
Le associazioni ambientaliste in Italia si sono mobilitate contro un disegno di legge sulla caccia, ritenuto "drammatico" e un "regresso per la tutela della fauna selvaggia". Diversi enti, tra cui WWF Italia e ENPA, esprimono preoccupazione per il contenuto del provvedimento e lanciano appelli a far sentire la propria voce contro di esso.
Sento il brusio, le grida allarmate delle associazioni ambientaliste, e mi chiedo: ma davvero abbiamo visioni così diverse? Parliamo di "regresso" e "drammatico", ma dalla mia prospettiva, quella di un cacciatore che ama la terra e i suoi animali, questo disegno di legge sulla caccia non è affatto un passo indietro. Anzi, lo vedo come un necessario passo avanti per una gestione più efficace e, sì, più sostenibile della nostra fauna selvatica.
Per troppo tempo, la caccia è stata dipinta come il nemico, l'attività barbarica di chi non ha rispetto per la natura. Ma la realtà è ben diversa. Noi cacciatori siamo i primi a vivere il bosco, a conoscerne gli equilibri, a notare quando qualcosa non va. Siamo i primi a vedere l'eccesso di alcune specie che, senza predatori naturali, rischiano di distruggere gli habitat, di causare danni all'agricoltura e, paradossalmente, di mettere a rischio la loro stessa salute per sovrappopolazione.
Questo disegno di legge, a cui sta lavorando il Ministro Lollobrigida, non nasce per dare "carta bianca" a chiunque. Al contrario, mira a modernizzare e rendere più efficienti le regole. Le associazioni parlano di "tutela della fauna selvaggia", ma una vera tutela passa anche attraverso una gestione attiva. Non possiamo permettere che i numeri di certe specie, come i cinghiali o i caprioli in alcune aree, diventino insostenibili. Questo porta a incidenti stradali, a campi devastati e, sul lungo periodo, a un impoverimento della biodiversità.
E poi, c'è la questione del ruolo del cacciatore nella conservazione. Siamo noi che spesso interveniamo per il censimento della fauna, che monitoriamo lo stato di salute degli animali, che partecipiamo a progetti di ripopolamento in aree dove certe specie sono scomparse. Siamo noi che, attraverso le quote di prelievo, contribuiamo al mantenimento di un equilibrio, prevenendo malattie e garantendo che la popolazione selvatica rimanga sana e vitale. Non siamo solo "quelli che sparano", siamo parte di un ecosistema complesso, e la nostra attività, se ben regolamentata, è uno strumento di gestione.
Capisco le preoccupazioni delle associazioni. È giusto che ci sia un dibattito, che si mettano sul tavolo tutte le obiezioni. Ma è fondamentale che si ascolti anche la nostra voce, quella di chi la caccia la vive sulla propria pelle, con passione e senso di responsabilità. Questo DDL, lungi dall'essere un attacco alla fauna, è un tentativo di dare strumenti più adeguati per la sua gestione, nell'interesse di tutti: degli agricoltori, dei cittadini e, sì, della fauna stessa. Non è un "regresso", ma una risposta pragmatica alle sfide che la natura ci pone, che noi cacciatori siamo pronti ad affrontare, come sempre, in prima linea.
Gattini Marco - Migratoria.it
