In merito al recente rapporto pubblicato da ISPRA sui prelievi di avifauna cacciabile in Italia, Federcaccia esprime la propria posizione, sottolineando l'importanza di un'analisi basata su dati scientifici e non su interpretazioni emotive e ideologiche.
La Federazione Italiana della Caccia accoglie positivamente l'iniziativa di ISPRA di rendere pubblici i dati relativi agli abbattimenti di avifauna dichiarati sui tesserini venatori regionali per le stagioni 2017/18-2022/23. Questo adempimento, richiesto dalla Commissione Europea per la rendicontazione sull'applicazione della direttiva comunitaria, è considerato un passo importante e corretto. La raccolta e l'invio di questi dati dalle Regioni a MASE e ISPRA sono fondamentali per fornire un quadro nazionale completo.
Federcaccia concorda inoltre sulla necessità, evidenziata da ISPRA, di una maggiore precisione nella raccolta e nell'invio dei dati da parte delle Regioni e ritiene che l'analisi dei prelievi, ponderata in relazione allo sforzo di caccia, possa fornire informazioni preziose sulle tendenze di presenza delle diverse specie in Italia e consentire stime accurate dei capi abbattuti, dati cruciali per una gestione faunistico-venatoria efficace.
Tuttavia, Federcaccia esprime perplessità in merito ad alcuni passaggi del comunicato ISPRA, come la descrizione del canto del tordo o la presentazione di grafici sui prelievi totali non correlati allo sforzo di caccia e avverte che tali elementi possono facilmente condurre a interpretazioni errate, come purtroppo già osservato in commenti sui social media e in articoli di alcune testate giornalistiche.
In particolare, critica aspramente la modalità con cui alcuni organi di informazione, tra cui "La Stampa" e "La Repubblica", hanno riportato il comunicato ISPRA. FIDC denuncia l'accostamento ai dati oggettivi di commenti ideologici e sensazionalistici da parte di associazioni animaliste come ENPA e LAV, senza aver minimamente interpellato il mondo venatorio, diretto protagonista dei prelievi.
Il risultato, secondo Federcaccia, è una narrazione distorta e priva di fondamento scientifico, caratterizzata da paragoni inappropriati e toni allarmistici come "strage" e "massacro intollerabile", volti unicamente a suscitare reazioni emotive nel lettore.
Federcaccia sottolinea con forza come i numeri dei prelievi siano irrisori se confrontati con le dimensioni delle popolazioni selvatiche. ed evidenzia che il numero di uccelli abbattuti durante l'attività venatoria è un indicatore delle presenze: prelievi significativi riflettono popolazioni abbondanti. A titolo di esempio, viene citato il tordo bottaccio, specie più cacciata in Italia con milioni di capi prelevati, la cui popolazione complessiva è stimata tra i 75 e i 120 milioni di individui maturi, a cui si aggiungono altrettanti giovani nati annualmente e con una tendenza demografica in crescita. Anche l'allodola, con centinaia di migliaia di capi prelevati, vanta una popolazione stimata tra i 300 e i 600 milioni di individui maturi, con una consistente natalità annuale. Uno studio recente presentato al XXI Congresso nazionale di ornitologia del settembre 2023 ha inoltre dimostrato che l'incidenza media del prelievo venatorio sulle popolazioni di uccelli migratori è pari all'1,84%, un dato che smentisce categoricamente le affermazioni infondate del mondo animalista.
Si rinnova pertanto l'invito a tutte le testate giornalistiche a un approccio più equilibrato e rigoroso sul tema venatorio, sollecitando in particolare la consultazione delle associazioni di cacciatori al fine di fornire ai lettori un quadro informativo completo e corretto.
FIDC condivide pienamente l'urgenza di una rendicontazione più precisa dei prelievi e di un'analisi approfondita degli stessi e annuncia la propria disponibilità a una collaborazione istituzionale tra il proprio Ufficio Studi e Ricerche e gli Enti preposti alla gestione faunistico-venatoria.
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