Siamo da tempo in stretto contatto con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie per cercare un punto di incontro sul problema richiami vivi. Ieri 24 agosto si è tenuto un incontro presso la sede dell’Izsve di Padova (ente referente italiano ed europeo) in merito alle problematiche dell’aviaria che colpiscono i cacciatori di acquatici. Presenti per l’Izsve la dott.ssa Capelli, direttore sanitario e il dott. Terregino referente nazionale ed europeo per l’aviaria, mentre per ACMA il presidente Gabriele Fasoli, il segretario nazionale Marco Fasoli ed il delegato della Regione Lombardia Alberto Bocchi. L’incontro molto cordiale e aperto si è prolungato per alcune ore ed ha toccato vari aspetti della problematica aviaria. Nel corso dello stesso è sopraggiunta anche l’on. Maria Cristina Caretta.
In uno studio di prossima pubblicazione a seguito di ricerche svolte in Italia negli ultimi anni su capi abbattuti e su selvatici di cattura (che tra l’altro risultavano asintomatici) sono stati riscontrati un centinaio di campioni positivi sia di origine intestinale, ma anche faringeo/tracheale e persino rilevati sul piumaggio. Per cui la situazione generale è a loro avviso piuttosto preoccupante ed in questa realtà permane ancora una forte prudenza e prevenzione sanitaria. Pur tuttavia l’IZSVe ha dato la sua disponibilità, anche a seguito della recente circolare del MinSal, a vagliare e condividere validi piani di sorveglianza e monitoraggio regionale che consentano il riutilizzo dei richiami vivi, finché la situazione epidemiologica europea rimarrà stabile. In poche parole in presenza di controlli e analisi coordinate (con gli enti veterinari regionali) e ripetute durante la stagione venatoria si può tranquillamente usufruire dei richiami vivi.
Qual ora durante l’autunno/inverno si verificassero nuovi casi di aviaria, anche solo in altri paesi europei, l’istituto si riserva di vietare nuovamente l’uso dei richiami nelle zone A e B a scopo preventivo. Per noi risulta difficile accettare tutto ciò, ma il danno economico che subisce il settore avicolo è enorme e loro non possono non considerarlo. Nonostante questo riconoscono i richiami ed i cacciatori di acquatici quali sentinelle sul territorio e indispensabile fonte di dati per verificare presenza del virus. Se con i dati raccolti si dimostrasse che i nostri ausiliari volatili non risultano contagiati o molto poco, sarebbero disposti a discutere un atteggiamento meno penalizzante verso la nostra categoria. A questo punto le decisioni e l’iniziativa passano agli assessorati sanitari/veterinari delle regioni ovvero ai politici e qui …. ci auguriamo che tutti noi si riesca a far valere le nostre ragioni e aspettative!