malleabilità, riusciamo a ottenere rosate compatte, un'ottima gittata utile e un'efficacia terminale che le alternative, per quanto sbandierate, si sognano. La capacità di deformazione del piombo, poi, permette un trasferimento ottimale dell'energia all'animale, massimizzando lo shock e riducendo al minimo le possibilità di fuga del ferito.

E i costi? Non è un mistero che le cartucce "no-toxic" abbiano un prezzo esorbitante, spesso due o tre volte superiore a quelle tradizionali. In un periodo in cui tutto è già più caro – la benzina, le licenze, l'attrezzatura – questa imposizione diventa un ulteriore fardello insopportabile per la nostra passione. E per cosa? Per un presunto beneficio ambientale che, a mio parere, è ampiamente sopravvalutato e non supportato da evidenze scientifiche robuste che tengano conto del contesto reale della caccia.

Veniamo al nocciolo della questione: l'impatto ambientale del piombo. Si parla di inquinamento, di accumulo nella catena alimentare. Ma di quali quantità stiamo parlando? Le cartucce da caccia contengono una quantità infinitesimale di piombo, che viene dispersa su territori vastissimi e in modo estremamente frammentato. Non stiamo parlando di scarichi industriali concentrati, di batterie abbandonate in discariche abusive, o di vernici a base di piombo usate in quantità massicce. Stiamo parlando di pallini microscopici. Studi seri e indipendenti, non quelli di parte o influenzati da agende ideologiche, dimostrano che l'impatto reale di queste minime quantità di piombo sull'ambiente e sugli animali è irrisorio o, in ogni caso, enormemente inferiore rispetto a fonti di inquinamento ben più significative. I terreni agricoli, i boschi, le brughiere hanno una naturale capacità di diluizione, di immobilizzazione e di chelazione del piombo che viene spesso ignorata o sottovalutata. La maggior parte del piombo disperso si lega rapidamente alle particelle organiche e minerali del suolo, diventando in gran parte inerte e riducendo drasticamente la sua biodisponibilità per piante e animali. Il piombo in forma metallica, come quello dei pallini, è meno solubile e quindi meno bioaccessibile rispetto ad altre forme chimiche.

Pensiamo al numero di cacciatori in Italia, alle giornate di caccia annuali, alle quantità di piombo che effettivamente vengono disperse – si tratta di pochi grammi per ogni cacciatore, distribuiti su chilometri quadrati. Mettiamo a confronto questi numeri con l'inquinamento atmosferico dovuto al traffico urbano, agli scarichi industriali, ai pesticidi agricoli, ai microplastiche che inondano i nostri mari e fiumi. Siamo davvero sicuri che il piombo delle nostre cartucce sia la priorità ambientale su cui concentrarsi, e che un divieto totale cambi in modo significativo la salute del nostro ecosistema? O forse si sta usando il cacciatore come capro espiatorio, come spesso accade quando si cerca un facile colpevole per problematiche ambientali complesse?

Inoltre, va considerato l'aspetto della sicurezza. L'uso di munizioni non in piombo richiede spesso fucili con canne rinforzate e strozzature specifiche, non compatibili con tutte le armi in circolazione. Questo potrebbe costringere molti cacciatori a cambiare arma, con costi elevatissimi, o ad utilizzare munizioni non adatte, con possibili rischi per l'incolumità personale e per l'arma stessa. E poi c'è il rischio di rimbalzi: l'acciaio, essendo più duro del piombo, tende a rimbalzare con maggiore facilità su superfici dure come rocce o tronchi, aumentando il pericolo di ferire persone o animali non bersaglio. Il piombo, invece, si deforma e cede all'impatto, disperdendo l'energia e riducendo il rischio di rimbalzi pericolosi.

Non fraintendetemi, nessuno di noi vuole inquinare o danneggiare la natura che amiamo e frequentiamo. Siamo i primi custodi del territorio, i primi a lottare contro il bracconaggio e l'abbandono dei rifiuti. Ma dobbiamo essere realisti e pragmatici. Il piombo, per le sue insuperabili caratteristiche balistiche, per la sua comprovata efficacia e per la sicurezza che ci garantisce, è ancora il materiale migliore per una caccia etica e responsabile. Impedirne l'uso indiscriminato su tutto il territorio significa penalizzare ingiustamente una categoria, mettere a rischio la sicurezza e l'efficacia dell'azione di caccia, e costringerci a spendere cifre folli per prodotti che non sono all'altezza delle nostre esigenze e, cosa più grave, che aumentano la probabilità di ferire la selvaggina.

Chiediamo buon senso, dati reali e non allarmismi dettati dall'ideologia. Chiediamo che si tenga conto della nostra esperienza sul campo, della nostra profonda conoscenza dell'ambiente e del nostro impegno quotidiano per la sua salvaguardia. Il piombo non è un nemico, ma un alleato prezioso per garantire una caccia efficace, sicura e, soprattutto, etica nei confronti della selvaggina. Non lasciamo che il fanatismo ideologico e l'ignoranza pratica prendano il sopravvento sulla ragione e sull'esperienza pluridecennale di chi la caccia la pratica con serietà e rispetto.

Viva la caccia, con il piombo che ci permette di praticarla al meglio, con rispetto e consapevolezza.

Un cacciatore, in difesa della nostra tradizione e della vera sostenibilità.

Gattini Marco - Migratoria.it


Maggiori approfondimenti sul nostro forum: 👉 CLICCA QUI