A me piaceva di piu' (ero giovane e di gambe buone) la caccia vagante, alla borrita, di quella con la civetta. Mi ricordo un pomeriggio sulle piane del Tevere, in localita' Settebagni, quando sgambando fra maggesi e seminati ne presi 15 in poco piu' di un'ora, prima del tramonto. Avevo 16 o 17 anni. Quando partono da terra non saranno come i beccaccini, ma ci manca poco. E la soddisfazione di prenderle cosi' e' molto maggiore. C'e' qualcosa di magico, un gusto di liberta', nel vagare col fucile in mano nei campi tirando a uccelli che frullano o ti passano a tiro. O forse era ed e' soltanto una mia impressione, legata a dovermi nascondere in un fossetto o un capanno insieme a Papa' quando ancora non avevo la licenza, sparando alle allodole e ai babbussi (pispole) che venivano alla civetta meccanica col tronchino Beretta cal. 24. Nascosto com'ero, sarebbe stato difficile o impossibile per un guardiacaccia accorgersi che ero io a tirare alle allodole invece di Papa'. Una volta presa la licenza non volevo piu' essere costretto all'immobilita' in un fosso o in un capanno. A quei tempi, quando le allodole non avevano lauree in balistica e psicologia umana, spesso partivano trillando a una quindicina di metri. Io usavo un Beretta S55B con strozzature *** e * e riservavo la seconda canna per tirare alla stessa lodola se la prima botta era una padella o per colpirla meglio se l'avevo scarseggiata. Anche se mi partiva un branchetto sparavo ad un solo uccello perche' cercare di fare la coppiola avrebbe spesso causato la perdita della prima allodola. Se non cadono a pancia all'aria sono difficili da trovare anche quando fissi bene il punto di caduta. Se ti distrai per sparare ad un'altra, la prima la perdi quasi di sicuro.