La nostra prima cacciata, prima fucilata (1 utente sta leggendo)

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Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Anche io vengo da una famiglia di cacciatori e "naturalmente" fin da piccolo questo mondo mi ha affascinato, mi ha fatto innamorare della natura e, fin da piccolino degli uccelli. Mio cugino, 12 anni più grande di me, era un bravissimo uccellatore. A quel tempo, anni 79-80, la cattura degli uccelli con il vischio era una pratica vietata, ma comunque praticata da molti e tutte le domeniche, anche se mia madre non voleva, accompagnavo mio cugino e chiaramente imparavo tutto ciò che serviva per diventare indipendente e iniziavo a comporre il mio parco di richiami. A 7 anni ero totalmente indipendente, avevo una batteria di richiami da quasi 30 pezzi e le catture non mancavano, il tempo rubato alla scuola e ai compiti era già molto e i miei genitori da una parte mi assecondavano e dall'altra non potevano non farmi capire, in vari modi, che in qualche modo la scuola doveva essere la mia primaria occupazione e non questa passione. Ma fatto sta che fino ai 16-17 anni io avevo in testa solo questo e, chiaramente, la compagnia dell'altro sesso. Oltre agli uccellini, a passo concluso, accompagnavo mio padre in laguna. La prima fucilata all'età di 6 anni il 13 gennaio 1980 (il giorno del mio compleanno) ad una folaga ferita, poi lo stesso giorno ad una folaga in aria in una delle mosse delle folaghe frequenti in quegli anni con l'abbattimento pulito della "camicia nera". E, negli anni, quante fucilate alle anatre sugli stampi nei primi minuti dell'alba con l'A300 del papà, quanti voli di magassi che venivano a calarsi sugli stampi, quanti "aspetta.... aspetta....aspetta" di mio padre, in quei momenti in cui gli uccelli si stavano avvicinando mentre li seguivo con la coda degli occhi e quel improvviso "dai" oppure "su su" quando era il momento giusto per tirare.... quanti ricordi...... fino a quando il 4 settembre 1992 ho ritirato la licenza di caccia, l'abbandono dei uccellini (non avevo più il tempo) e l'aumento esponenziale del richiamo da parte della laguna, la prima barca, i primi stampi tutti miei.......... e l'iscrizione all'Università. Tante notti passate "a prendere il posto" in barca, sotto il telo a studiare biochimica, anatomia, fisiologia, zootecnia ecc. con un orecchio sempre teso a sentire il canto delle alzavole, i versi dei germani in pastura e lo zampognare delle folaghe. Quante volte mi sono tornato a casa con l'ultimo treno, cambiato in macchina e fatto accompagnare direttamente in laguna da mia madre (il venerdì sera mi portava tutto il necessario, vestiti, cartucce, anatre vive e anche ..........i fucili in stazione) e via verso il mio mondo. Poi finalmente la laurea a tempo di record, i primi lavori, l'occupazione odierna. Fino ad oggi, con 2 figli piccoli (3 e 5 anni), una compagna che ha capito la mia passione (ho dovuto fare un'accurata selezione negli anni), mia madre e i miei suoceri che accudiscono i bambini quando la mia compagna è al lavoro e io non posso non andare a caccia, con un lavoro che mi costringe a limitare le uscite infrasettimanali.
Dalla prima fucilata ad oggi sono passati quasi 31 anni, la passione è cambiata, maturata ma non smette mai di crescere, il bisogno di andare mi preme dentro più che mai e più sono là, in laguna, e più ci vorrei stare....... in questi 31 anni è cambiato tutto, sono cresciuto, è cambiato l'ambiente, è cambiata la caccia, ma se non ci fosse non saprei proprio come sostituirla.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Avvenne una mattina soleggiata, fresca e nitida di Novembre, di ben 27 anni fa ormai, quando ero un folletto di 8 anni e mio zio Michele, al termine di una cacciata a beccaccini nella zona umida verso Manfredonia, mi chiese: “Nicola, vuoi sparare zio”? (devo a lui, più che a mio padre, sempre fin troppo cauto, il merito di avermi svezzato al tiro, a cominciare da bersagli fermi, che andavano dalle lattine alle fialette di vitamina C che mia mamma mi dispensava allora; solo con la sua supervisione e con i suoi consigli, mi era consentito sparare con la carabina ad aria compressa 4,5 mm, a canna basculante della Brema, che mi regalò a Natale dell’82, rendendomi così entusiasta, che da quella notte e per almeno 2/3 settimane, la notte dovevano sfilarmela dal lettino, dato che non me ne separavo neanche mentre dormivo) Io tutto felice cominciai subito a guardarmi intorno per cercare una bottiglia o una cartuccia vuota, come era accaduto le altre volte, ma lui mi fermò dicendomi: “No zio, stavolta spari a un uccellino, che dici ce la fai?” Fui spiazzato dalla sua inaspettata proposta, ma subito, entusiasta risposi di sì, cercando subito il cenno d’intesa di mio padre, poco accondiscendente nel lasciarmi maneggiare armi a quell’età, ma accordando fiducia al fratello, annuì lasciandoci fare. Eravamo sull’argine di uno di quei canali del consorzio di bonifica, dagli argini in terra molto alti e da quella posizione, si vedevano passare tanti balestrucci che a tarda mattinata, fendevano l’aria a caccia di insetti a poca distanza da noi. Zio si inginocchiò invitandomi a poggiare la schiena al suo torace, mi fece imbracciare il suo Franchi California a lungo rinculo sotto la mia ascella, poggiando il calciolo sulla sua spalla, dandomi le solite indicazioni su come allineare il bersaglio, anticipando leggermente la traiettoria al momento di premere il grilletto. Una volta piazzato, aspettai alcuni istanti che passasse quello alla giusta distanza e indirizzando il mirino, tutto rannicchiato per traguardare la bindella, trattenni il fiato e tirai il grilletto senza pensarci troppo su (ricordo ancora chiaramente, subito dopo lo sparo, di aver pensato quanto potesse esser forte il mio zietto per reggere quella spinta, sebbene non l’avessi incassata io, ne percepii tutta la prepotenza). Un attimo dopo quel botto, che mi sembrò tremendo, alzai lo sguardo oltre il mirino e vidi l’ignaro balestruccio, che aveva osato disegnare le sue evoluzioni nel mio raggio d’azione, interrompere il suo volo acrobatico, precipitando inesorabilmente al suolo; in quell’istante, mi sentii un gigante capace di tutto, mi credevo già un adulto nell’animo! La sensazione contraddittoria che provai in quella circostanza, a metà tra la gioia di essere riuscito in un’azione alla portata di un adulto, ed il dispiacere per aver messo fine al volo libero e poetico di un malcapitato uccelletto, volse repentinamente a favore della gioia, specie quando gli altri presenti, che non si aspettavano lo colpissi sul serio, si abbandonarono a lodi clamorose!
Credo che il mio destino di futuro cacciatore, sia stato imbroccato definitivamente a partire da quell’episodio; infatti, di lì in poi, lo svezzamento da cacciatore, sarebbe entrato nel vivo!
Da allora ho impressi nella mente tantissimi ricordi, episodi legati alla caccia che evocano nitidamente fasi e periodi ben precisi della mia vita, alcuni dei quali, per intensità di emozione o semplicemente per l’esser successi in età più avanzata e con maggiore consapevolezza, surclassano l’episodio raccontato, nella mia personale classifica delle giornate topiche di caccia; ma ne rimando il racconto in un altro momento o in un altro tema!
Consentimi caro Mimmo, di congratularmi per la magnifica idea, che ha subito messo in evidenza, una serie di racconti intensi, nostalgici, dall’aura fiabesca e tipica della visione dei fanciulli, quali noi tutti siamo stati; bambini irrimediabilmente affascinati da un mondo che scopri appartenerti, appena incroci con lo sguardo, già in tenera età, il tuo babbo che torna a casa con il fucile a spalla, magari con un drappello di tordi al cinto o una lepre tra le mani e tenuta penzoloni per zampe, una cartucciera poggiata sul tavolo della cucina, un richiamo a bocca in giro per casa, ecc. ……insomma qualunque oggetto evochi questo mondo, per noi meraviglioso ed irrinunciabile!
Complimenti a tutti noi. [20]
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Ringraziando rispondo a Nicola rivolgendomi a tutti coloro che qui hanno già messo le loro bellissime esperienze, a coloro i quali leggendo si entusiasmeranno e ci scriveranno le loro di prime esperienze, ma mi rivolgo principalmente alla Proprietà, agli Amministratori, ai Cacciatori Consiglieri, ai Moderatori per incentivare tutto ciò e farne poi un Libro con delle foto ed altro da elargire o vendere ma senza guadagno tanto da far capire chi veramente NOI SIAMO, di dove veniamo e dove vogliamo che la nostra Caccia vada.
Mimmo Tursi
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

chissà se cacciatori si nasce o si diventa me lo sono chiesto tante volte,perchè nel mio caso nessuno della mia famiglia la praticava,mentre in me fin da bambino ardeva quella voglia di caccia,poi un giorno mi dissero che mio nonno paterno era cacciatore e pescatore,ma per motivi famigliari abbastanza tristi non l'ho mai conosciuto,ma probabilmente qualche gene me lo ha trasmesso.sono praticamente cresciuto in campagna con i miei nonni materni che erano contadini e abitavamo in cima a una collina che allora era circondata da campi,piccoli vigneti e alberi da frutto,un vero paradiso per gli uccelli,vicino c'era un roccolo e li ho imparato a conoscere tutte le speci di uccelli e i periodi di migrazione dagli estatini alla cesene di inverno inoltrato,grazie ancora a quelle persone anche se ormai scomparse per la pazienza dimostra nei miei confronti e dei loro insegnamenti.le mie prime catture le ho fatte col vischio cardellini e lucherini erano la mia passione,come si appiccicavano li staccavo li pulivo ben bene li tenevo fino al giorno di mercato e li portavo a uno che vendeva uccelli allora non c'erano tutte le menate di oggi me li pagava 50 lire l'uno e con i soldi ricavati compravo nuovo vischio e un po di granaglie per i miei uccelli da richiamo.finalmente anno 1973 la mia prima licenza ormai sono lontani i tempi felici dei celletti col vischio un nuovo mondo mi appariva potevo finalmente mettere un fucile in spalla.
 

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  • rox67 @ rox67:
    Salve a tutti,è un bel pò che non scrivo su mygra,potrei sapere da voi che spesa ci vorrebbe per rifare le chiusure ad un beretta 682?
    Cita
  • rox67 @ rox67:
    Perché ne ho trovato uno ad un prezzo buono con due calci,però la chiave di apertura è spostata tutta a sinistra.
    Cita
  • Marco @ Marco:
    (AI prompt) potrei sapere che spesa ci vorrebbe per rifare le chiusure ad un fucile
    beretta 682?
    Cita
  • Diana (A.I) @ Diana (A.I):
    @Marco, Il costo per rifare le chiusure (o *rialesare le canne*) di un fucile Beretta 682 può variare in base a diversi fattori, tra cui:

    1. **Condizione attuale delle canne** – Se sono molto usurate o danneggiate, il lavoro potrebbe essere più complesso.
    2. **Laboratorio scelto** – Un armiere specializzato o la stessa Beretta avranno tariffe diverse.
    3. **Eventuali pezzi da sostituire** – Se oltre alla rialesatura servono nuovi otturatori o altre componenti.

    ### **Preventivo indicativo:**
    - **Rialesatura delle canne (chiusure):**
    - Tra **€ 200 e € 400** a seconda della complessità.
    - **Sostituzione degli otturatori (se necessari):**
    - Altri **€ 100-€ 300** in base al modello e alla disponibilità dei ricambi.
    - **Costo totale stimato:**
    - Da **€ 300 a € 700** circa.

    ### **Consigli:**
    ✔ **Contatta un armiere specializzato** (o la Beretta stessa) per una valutazione precisa.
    ✔ Se il fucile è molto vecchio o molto consumato, valuta se conviene investire nella riparazione o cercare un'alternativa.

    Se hai bisogno di indirizzi di armieri affidabili, fammi sapere la zona e posso aiutarti a trovare un professionista! 🔧🔫
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      Diana (A.I) @ Diana (A.I): @Marco, Il costo per rifare le chiusure (o *rialesare le canne*) di un fucile Beretta 682 può...
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